"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 14 agosto 2016

Quellichelasinistra. 10 “I Wu Ming e la sinistra”.



Per regola questo “pezzo” dovrebbe far parte e comparire nella rubrichetta “scriptamanent” poiché esso è datato al 14 di agosto dell’anno 2013. Oggi è per l’appunto un 14 di agosto dell’anno 2016. Protagonisti sono i “Wu Ming”, scrittori-collettivo in una intervista al giornalista di Repubblica Michele Smargiassi. Titolo del “pezzo”: "Basta col politicamente corretto: riconoscere che il conflitto esiste”. Mi pareva che relegarlo in quella rubrichetta - “scriptamanent” - fosse poca cosa, come sacrificarlo inutilmente non potendone evidenziare il suo potente contenuto. Una scelta editoriale quindi ma che posto quel “pezzo” in “quellichelasinistra” mi pare abbia il colto appieno il segno giusto. Ché sotto la confusione di questo cielo non si ravvisano più i contorni ed i contenuti un tempo appartenuti a “quellichelasinistra”. La sinistra dell’oggi è una sinistra ridanciana, scombiccherata, senza memoria e senza progetti; una sedicente sinistra dal proclama facile ma dai fatti nulli, disastrosi. Titolano oggi i “tromboni” del quotidiano la Repubblica: “Il Pil fermo costa 6,5 miliardi”. Titola oggi in prima pagina “il Fatto Quotidiano”: “Abbiamo buttato 30 miliardi per arrivare alla crescita zero”. Sottotitolo: “La renzinomics sta portando di nuovo il Paese in recessione: misure fatte per raccogliere consenso e compiacere gli industriali. (…). Per El Pais la minaccia alla stabilità Ue è l’Italia”. Fatti e misfatti di “quellichelasinistra” d’oggi. Al 14 di agosto dell’anno 2013 muoveva i suoi passi pesanti il “rottamatore” venuto da Rignano sull’Arno. Ha rottamato sì, ma la sinistra e con essa il Paese. Ed è venuto a saldare o rinsaldare legami stretti con quell’apparato complesso che con la sinistra ha storicamente ben poco da condividere. Che non sia giunta per davvero la “fine della Storia”? Ché se fosse così avrebbe avuto ragione quel tale signore che qualche decennio addietro del secolo ventesimo preconizzò tale evento. Ma la Storia non muore, non finirà mai, poiché essa è fatta dagli uomini, con i loro pensieri, ideali, i loro appetiti economici, che meccanicamente stanno a rinnovare quel “conflitto” che la sedicente sinistra d’oggi ha riposto in un angolino angusto della sua storia. Storia minima, dalla quale se ne uscirà di certo per scrivere altre pagine ancora di quella Storia grande che è propria degli umani. Una sinistra d’oggi che, non volendo “riconoscere che il conflitto esiste” e non muore e non morrà mai poiché prodotto dalla Storia grande, riduce le aspettative politiche delle masse ai proclami e quell’enfasi propria dei peggiori e nefasti “conductor” di antica memoria. Leggiamo i “Wu Ming”: (…). "Siamo di sinistra, una sinistra sociale diffusa, dei movimenti, tendenzialmente extra-istituzionale".
Vuol dire che si può ancora indossare, questa parola, sinistra? WM1: "Dipende da chi lo fa. Chi sei tu che te la provi addosso? Uomo o donna? Dove vivi? Dipendente o autonomo, stabile o precario? Sinistra non è una parola, è una visione del mondo, non è fatta per un soggetto immaginario, cambia secondo la posizione da cui la dici. Come parola disincarnata è solo un'imperfetta metafora spaziale, bidimensionale, dunque inadeguata perché il mondo è pluridimensionale, e poi ha un sottotesto "parlamentare" che pesa perfino quando la usi in modo extraparlamentare...".
Eppure è sopravvissuta al crollo dei muri... Forse era meno compromessa di altre... WM1: "Ma no, l'hanno negata in tutti i modi, le hanno affiancato parole-gendarme come "centro-sinistra", parole-commissario come "democratici di sinistra", parole-stampella come "sinistra ecologia e libertà"...". WM4: "Non si parte dal chi sei, si parte dal cosa fai. Quei partiti hanno fatto il contrario, hanno messo prima l'insegna di tutto il resto, ma alla fine è rimasta un'etichetta".
Ma "sinistra" continuate a usarla anche voi. WM1: "Sì, ma io la uso in subordine, di sfondo, per semplificare durante il discorso, per far capire dove mi colloco, in quale luogo della storia".
Ma voi come ci siete arrivati, nel vostro "luogo della storia"? WM1: "Siamo figli di metalmeccanici. Estrazione proletaria, come si diceva una volta. Cresci in un ambiente che ti fa capire subito da che parte stai. Tuo padre fa gli scioperi, le occupazioni, cresci in quella famiglia e stai dalla parte dei lavoratori come te".
Un determinismo politico-genetico... WM4: "È un imprinting, però poi il cervello è plastico, contestualizzi, elabori. Ma sai da dove vieni. Per altri la strada sarà stata diversa, questi siamo noi, non è una legge di natura".
E se nasci borghese? WM4: "Nella vita possono capitarti tante cose che ti fanno inciampare nel conflitto e ti costringono a schierarti. Non è l'idealità che ti porta da una parte, è l'esperienza di vita".
Non si diventa di sinistra leggendo libri, volete dire? WM4: "Perché no? In un'intervista, Andrea Camilleri ci ha raccontato di essere diventato comunista leggendo Vittorini. Il conflitto ha molte facce, arriva in molti modi diversi. A te però la scelta, o lo accetti o lo ignori".
(…). Qualcosa di comune con tutti quelli che si dicono di sinistra lo avrete pure, o no? WM1: "Se la parola sinistra rispecchia qualcosa di comune è la consapevolezza che la società è divisa. Ma ognuno nel conflitto sociale ha la sua posizione, e i conflitti sono diversi, devi scegliere ogni volta da che parte stare, magari scopri che tu stesso non sei sempre dalla stessa parte".
Puoi essere di destra o di sinistra più volte al giorno? WM1: "Sì, puoi essere operaio sfruttato in fabbrica e poi padrone oppressore a casa con tua moglie".
Eppure l'avete difesa, quella parola, da chi sostiene che "non c'è più né destra né sinistra". WM4: "Perché quella è un'opinione di destra! La destra sostiene che la società è una sola, omogenea, armonica, come una marmellata, peccato per quei grumi fastidiosi, gli allogeni, i disturbatori dell'ordine, il migrante e il dissenziente oggi, il comunista "sovietico" ieri, che vanno espulsi dalla comunità". WM1: "Se c'è qualcosa che tiene insieme le tante sinistre, parola imprecisa, è questo atteggiamento, ripartire dalla convinzione che la società è divisa, che il conflitto è endemico, inevitabile. Poi ci sono vari modi per affrontarlo, chiamali marxista, socialdemocratico, anarchico... Puoi cercare di mediare il conflitto, puoi combatterlo, ma se sei di sinistra di certo non puoi negarlo".
Per molti, essere di sinistra è qualcosa di meno bellicoso: è rispettare l'ambiente, pagare le tasse, gestire bene un servizio comunale... WM4: "... fare la raccolta differenziata... No, la sinistra senza la consapevolezza del conflitto diventa il manuale delle giovani marmotte. Lo snobismo di chi si sente migliore degli altri perché open minded, politicamente corretto. Una pulizia della coscienza con detergenti economici". WM1: "Non basta il virtuosismo individuale, non devi cambiare la pattumiera in casa, devi cambiare un mondo ridotto a pattumiera, non ti salvi il culo da solo, te lo salvi solo insieme agli altri". WM4: "Ma conflitto non vuole dire per forza fare a botte con la polizia. Vuol dire come minimo non far finta che non esista. Il processo amianto di Casale è conflitto anche se avviene per via giudiziaria, istituzionale; la causa Thyssen lo stesso, si è visto chiarissimamente chi sta da una parte e chi dall'altra".
Di conflitto ce n'è, in Italia, mi pare. Solo che l'asse sembra essersi ribaltato da orizzontale a verticale, da destra contro sinistra a casta contro non-casta... WM1: "Una formula fortunata perché semplicistica. Sposta il problema dal sistema al singolo, attribuisce tutte le colpe alla disonestà, alla cattiveria degli individui, sostiene che la partita è truccata perché qualcuno bara, mentre la partita è truccata perché il mazzo di carte è segnato fin dall'inizio. La corruzione è del sistema, non del singolo". (…).
Ma allora, sinistra è una prassi o una storia? WM1: "Una prassi che ha una storia. Sei quello che fai, ma il tuo fare ha un passato, non l'hai inventato tutto tu. C'è un filone che percorre la storia, dalla parte degli oppressi e dei senza-potere, è fatto di scelte anche radicali, e io sto dentro quella storia, altrimenti la parola sinistra la usiamo nel vuoto. È giusto chiedersi di cosa siamo eredi e di cosa siamo parenti". (…).

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