"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 2 settembre 2016

Capitalismoedemocrazia. 56 “La sapete quella del lampione? Una barzelletta spiega la crisi”.



Scriveva Jean-Paul Fitoussi in “La sapete quella del lampione? Una barzelletta spiega la crisi”, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 2 di settembre dell’anno 2013: Viviamo in tempi irragionevoli, nei quali la più grande miseria vive accanto alla più grande ricchezza e ciascun Paese è un modello in scala del mondo, diviso in diversi livelli di povertà. Una parte della popolazione dei Paesi sviluppati, ancora piccola ma crescente, è in pericolo. Trova difficile accedere alla sanità e dipende dalla carità altrui per nutrirsi, vestirsi o dormire. Il numero di lavoratori poveri continua ad aumentare: vivono in auto, oppure occupano alloggi malsani. Significa che i nostri sistemi non sono più in grado di garantire la sopravvivenza di tutta la popolazione? (…). È dunque tutto irragionevole quel che accade al mondo oggi: il livello di disuguaglianza e quello di disoccupazione, la massa delle carriere interrotte, il numero incredibile di persone che non riescono nemmeno ad avviarne una o di quanti si arenano a qualche anno dalla pensione, l' enormità delle fortune accumulate, l'oscenità di alcune remunerazioni, l'insicurezza generalizzata che regna nei Paesi ricchi. Siamo diventati più egoisti, o ci siamo abituati a questa evoluzione del nostro ambiente avendo perso la speranza di poterlo cambiare? (…). Da tempo, seguendo il pensiero dominante,i poteri pubblici hanno puntato i riflettori sulla stabilità dei prezzi quale obiettivo della politica economica - che dovrebbe anche consentire la massima crescita del Pil - e sulla teoria dei mercati concorrenziali per legittimare la propria azione. Si sa quel che è accaduto. La stabilità dei prezzi si è rivelata compatibile con la massima instabilità economica e finanziaria. La crescita del Pil si è accompagnata a una profonda miseria sociale e la deregolamentazione dei mercati è stata il preludio al loro peggior funzionamento dai tempi della crisi degli anni Trenta. Non erano stati accesi i lampioni giusti e si è cercato di agire a partire da una rappresentazione teorica del mondo che non aveva molto a che fare con il mondo reale, fissando obiettivi relativamente mal misurati (il Pil, per esempio) e non veramente importanti per le società. Come la luce delle stelle morte ci arriva ancora molto tempo dopo la loro fine, quella di teorie invalidate a più riprese dai fatti continua a espandersi. Una società composta di folli razionali sarebbe una società spietata, di diffidenza generalizzata e di continua paura. (…). È giunto il momento di valutare le conseguenze delle politiche che i nostri governi portano avanti riguardo a questi due obiettivi maggiori: il benessere e la sostenibilità. (…). Mi sembra che le politiche di austerità condotte attualmente in Europa influiscano negativamente sia sul benessere sia sulla sostenibilità. L' irragionevolezza e la cecità hanno progressivamente costruito il mondo poco ospitale nel quale viviamo oggi. Tranne qualche eccezione, continuiamo ciò nonostante ad agire come se ci trovassimo nel mondo di prima, come se le crisi che abbiamo attraversato una dopo l'altra non fossero che parentesi destinate a richiudersi al piú presto. Onestamente, possiamo ancora credere a questa chimera?
Ho pensato a Jean-Paul Fitoussi quando ho ricevo la e-mail datata 31 di agosto a firma del prof. Pelaggi Antonio Pasquale – detto amichevolmente “Ninì” negli anni “verdi” delle nostre vite. Raggiunto ora il traguardo ambito dei primi anni “tanta”, sebbene le nostre vie non si incontrino più come un tempo andato, mi riesce sempre cosa gradita ricevere i Suoi scritti che sono impregnati di grande senso civico e di quell’impegno politico e sociale che ne hanno caratterizzato l’esperienza di vita.La Sua ultima e-mail che di seguito propongo ha per titolo “La catastrofe Italiana ed i veri scopi dell’elite capitalistica”. Sebbene con l’amico carissimo abbiamo percorso negli anni lontani traiettorie politiche ed ideali diverse raggiunti ora i nostri primi anni “tanta” scopriamo una inimmaginabile un tempo vicinanza di idee che mi confermano in quella considerazione sempre avuta per “Ninì”, ovvero di un uomo libero che la pensa con la Sua testa e che all’occorrenza non disdegna superare limiti e staccati che le antiche ripartizioni ideologiche non consentivano nella loro ottusa rigidità. Tutto ciò torna a Suo merito, alla costanza del Suo impegno che non disdegna l’umile pratica della ricerca delle notizie e delle fonti più accreditate. È per questo motivo che le Sue comunicazioni sono motivo di confronto e di conforto ma soprattutto di aggiornamento ed approfondimento sugli argomenti che ci accomunano. Ha scritto in questa Sua ultima e-mail pervenutami: In tutta l’Europa meridionale e, in special modo in Italia, la moneta unica (l’euro) è stata, a nostro avviso, una delle concause che ha provocato la attuale crisi, fatto fallire le imprese ed impoverito le famiglie! Essa si è rivelata troppo forte, facendo crollare commesse, esportazioni e consumi interni. Inoltre una pressione fiscale troppo alta, il blocco di stipendi e salari, la negazione di finanziamenti alle imprese ed alle famiglie, da parte  delle Banche, hanno contribuito a portare al collasso le industrie private e gli stessi italiani. Le imprese che hanno potuto farlo, hanno dislocato la sede  in altri Paesi approfittando delle fiscalità meno gravose e delle politiche economiche più vantaggiose. Questo è stato il primo grande errore, se di errore si è trattato: introdurre una moneta unica in zone  a fiscalità e politiche diverse!! E non basta! I miliardi di euro che la BCE ha dato alle banche nazionali a bassi tassi di interesse per contrastare la crisi, non sono stati introdotti nell’economia reale del Paese, ovvero, non sono stati utilizzati per finanziare le imprese e le famiglie, ma sono stati utilizzati in maggioranza dalle banche nelle losche speculazioni finanziarie che ormai conosciamo abbastanza bene (derivati ecc.) che hanno prodotto buchi e disastri, risanati perlopiù dallo Stato con il denaro pubblico. In questo disastroso panorama che ha creato fallimenti, disoccupazione    e dissanguato le famiglie, si è inserita, colmo dei colmi,  la politica della austerità, fatta di tagli lineari, tasse e privatizzazioni, voluta  dalla Troika ed anche dalla Merkel, riconfermata cancelliera in Germania, che non ha prodotto la auspicata riduzione del debito pubblico italiano, ma il suo aumento esponenziale. I due anni di sacrifici e di politica “lacrime e sangue” imposte prima dal governo Monti e poi dal governo Letta, hanno portato   il debito pubblico dal 121,8%  del Pil del 2011, al 131,4%  del 2013 e la disoccupazione da 2 milioni e 108 mila unità a 3 milioni e 46 mila. Un milione di disoccupati in più, dunque, percentuali massime di disoccupazione giovanile e di fallimenti o chiusura di aziende, in soli due anni!!! I fatti hanno dunque dimostrato che la moneta unica (euro) e le politiche di austerity volute  dalla Troica (BCE,FMI e Commissione Europea), pro- pagandate dalla Merkel come toccasana della crisi,  portate avanti dai nostri governi (Monti e Letta) sono stati del tutto deleteri per l’Italia. Nonostante ciò tali deleterie politiche continuano a essere imposte dalle Istituzioni Europee e ad essere praticate da parte dei vari Governi. Solo la Francia, ultimamente sembra volersi ribellare a queste logiche assurde e da capestro, dichiarando che non rispetterà il vincolo del 3% (rapporto deficit/Pil voluto dal famigerato trattato di Maastricht), ma sfiorerà   il 4,5% per rilanciare la crescita e l’economia! Ma perché sta avvenendo ciò? Perché l’Unione Europea sta fattivamente e lucidamente rovinando i Paesi meridionali come l’Italia, e perché i Governi si prestano allo scopo? Può trattarsi di un grosso abbaglio? NO! Al contrario. Secondo noi è una lucida strategia pianificata delle lobby della grande finanza e dell’industria. Ovvero dell’elite capitalistica internazionale e dell’imperialismo “atlantico” anglo-americano,che mirano a riorganizzare il sistema capitalistico in tutta l’Europa e a ridefinire gli equilibri continentali,con almeno tre importanti obiettivi: il primo è ridurre il costo del lavoro con lo smantellamento del sistema dei diritti dei lavoratori, per creare una riserva illimitata di precari e di disoccupati a cui attingere alla occorrenza a bassi costi di esercizio; il secondo obiettivo è garantire alla Germania il dominio economico incontrastato in Europa, liberandola dalle possibili e scomode concorrenze industriali e commerciali; il terzo è distruggere i Paesi meridionali, per consentire alle banche ed alle multinazionali straniere di prenderseli pezzo per pezzo,vedesi l’ultimo acquisto del porto del Pireo da parte dei cinesi. Ricordiamo, a tal proposito che, prima dell’entrata in vigore dell’euro l’Italia era la quinta potenza mondiale ed oggi è invece solo un paese in declino vicino al default, che costringe la sua gente e i suoi giovani laureati ad un nuovo ciclo di emigrazione alla ricerca di lavoro!! E, sempre per realizzare le strategie delle lobby straniere, di cui è evidentemente al soldo, la classe dirigente italiana degli ultimi venti anni  (da Amato a Prodi, da D’Alema a Monti ed a Letta) ha con continuità e lucidità contribuito a questa catastrofe, ficcandoci prima nella trappola dell’euro e dei trattati europei e poi applicando, con diligenza, il rigore voluto dalla Troika. Tutto ciò fino al governo Letta, ultimo,  grigio esecutore della nostra condanna, evidentemente con l’avvallo incondizionato del “grande vecchio”  del Quirinale e da tutto il PD, che va negli USA per dare conto del suo operato ai Padroni:cioè al “Councilon Foreign Relations”, che non è certamente un Ente Pubblico,  ma è la maggiore organizzazione privata americana,  di banche e multinazionali. E Renzi? Doveva tentare di cambiare i trattati battendo i pugni sui tavoli europei! Questo blaterava prima di salire al Governo! Oggi su quei tavoli europei batte solo casualmente forchetta e coltello durante i numerosi convivi a cui partecipa!  Per il resto tergiversa, tra apparenti e non sostanziali eliminazioni di Province e Senato, modifiche dell’ articolo 18 per smantellare i diritti acquisti dai lavoratori in tanti anni di lotte, modifiche della Costituzione per renderla più malleabile e preparare l’avvento di un  “Goverrno Forte  e Totalitario” e, quanto d’altro,  in realtà non urgente e di secon-daria importanza per il popolo, badando soprattutto a garantire sempre alla Merkel ed alla Troika,il pieno rispetto dei trattati,che doveva far cambiare, e la sua sudditanza ai poteri economici. Questo è quanto emerge fin qui, dalle sue azioni politiche e dalla sua proposte di finanziaria che, secondo il suo dire, dovrebbe abbassare le tasse alle imprese e alle famiglie, per rilanciare la crescita ed i consumi. Ma come?  Prendendo i soldi dalle Regioni e dai Comuni, senza sforare il 3% come farà la Francia!Quest’ultimi, come si dice “con l’acqua alla gola”, non potranno che eliminare i servizi, o alzare le aliquote locali per far fronte alle minori e già esigue entrate. Il che ricadrà di conseguenza sui cittadini che avranno minori servizi sociali, maggiori ticket su farmaci e prestazioni sanitarie, ovvero più oneri fiscali locali da pagare! Comunque, Lui, potrà continuare a vantarsi giornalmente  sui media di aver  “abbassato le tasse”!! Ed intanto, nonostante ciò, il Ministro del Tesoro accumula liquidità! Ad oggi, la liquidità che fa capo al Tesoro è di 105,8 miliardi di euro,  raggranellati con  la vendita di più obbligazione statali  (bot, cct, btp,ecc.)  di quanto fosse necessario con le ultime aste. A che serve tale eccesso di liquidità nelle casse statali? Ognuno faccia le sue ipotesi e se non ci crede, faccia le sue ricerche  sui bilanci statali, con internet,  cliccando sul motore di ricerca la frase “105,8 miliardi di euro accumulati dal Tesoro”! Nessun media darà mai questa notizia e nessun giornalista la scriverà!! Come intaccare, dunque, questo sistema di omertà e collusione che sta conducendo alla rovina il nostro Paese? Soltanto individui “liberi”della società civile, se ancora ne esistono, uniti in movimenti o gruppi non politici, potranno in realtà salvarci dalla rovina,  valutando con onestà tutte le cose fin qui fatte, dette ed osservate, agendo di conseguenza con rapidità e coraggio!! Offro da parte mia alla amicizia fraterna, alla cortesia ed all’attenzione del professor Pelaggi – come personale contributo alla collettiva riflessione - lo scritto riportato a firma dello studioso Jean-Paul Fitoussi, scritto che amplia i confini di una crisi che oggigiorno non può non considerarsi “globale”.

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