"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 19 aprile 2016

Scriptamanent. 2 “Quanti imbarazzi bisogna vincere per crescere bene”.



Da “Quanti imbarazzi bisogna vincere per crescere bene” di Claudia De Lillo – in arte Elasti – sul settimanale “D” del 19 di aprile dell’anno 2014: (…). Il desiderio di essere trasparente, di confondersi nella folla, di uniformarsi al tuo branco, di non sollevare interrogativi, di non suscitare stupore, sorpresa o perplessità, di essere normali - dove quello di normalità è un concetto tanto rassicurante quanto insensato e inesistente - è un'ambizione legittima dell'infanzia e della prima adolescenza perché crescere è un'attività insidiosa e impegnativa, che necessita di anonimato più che di ribalta. Io, da ragazzina, mi vergognavo di avere i genitori separati, di chiedere informazioni per la strada, di uscire di casa con il mascara e, qualche anno dopo, di uscire senza mascara, di ammettere che non avevo fatto né la comunione né la cresima, di rivelare le mie origini ebraiche, di dire che mia nonna era comunista, di interagire con le commesse nei negozi di abbigliamento, di domandare «scusi, dov'è il bagno?», di indossare scarpe che scoprissero le dita dei piedi, di mostrare in pubblico il mio primo amore, di comprare gli assorbenti, di sciogliermi i capelli a scuola, di indossare gli occhiali da vista e anche quelli da sole. Da ragazzina, insomma, mi vergognavo di stare al mondo. (…). L'importante è liberarsi progressivamente degli imbarazzi e non farne una cifra stilistica, acquisire sicurezza, emanciparsi dal giudizio altrui e soprattutto dal nostro. L'importante è alleggerirsi con il tempo. Perché la vita, anno dopo anno, si complica da sola senza bisogno di paturnie autoinflitte. (…). 

Nessun commento:

Posta un commento