"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 5 agosto 2016

Cronachebarbare. 40 “#blablablastaisereno”.



Sono sicuro che non sia sfuggita alla Vostra attenta e sagace intelligenza la prima pagina del quotidiano la Repubblica del 31 di luglio. Campeggia al centro di essa – la pagina intendo dire e non tanto la Repubblica - un titolo che sa di proclama molto solenne. Ed un rimando – sempre in quella prima pagina - alle pagine interne - 2 e 3 - per una intervista che passi pure alla storia a firma di un tale Stefano Cappellini che ha per titolo “Mps, non pagano i cittadini”. Bum! Come perdersi una simile leccornia? E sono sicuro che avrete stropicciato più volte ambedue gli occhi alla lettura di quella intervista. È che si era di domenica – giorno un tempo dedito al Signore - ed i turiferari di quel quotidiano si attivavano al meglio del loro mestiere per incensare quell’uomo venuto da Rignano sull’Arno. Ché leggendo ti pareva di sentire il loro bofonchiare e salmodiare e di respirare l’acre odore di quell’incenso copiosamente disperso per l’aere. A futura memoria non poteva non rilevarsi e riportare nei personali diari quanto quell’uomo andava bofonchiando che, per esempio, “Per (…) Monte dei Paschi di Siena, ci siamo mossi per dare una risposta tempestiva: la proposta di Atlante (fondo costituito allo scopo con il coinvolgimento a rischio di perdite della Cassa depositi e prestiti n.d.r.) ripulisce finalmente e per sempre la questione crediti deteriorati. Insomma grazie all'intervento di Atlante c'è una soluzione di sistema, definitiva. E l'aumento di capitale, finalmente, sarà fatto su una banca totalmente ripulita dai problemi del passato”. Bum, bum e poi bum! Che “Dal 2015 abbiamo cambiato verso e invertito la rotta. Il segno del pil è tornato positivo, il Jobs Act ha portato 599mila posti di lavoro in più e la massa dei crediti deteriorati finalmente cala. Ecco perché insisto su investimenti, crescita e flessibiità contro la cultura dell'austerity". O Signore dal tetto natio! Ecco l’armageddon per i turlupinatori della cosa pubblica poiché, sentite, sentite, “io non voglio che per le responsabilità dei politici del passato, e dei banchieri del passato, paghino i cittadini di oggi. Non è un fatto di consenso, è un fatto di giustizia. Paghi chi ha sbagliato, non la gente comune”. Aiuto, ed ora quei poverini che hanno sbagliato dove emigreranno? Non è che da qui a breve avremo anche una migrazione di “lor signori”? A sentire quel Robin Hood c’è proprio da crederci! Ah, ah, ah! Faranno tutti assieme una fragorosa, concordata risata! Udite gente, udite, che “A me interessa proteggere il correntista e il risparmiatore. Devono sapere che in Italia c'è un governo che si occupa di loro, non delle poltrone dei consigli di amministrazione delle banche come accaduto troppo spesso in passato. Poi se le banche finalmente si ripuliscono dai deteriorati, beh, quella diventa oggettivamente la misura di crescita economica più forte perché significa recuperare credito da dare ai piccoli imprenditori, agli artigiani, alle famiglie". Quale piglio da condottiero! E da subito e senza tentennamento alcuno “via la politica dalle banche. Via i meccanismi allucinanti delle popolari dove qualcuno faceva campagna elettorale per il rinnovo dei cda attraverso la concessione di credito. E per farlo la riforma delle popolari del gennaio 2015 segna una svolta storica in Italia. Mi piacerebbe che ci fosse più onestà intellettuale nel riconoscerlo. Nel merito delle singole banche, le storie sono diverse. Su Banca Etruria noi siamo stati di una severità esemplare arrivando al commissariamento e alle doppie sanzioni. Ma chi conosce Arezzo sa che le cause di quella vicenda hanno le radici in un passato lontano e sono ben diverse da come sono state raccontate. Su Vicenza mi sono espresso personalmente auspicando chiarezza, anche arrivando all'azione di responsabilità: e i veneti sanno perfettamente chi sono quelli - imprenditori e politici - che hanno fatto i furbi. Su Mps, non prendiamoci in giro: le responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese, sono enormi”.
Ma quell’uomo nel più recente passato su quale altro pianeta ha vissuto per risultare oggigiorno innocente ed ignaro delle malefatte di quella politica della quale ha fatto parte e continua a far parte da tempo immemore? Poiché secondo la sua visione delle cose della politica "Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio. Per questo ho già detto che il mio contributo sarà molto chiaro: parlare solo e soltanto di contenuti, tenendomi alla larga rigorosamente da tutti i temi del dopo. Questo referendum riguarda il futuro del Paese più che il mio. Se vince il sì, riduciamo il numero dei politici e le competenze delle regioni, se vince il no rimane tutto come adesso. Se vince il sì ci saranno governi più stabili e l'abolizione degli enti inutili come il Cnel, se vince il no rimane tutto come adesso. Sarà una bellissima campagna elettorale sui contenuti, non sulle paure".Poiché quel poverino declama ai quattro venti che "Io non ho messo il naso in nessuna nomina Rai e non intendo farlo adesso. Abbiamo scelto come Governo un manager qualificato come Campo dall'Orto, adesso tocca a lui e alla sua squadra. Il paradosso è che noi non mettiamo bocca nelle scelte e siamo giudicati responsabili per tutto ciò che accade. Buffo, no?".È questo lo spicilegio redatto da quei salmodianti del quotidiano la Repubblica del 31 di luglio. Bene. Mercoledì 3 di agosto. Sono presso a poco passate soltanto 72 ore da quel delirio. Il quotidiano la Repubblica, sul lato sinistro, titolo: “Le banche affondano la Borsa. Mps a picco”. Ohibò! Cosa accade e viene tenuto nascosto all’uomo venuto da Rignano sull’Arno? Ohibò! “Siena perde il 16%, Unicredit -7,7% Il governo studia alternative”. Aiuto, studiano! Ma allora, cosa hanno fatto sinora? Ed i proclami del 31 di luglio? Dettati dalla calura? Su “il Fatto Quotidiano” del 3 di agosto, prima pagina in alto a sinistra: “Crollo Mps (-16%) e 800 milioni di buco in Cdp per Etruria&C”. E sotto al titolo: “La Borsa affonda ancora, giù anche il Monte Paschi, nonostante il nuovo piano. Le good bank create nel 2015 valgono meno del previsto, un problema per la Cassa depositi e prestiti”. Ed allora, povero uomo? Come la mettiamo? Ed i turiferari di Repubblica? “Renzi, il Signor Quindicipalle” lo denomina e titola il suo pezzo Marco Travaglio su “il Fatto Quotidiano” del 1° di agosto. E non certo in riferimento alle esuberanze virili dell’uomo venuto da Rignano sull’Arno, ma in considerazione del suo indulgere nella pratica delle fanfaronate, delle fanfaluche, delle bischerate ovvero del dire “palle” ad ogni pie’ sospinto. Ha scritto Marco Travaglio: (…). 1. Montepaschi. “Ci siamo mossi per dare una risposta tempestiva: la proposta di Atlante ripulisce finalmente e per sempre la questione crediti deteriorati”. (…). La complessa operazione finanziaria che coinvolge il fondo Atlante per liberare Mps da 9,2 miliardi di crediti in sofferenza è soprattutto la risposta a un errore del governo. A novembre, tentando di risolvere la crisi di PopEtruria e altre tre banche, un decreto ha illuso il mercato di poter recuperare 18 euro ogni 100 prestati ai debitori in sofferenza. Questo ha aperto all’improvviso un buco nei bilanci di molte banche che usavano valutazioni molto più ottimistiche. Ora Mps dovrebbe cedere le sue sofferenze a 33 euro anziché a 18, cioè a quasi il doppio. Atlante e Mps devono riuscire a far cambiare opinione al mercato, rimasto fermo al prezzo indicato dal governo. E non è detto che ci riescano. Non si è mai vista un’operazione di mercato a prezzi fuori mercato. 2. Jobs Act. “Dal 2015 abbiamo cambiato verso e invertito la rotta. Il segno del Pil è tornato positivo, il Jobs Act ha portato 599mila posti di lavoro in più e la massa dei crediti deteriorati finalmente cala”. Le sofferenze nette delle banche continuano a crescere, dagli 84 miliardi di aprile agli 85 di fine maggio (ultimo dato Abi). Come ha osservato la Reuters, nel 2015, con il Jobs Act e l’economia in crescita, sono stati creati 110.000 nuovi posti di lavoro. Nel 2014, senza il Jobs Act e con l’economia nel terzo anno di recessione, ne erano stati creati 168.000. 3. Banche/1. “Con Padoan abbiamo agito all’unisono, incoraggiando una soluzione di mercato. La Bce e il Cda del Monte dei Paschi hanno fatto poi la scelta che hanno ritenuto più solida. A me interessa proteggere il correntista e il risparmiatore”. Per mesi Renzi e il governo hanno fatto scrivere ai giornali amici di essere vicinissimi a una “soluzione di sistema” concordata con la Commissione europea, tramite la ricapitalizzazione delle banche con soldi pubblici e senza chiedere sacrifici ai risparmiatori. Poi di quel negoziato si sono perse le tracce, visto che l’Italia non stava ottenendo nulla. Allora Renzi ha iniziato a presentarsi come sostenitore di una soluzione di mercato, con cessioni di crediti in sofferenza a prezzi stracciati e Mps consegnata di fatto alla banca americana JP Morgan. Visto che l’esito finale è stato diverso, ora prende le distanze. Se le Borse reagiscono male o se tra un anno Mps sarà di nuovo a rischio, nessuno dovrà dare la colpa a lui (che per mesi ha lasciato degenerare la crisi inseguendo soluzioni inapplicabili). 4. Banche/2. “Noi come governo abbiamo messo le mani in una situazione difficilissima con un obiettivo chiaro: via la politica dalle banche”. È stata la politica a scaricare buona parte del peso delle crisi di alcuni istituti sul resto del sistema bancario, forzando quelli sani a farsi carico – anche tramite i contributi al fondo Atlante – dei disastri di PopVicenza, Etruria e Veneto Banca. 5. Etruria. “Su Banca Etruria noi siamo stati di una severità esemplare arrivando al commissariamento e alle doppie sanzioni. Ma chi conosce Arezzo sa che le cause di quella vicenda hanno le radici in un passato lontano e sono ben diverse da come sono state raccontate”. Pier Luigi Boschi, padre della ministra Maria Elena, era membro del Cda e fu promosso vicepresidente subito dopo che la figlia entrò nel governo e che Etruria fu commissariata da Bankitalia (non dal governo, come fa credere Renzi). E fu Bankitalia, non il governo, a sanzionarlo. Dove sarebbe la severità del governo? Della commissione di inchiesta promessa da Renzi per indagare sulla responsabilità di banchieri e vigilanti nel disastro di Etruria e altre tre banche, si sono perse le tracce. (…). 7. Referenzum. “Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio…. Parlerò solo e soltanto di contenuti, tenendomi alla larga rigorosamente da tutti i temi del dopo”. Ma è vero l’opposto: è stato Renzi a dichiarare ripetutamente che, in caso di vittoria del No, si sarebbe dimesso da premier e addirittura ritirato dalla vota politica (“vado a casa”), facendo cadere il governo e mandando l’Italia alle elezioni anticipate (cosa, quest’ultima, che non è nei suoi poteri, ma in quelli del capo dello Stato). Nessun esponente dei Comitati del No e nessun leader dell’opposizione, prima di questo suo refrain, aveva mai chiesto le sue dimissioni in caso di sconfitta al referendum. (…). Lo scriveva Marco Travaglio il 1° di agosto. Il 3 di agosto funesto era di là ancora da venire. Ohibò!

Nessun commento:

Posta un commento