"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 13 luglio 2016

Paginatre. 44 “Sono diventato comunista con un calcio nei coglioni”.



Da “Sono diventato comunista con un calcio nei coglioni” di Silvia Truzzi, intervista ad Andrea Camilleri su “il Fatto Quotidiano” del 15 di giugno dell’anno 2014: (…). - In gioventù percepisci il tempo come un’entità astratta, nella maturità acquisti la nozione di un tempo in qualche modo collegato concretamente al tuo esistere, nella vecchiaia... Nella vecchiaia raggiungi la consapevolezza che il tempo è un flusso continuo che scorre al di fuori di te. Pare deprimente? Allora mettiamola così: il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un’automobilina, fai un bel po’ di giri, poi con le buone o con le cattive ti fanno scendere”. (…).
In queste conversazioni (…) ci siamo chiesti come sta l’Italia. - La febbre è alta. Siamo in un momento di decadenza: la crisi della politica rappresenta la crisi della società. La politica è uno specchio: riflette ciò che siamo noi. Gli intellettuali possono essere anticorpi alla crisi finché hanno credito. Fino a quando c’è stata una società in ascolto della cultura, le parole di un Pasolini o di un Moravia arrivavano. Ma oggi chi li potrebbe ascoltare? A chi si rivolgono gli intellettuali? A poche migliaia di persone che non sono quantitativamente significative. Rimango stordito dalle cifre sull’analfabetismo di ritorno: venti milioni di italiani non capiscono quello che leggono. Ma che stiamo a parlare di intellettuali? Bisogna ricominciare col maestro Manzi, che insegnava a leggere e scrivere in televisione. Questa nostra epoca non dà alcun valore al sapere. Abbiamo ministri che arrivano e ti dicono ‘con la cultura non si mangia’, anche se è una sciocchezza. Però lo dicono, intanto -. (…).
Non sono più tempi di buone letture? - Le racconto una storia. Nel 1942 vinsi i ludi juveniles e andai a Firenze, dove si teneva il convegno internazionale della gioventù fascista a cui partecipavano ragazzi di tutte le nazioni conquistate dai tedeschi. Il tema di quell’anno era ‘L’Europa di domani’. Parlò Baldur von Schirach, il capo della Hitler-jugend, delineando nel discorso la sua Europa futura. Noi avevamo la traduzione simultanea, via via che ascoltavo mi sentivo raggelare. Era come se disegnasse una caserma, con un solo libro, il Mein Kampf, e una lotta spietata a tutta quella che era la cultura diversa. Già allora io avevo le mie piccole patrie letterarie, Gogol in Russia, Gide in Francia... mi sentivo morire. Pensai: se si realizza quest’Europa mi sparo. Tornato a casa continuai a riflettere, e cominciai a non essere più fascista. Non potevo parlarne con nessuno, allora era pericoloso fidarsi. Dopo sei mesi avevo capito cos’era il fascismo, mi aiutarono tantissimo le buone letture -.
(…). …lei scrive: “Credere che la giovane età di un uomo politico sia già di per sé portatrice d’idee innovative a me pare, sinceramente, un’avventatezza”. - Sbandierare la carta d’identità è una sciocchezza. È chiaro, un politico giovane che abbia idee attuabili è un dono di Dio. Ma l’enfasi è ridicola, come per la festa della donna. Mi volete spiegare perché si stabilisce un giorno per festeggiare le donne? È una cosa così cretina, continua a fare un ‘a parte’ delle donne. Allora mi vanno bene politici vecchi o politici giovani, purché abbiano buone proposte -.
Matteo Renzi in quale categoria rientra? - Non so perché non riesco ad amarlo, non riesco ad averlo simpatico. (…). …dico che la simpatia e l’antipatia non sono categorie politiche, perciò capisco che mi sto dando la zappa sui piedi. Mi sembra però che la fretta di fare queste riforme sia una pessima consigliera. Le riforme, soprattutto quelle costituzionali, vanno condivise e meditate. Il fatto che le abbia condivise con Berlusconi non mi basta, anzi. E aggiungo: temo il momento in cui metterà mano alla giustizia. Finchésidanno80euro e ci sono difficoltà a trovare le coperture è un conto. Ma quando si vuol metter mano alla giustizia, i guasti sono potenzialmente incalcolabili: poi sarà difficile riparare -. (…).
La parola “riforme” è diventata un mantra. Anzi una bandierina da sventolare, buona per ogni situazione. - C’è stato un governo, si chiamava Monti, che ha fatto la riforma del lavoro. E ora che capita? Che si cerca disperatamente di fare la riforma della riforma. È successo anche con la riforma del Titolo V della Costituzione -.
Quando mettono mano alla Carta – l’ultimo esempio è il pareggio di bilancio – fanno danni. – (…). Io non so se la nostra Costituzione sia la più bella del mondo o la più brutta. So semplicemente che, soprattutto la prima parte, è il risultato di un delicato e felice equilibrio raggiunto tra varie forze politiche. Gente che il proprio mestiere lo sapeva fare. È molto interessante leggere i lavori preparatori e capire da quali posizioni muoveva Togliatti, da quali De Gasperi e così via. Scoprire come e perché si è arrivati alle formule definitive. È stato il tentativo riuscito di raggiungere un equilibrio, tramite il dialogo. Io penso alla Costituzione come a una bellissima, vecchia casa. Se tu vuoi cambiare le finestre magari è capace che si danneggiano i cornicioni o il tetto. Manovrare con estrema delicatezza. Aggiungo: con la maggiore partecipazione possibile, per un’assunzione di responsabilità collettiva -.

Lei ha parlato dei lavori preparatori e delle diverse posizioni. Posizioni – quelle dei socialisti, dei liberali, dei comunisti o dei democristiani – che esprimevano una certa idea di società. - Allora li favoriva il fatto che anche la Dc come il Pci e in parte anche il Psi ce l’avevano un’idea di società. Il problema ora è che non esiste un’idea di società. Io non riesco a capire il Pd verso dove si muove, perché. (…). -.
(…). Morale è diventata una brutta parola: se uno ti vuole offendere ti dà del moralista. - Ma perché poi? La morale è una regola di vita, non un’astrazione. Se morale è diventata una parola offensiva, una parola cattiva, allora abbiamo toccato il fondo. Poi i politici si lamentano della distanza dei cittadini e dell’astensionismo! -.
A proposito di morale, (…) Berlinguer è stato evocato un po’ da tutti. O forse dovremmo dire che in troppi hanno cercato di appropriarsi di lui? - Berlinguer teorizzava una differenza tra i comunisti e gli altri partiti. Oggi è una distinzione che non ha più senso, intanto perché i comunisti non esistono. E anche perché in buona parte sono tutti uguali. Certamente nessuno è comunista nel Pd, nessuno lo può citare tra loro. (…). Poi ho l’impressione che Berlinguer sia un rimpianto, che sia diventato il simbolo dell’aspirazione a una dura e rocciosa idea del mondo. Berlinguer non aveva un carattere facile: disse che ‘Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire’. Dunque la ricetta per cominciare a uscire dalla crisi era stata già scritta trent’anni prima. Solo che al governo mancava tutto: il consenso, la credibilità, la capacità di colpire i privilegi. (…).
L’economia domina la politica da molti anni ormai. - Questo è stato l’errore fatale. (…). Avere ridotto la Grecia, che aveva le sue responsabilità, a questa condizione di miseria è il segno evidente che noi stiamo uccidendo le radici della nostra cultura. È stato un matricidio e un parricidio. A livello simbolico è peggio di un atto terroristico, in nome dell’economia. Tra l’altro a questi signori che si occupano solo di numeri e non d’idee, vorrei dire che il signor Pitagora abitava da quelle parti -.
L’esito elettorale ha rafforzato la leadership di Renzi. Però erano le elezioni europee e non ci sono nuove maggioranze. Eppure tutti si comportano con il segretario del Pd come se avesse una maggioranza assoluta in Parlamento e un governo monocolore. Quasi fosse l’incoronazione dopo un plebiscito. Adorazione del potere? - Flaiano diceva, non a caso, che l’italiano è sempre pronto a saltare sul carro del vincitore. Fortunatamente qualche volta qualcuno salta anche sul carro dei perdenti. Spero che Renzi abbia equilibrio e l’intelligenza di capire il Paese. L’Italia è un continuo infiammarsi di entusiasmi irrazionali che durano non dico l’espace d’un matin, ma poco di più. La cosa che non auguravo a Berlusconi è la disillusione degli italiani. E quello che adesso non auguro a Matteo Renzi. Lui ha la sensazione di un seguito grosso, ma è virtuale. Io ho vissuto troppo. Ricordo benissimo la famosa adunata di Mussolini a Milano – c’era già la Repubblica di Salò – con la folla in delirio. E quattro giorni dopo pendeva dal distributore di benzina di piazzale Loreto. Tra l’altro ho scoperto una diecina di anni fa che il Duce si affacciava dal balcone di piazza Venezia per arringare le folle. Davanti aveva il Palazzo delle assicurazioni e a destra una piazzetta piccolissima. Si chiama piazzetta Loreto. L’ha avuta davanti per vent’anni, per vent’anni aveva lì sotto la sua morte -.
Berlusconi ha dominato per un ventennio, però. - Sono stati decisivi altri fattori, credo. …da quando è sceso in campo, Berlusconi ha corrotto non solo minorenni, ma anche maggiorenni, adulti e anziani. In definitiva ha corrotto l’Italia -. (…).
È strano che l’impoverimento del ceto medio, la disoccupazione dilagante non abbiano prodotto una maggiore tensione sociale. - Renzi deve ringraziare che le persone soffrono, che hanno paura. Senza questa paura la tensione sociale sarebbe sfociata in qualche cosa di serio da tempo. Il rischio c’è sempre, anche se mi pare di vedere gli italiani in uno stato catatonico. (…). La gente è impaurita e rassegnata. Ma quando non si ha più nulla, alla rassegnazione subentra qualche altra cosa. Spero che Renzi – che corre tanto – arrivi prima che la rassegnazione si trasformi in rabbia -.
Le disuguaglianze sociali sono sempre maggiori. Ma la correzione di questo divario non è da tempo una priorità della sinistra. - Non è più un valore e te ne accorgi. Ai miei tempi si sarebbe pensato a chi non ha il lavoro e dunque non ha nulla, non a chi ha il lavoro con poco reddito. Questa è una spia dell’idea di società di cui parlavamo prima. Gli 80 euro vengono dati a gente che guadagna già. Agli incapienti, come si usa dire, si provvederà in un secondo momento. Invece era la prima cosa da fare. Renzi è più un uomo di equilibrato centro che un uomo di sinistra. Rimproveravamo D’Alema, ‘Di’ qualcosa di sinistra’... Ma certo l’attuale segretario del Pd cose di sinistra non dice. E nemmeno è incitato a dirle: c’è l’alleanza di governo, l’intesa con Berlusconi. Rischio di sembrare un uomo sorpassato, mi rendo conto. Ma una persona condannata in via definitiva per frode fiscale io non la ricevo al partito, al massimo se proprio devo lo incontro al bar. E già incontrarlo è tanto. Tra l’altro mi pare che i giudici abbiano accordato a Berlusconi molta libertà di movimento: di che si lamenta? Gli faccia un monumentino alla magistratura: a chiunque altro avrebbero dato i domiciliari -.
La legge non è uguale per tutti? - Macché. Questo principio che sta scritto nelle aule di giustizia evidentemente è falso -.
L’anno scorso, proprio in questi giorni, lei disse al nostro giornale: “Dal momento della rielezione di Napolitano tutto il fatto costituzionale è andato a vacca”. Lo pensa ancora? – (…). La tentazione dell’indispensabilità i politici non dovrebbero averla mai. In realtà non dovrebbe averla nessuno, meno che mai chi ha funzioni pubbliche: altrimenti si è uomini della provvidenza.

Nessun commento:

Posta un commento