"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 23 novembre 2016

Primapagina. 12 “L’anno del populismo”.



Da “L’anno del populismo” di Nadia Urbinati, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 29 di dicembre dell’anno 2015: (…). Populismo è un termine impreciso e controverso, usato spesso come accusa e più raramente come orgogliosa autodescrizione. Nato negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento, dove il People’s Party ha significato un processo di democratizzazione della società americana, il populismo ha preso sembianze quasi fasciste nell’Argentina di Perón, l’esperienza che ha marcato il carattere caudillistico delle democrazie maggioritariste nei Paesi post-coloniali, una formula replicata in altre società latino-americane, dove la polarizzazione tra i “molti” (poveri) e i “pochi” (oligarchi eredi dei conqistadores) è radicale; dove, quasi come nell’antitichità, il governo popolare è governo dei molti e poveri. Si potrebbe dire che, con l’esclusione degli Stati Uniti che non hanno mai avuto rovesciamenti di regime, il populismo, quando è emerso in contesti di transizione democratica, ha fatto deragliare i Paesi verso forme di potere cesaristico. Populismo è in questo caso sinonimo di critica del sistema costituzionale e della regola di maggioranza, che presume l’opposizione e il pluralismo e non è identificabile con un regime della maggioranza. In Europa, dove la democrazia si è radicata nella nazione, le svolte populistiche hanno causato problemi — regimi illiberali, autoritari e infine fascisti. (…). …se il populismo al potere è capace di tener fede ai principi della democrazia costituzionale, non è niente altro che una nuova formazione politica che usa la radicalizzazione ideologica per consolidarsi presso l’elettorato. E che genera, al massimo, una più intensa maggioranza. A questo punto però, non è chiaro che cosa il populismo abbia di specifico. Quindi, o i movimenti populisti sono nuovi partiti che entrano nella competizione elettorale e praticano le regole della democrazia rappresentativa, oppure sono forze pronte a sovvertire il sistema, e quindi un rischio per la democrazia (…). Alla fine di questo anno d’oro dell’era populista, dunque, ci troviamo di fronte a una questione: il populismo è un’uscita dai fondamenti liberali della democrazia costituzionale o è il nome di un partito nuovo che deve imporsi nell’agone politico e ha l’ambizione di creare una nuova maggioranza per proporre politiche sociali di sinistra. I movimenti populisti sono certamente il sintomo di un malessere sociale ed economico, ma non è chiaro quale politica originale abbiano da proporre. Se non la vecchia politica autoritaria come in Ungheria. Certo, ci possono essere populismi “buoni” come Podemos o Syriza. Ma questi, o si fanno promotori di politiche di sinistra e propongono un’alternativa di governo, non di sistema, oppure restano un “grido di dolore” che lascia il popolo sofferente come lo avevano trovato. Se di alternativa si tratta, dunque, questa è fra destra e sinistra, non fra populismo e non populismo.

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