"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 30 giugno 2016

Oltrelenews. 93 “Te la dono io la Brexit!”.



Da "Se la Gran Bretagna esce meglio evitare la vendetta e fare accordi di libero scambio" di Eugenio Occorsio, intervista  all’economista Joseph Stiglitz – premio Nobel nell’anno 2001 – sul quotidiano la Repubblica del 15 di giugno 2016: "Non userei la parola catastrofe, ma la Brexit sarebbe sicuramente un fattore di enorme incertezza sui mercati, che si aggiunge ai tanti già esistenti, da Trump ai tassi Usa. La responsabilità sta tutta nell'Europa: se non vuole che questa incertezza sfoci in catastrofe dovrà uscire dal suo letargo evitando di vendicarsi e negoziando una serie di accordi "intermedi" con Londra che non la isolino ulteriormente". (…).
Quante chance dà al "leave"? "Io so solo che il danno già è stato fatto. E l'Europa ne porta la responsabilità. Non è riuscita a migliorare le condizioni di vita dei cittadini, a ridurre le disuguaglianze. Ha lasciato che al suo interno prendessero corpo forze anti-establishment sempre più violente. L'euro poi è quello sì un disastro, mal congegnato, portatore di altre diseguaglianze stavolta fra Paesi, il tutto aggravato dalla folle politica di austerity che ha acuito le tensioni e prolungato la crisi. Come possiamo stupirci che la Gran Bretagna pensi di chiamarsi fuori?".
A questo punto, se Brexit sarà, quale dovrebbe essere la risposta? "Dicevo: evitare la vendetta. Ci sarà rancore verso gli inglesi per lo sconquasso che avranno provocato se vincono i "leave", perché avranno distrutto un sogno europeista di sessant'anni. Ma bisogna essere realisti. Le banche americane usano il Regno Unito come porta dell'Ue. I "passport rights" consentono di collocare i servizi finanziari nell'intera unione dalla base di Londra. Con la Brexit questo "link" sarebbe perduto, e le finanziarie dovrebbero creare un nuovo quartier generale. Il 40% delle prime 250 multinazionali ha a Londra la sede europea, contro l'8% di Parigi. Il 30 per cento delle vendite americane nella Ue è diretto in Gran Bretagna. Tutto questo non può essere cancellato con un colpo di spugna: vanno negoziate condizioni speciali sul modello norvegese o svizzero mantenendo l'area di "free trade". Intanto va riavviata l'integrazione europea, completata l'unione bancaria, data più dignità a un bilancio comunitario che è pari all'1 per cento del Pil del quale il 40 per cento va ai sussidi agricoli".
Evitare le vendette significa non sottrarre a Londra il ruolo di capitale finanziaria? "Uscendo dalla tutela Bce, della quale il Regno Unito fa parte pur fuori dall'euro, sarebbe automatica l'uscita dal sistema di pagamenti Target 2: le banche inglesi avrebbero difficoltà a finanziarsi e i tassi salirebbero a danno dell'economia. La sterlina sarebbe svalutata rischiando lo status di valuta di riserva che condivide con euro, dollaro e yen. Tutto questo va evitato per non trovarci in condizioni disperate nella seconda parte dell'anno quando altre sfide ci attendono".
Si riferisce alle elezioni americane? "A proposito di forze anti-sistema, Trump sarebbe l'uomo del caos globale. E' anti-tutto: trattati commerciali, immigrazione, politica del lavoro, senza nessuna alternativa. Ma alla fine sento che per Hillary sarà un trionfo".
Lei della Clinton è consigliere economico: qual è la prima cosa da fare? "Uscire dalla visione "corta" che condiziona le imprese impedendo di investire a lungo termine, formare le persone, sviluppare l'innovazione. Finora non si è fatto e perciò la ripresa Usa è così debole che la Fed non riesce ad alzare i tassi".

Da "È ora di dire basta alla politica immorale, i cittadini britannici sono stati imbrogliati" di Antonello Guerrera, intervista al filosofo Alain De Botton sul quotidiano la Repubblica del 27 di giugno 2016: "Un secondo referendum? Impossibile. E poi il Regno Unito non lascerà l'Ue. Il piano di Boris Johnson è un altro". (…).
E lei, De Botton, ha pianto davvero per la Brexit? "(…). Abbiamo fatto un errore colossale. Questo è il lato triste dell'Inghilterra. Ma non ce l'ho con chi ha votato l'uscita dall'Europa".
E con chi ce l'ha? "Con certi politici. Quello che hanno fatto Johnson, Farage e il ministro Gove è immorale. Sono dei bugiardi. Hanno bombardato di frottole i cittadini, soprattutto i più poveri. Li hanno imbrogliati con le loro promesse farlocche e insostenibili. E sono così disonesti che se le stanno già rimangiando. Ma purtroppo la democrazia dà diritto di parola anche a loro".
Non è che la democrazia ha bisogno di limiti per preservare se stessa? "Impossibile. Non si può negare il diritto di espressione neanche a un cialtrone come Farage. Gli unici che possono fermare i demagoghi sono cittadini e media intelligenti. Rispondere colpo su colpo con i fatti, pazientemente".
C'è chi dice che siamo entrati in una democrazia post-fattuale, in cui la solidità dei fatti, soprattutto online, si sgretola. Lei cosa ne pensa? "È vero. Ma è un fenomeno di radici antiche. C'è sempre stato nella storia chi ha sfruttato gli istinti e le passioni per sopraffare la ragione. Spero solo che questo referendum infonda una nuova serietà negli inglesi di fronte a certe scelte. Eppure sono sempre stati dei cittadini sensibili e misurati".
E stavolta, invece, cosa è successo? "Sono stati trascinati in un'utopia distorta. E ne sono rimasti stregati. Questo è un fatto inedito per noi. Lo stesso sta succedendo con Trump in America. La società contemporanea è entrata in una nuova forma di oblio, di decadenza".
Cosa intende per decadenza? "Una società che dimentica sempre più spesso quanto fragili siano in realtà ricchezza, pace e saggezza. E che poi reagisce dando calci a tutto quello che si trova davanti. Così prendono voti Trump e simili. Ma non si risolvono i problemi".
Problemi comunque innegabili. Johnson e Farage hanno conquistato i cuori delle persone soffocate da un disagio sociale ed economico. E questo problema è politico, non crede? "Certo. È innegabile che in tanti soffrano la globalizzazione, l'immigrazione incontrollata, la povertà. Ma credo che il benessere economico collettivo sia un delicato equilibrio tra imprenditoria, mercato e cittadini, non le fandonie dei demagoghi che otterranno solo un risultato: recessione, uscita dal libero mercato, identici flussi migratori e isolazionismo. Con la Brexit non c'è niente da guadagnare. Ma alla fine il Regno Unito non lascerà l'Ue, nonostante il referendum".
Cioè? "Johnson diventerà primo ministro e andrà a Bruxelles. Ma non attiverà mai la clausola 50 per uscire dall'Europa. Sa che il mercato unico è fondamentale. E quindi proverà a trattare per rimanere nell'Ue, nonostante il disastro di cui è corresponsabile. Così placherebbe anche la furia indipendentista della Scozia".
Lei ha dedicato molti libri alle relazioni amorose. Come descriverebbe la liaison tra Europa e Regno Unito? "Molto complicata. Tanti britannici sono euroscettici, soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale contro 'la demoniaca Europa'. Ma a volte in una relazione si possono trascurare i sentimenti e restare insieme per convenienza".
La Brexit sarà il colpo mortale per l'Europa? "No. Anzi, paradossalmente la accompagnerà sulla strada giusta. Non ho mai creduto agli Stati Uniti d'Europa. Il futuro dell'Europa sta nel mezzo: non un superstato opprimente, ma un club di buoni amici".

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