"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 13 maggio 2016

Scriptamanent. 8 "Parallelismi possibili e scorci del vizio italiano".



Da “Il duca Valentino del terzo millennio” di Franco Cordero, articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica di venerdì 13 di maggio dell’anno 2011 - estratto dalla lezione al Salone del libro di Torino tenuta il giorno successivo sabato 14 di maggio sul tema "Scorci del vizio italiano" -: (…). I programmi postulano una democrazia plebiscitaria decerebrata: il popolo pseudo sovrano è corpo senza testa; non gli serve; regolato dai media, emette suoni e compie gesti ad hoc. Proforma siede un parlamento, organo vociferante del padrone: ai bei tempi era antagonista del re; sub divo Berluscone riprodurrebbe Reichstag nazista o Camera dei Fasci e delle Corporazioni, quod Deus avertat, ma lo vediamo già nelle Camere attuali, sebbene in una il sovrano sia forte appena d´un minimo margine. Vuol riscriversi la Carta e comandare le giurisdizioni come a stento vi sarebbe riuscito Re Sole. [...] S´illude chi lo dà ormai cadente. I riflessi belluini scattano nelle avversità e gli restano risorse soverchianti ma ha dei punti vulnerabili. Egomane forsennato, ignora gli altri, né misura i limiti del fattibile. Tra i più ricchi al mondo, e sappiamo in qual modo lo sia diventato, può permettersi una paranoia triumphans: nelle psicosi acted out il disadatto al gioco sociale, anziché adeguarsi, cambia le regole modificando gli scenari; è performance rara, dall´epilogo catastrofico, almeno sinora. Adolf Hitler vi dura dodici anni. Qui siamo al diciassettesimo in un contesto molto diverso, d´opera buffa e fondali neri. Gl´italiani s´annoiano presto.
Ora, costui calca le scene da troppo tempo, ripetendosi nel repertorio dei guitti: gesticola e straparla oltre il tollerabile da chi non guadagni l´obolo o lauti profitti fingendosi devoto; cade quotidianamente nel ridicolo; spaccia lugubri barzellette; davanti all´obiettivo mima scene d´infimo varietà. Il grottesco è un genere i cui aspetti deformi stringono lo stomaco. Appare anche inetto, a parte l´abilità affaristica pro domo sua, davvero diabolica. Ed è vecchio; uno stato molto naturale, persino bello sotto qualche aspetto, purché non lo deturpino i belletti (Ovidio li chiamava «medicamina faciei»). Gli sta a pennello la definizione leopardiana del ridicolo: i difetti non fanno ridere; ridiamo del tentativo d´occultarli simulando Il duca Valentino del terzo millennio  qualità inesistenti (Pensieri, § 99); ad esempio, pretendersi interlocutore determinante nel consesso mondiale, maestro dell´ancora inesperto Presidente Usa, taumaturgo, seduttore irresistibile, miracolosamente giovane, umanista, lettore d´Erasmo. Voci registrate dicono cosa pensino le baiadere nella reggia: l´occhiata puttanesca sviluppa una fredda perspicacia; e vuoto d´ogni barlume critico, lui posa sorridendo, convinto d´essere adorato. Se perdesse i miliardi, le cui decine ormai sfuggono ai calcoli, sarebbe triste caso clinico. Insomma, faiblesses croniche forniscono larga materia all´italiana crudeltà analitica nel jeu de massacre. Arte micidiale dello scherno: chi la pratica meglio acquista fama; i poveri pazienti finiscono spellati (…); e B. offre enormi bersagli. Svanito lo charme, restano equazioni pratiche. Sono esigua minoranza gl´ingrassati dalla festa berlusconiana, né danno bello spettacolo. Innumerevoli esclusi sudano vite faticose. Svanendo l´ipnosi, l´infatuato apre gli occhi e prende le misure a Dulcamara. Le storie parlano d´un popolo povero, cinico, ingegnoso: perde le battaglie finendo bene, o meno male, grazie all´istinto del sopravvivere; mimi, incantatori, pifferai, jokers lo divertono ma nelle congiunture climateriche acute calcola sulla punta delle dita, infallibile. Qui le fantasmagorie durano poco. Fa testo l´ignobile collasso del secondo fascismo, primavera 1945, dopo tanta retorica: onore, fedeltà, bella morte et similia; lo squadrismo del tempo pseudoeroico era comoda violenza sugl´inermi. (…). L’italiano naturalmente filosofo può riuscire dove fallivano i politicanti: l’incognita sta in costoro; se la commedia non cambiasse testo e attori, persistendo sacche d’assenza disgustata dal voto, diventeremmo sudditi d’una signoria fondata sullo sterminio dei valori, solo geograficamente europea. (…). Sotto qualunque maschera, Re Lanterna, alias Olonese, famoso pirata, resta Crocodilus ridens, sornione, astuto, vecchio: le sue gesta non sono storia politica ma naturale; lasciamole a Plinio senior, nel capitolo dei grossi rettili. 

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