"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 7 dicembre 2015

Sfogliature. 49 “Lotta di classe?”.



Scriveva un tale a nome Publio Cornelio  Tacito, in una Sua immortale Opera che ha per titolo “La vita agricola”, che gli sopravvive: Predatori del mondo intero/adesso che mancano terre alla vostra sete di totale devastazione/andate a frugare anche il mare/Avidi se il nemico è ricco/arroganti se è povero. Ebbene, quel grande anticipava di un bel po’ le possenti intuizioni del “Moro di Treviri”. Si era nell’anno 98 dopo la morte di un altro Uomo, quello di Nazareth. Ben difficilmente, in quel contesto storico, si sarà parlato della sistematica spoliazione delle ricchezze e delle risorse naturali ad opera di un capitalismo rapace ancora di là da venire. Ma il buon Publio Cornelio  Tacito ne intuiva già la possente azione predatoria e distruttrice. Da parte mia in quel 20 di ottobre dell’anno 2010 andava vergando, in una rubrichetta dall’accattivante titolo “Cattivipensieri” il post n° 51 – “Lotta di classe?”- che ripropongo in questa “sfogliatura”. Dal 2010 un buon lustro è passato. E continuiamo a dimenarci in una strozzatura socio-economico-finanziaria oltre la quale solo le anime pie ed i buontemponi intravedono luminescenze di fuochi fatui. Molto tempo dopo quel Publio Cornelio  Tacito un altro visionario, l'anarchico gallese Gafyn Llawloch, ebbe a scrivere: All'inizio gli operai sono andati dove c'erano le fabbriche, poi le fabbriche andranno dove ci sono gli operai, alla fine la produzione diventerà mobile e gli operai dovranno inseguirla. E così si consumano le vite delle schiere infinite degli umani sfruttati da altri umani. Scrivevo il 20 di ottobre dell’anno 2010:
Leggo con interesse ed apprensione grande, e di seguito la trascrivo in parte, la corrispondenza dagli Stati Uniti d’America che Arturo Zampaglione ha inviato al settimanale “Affari&Finanza” col titolo “Wall Street, tornano i bonus ma stavolta nessuno protesta”. È una novità che nessuno in questa occasione abbia protestato o protesterà? Ed in quale altra occasione si è protestato per quella insana, allegra finanza globale per la quale ancor oggi ci lecchiamo le profonde ferite? L’assuefazione alle cose storte del mondo, al pari della omologazione del pensiero, è un fatto globale incontrovertibile, almeno nel cosiddetto mondo avanzato, cristianizzato e tecnologizzato. L’assuefazione alla globalizzazione come fatto ultramoderno ed inevitabile, come fonte ed occasione di arricchimento planetario per tutti, tranne per gli sventurati di sempre che stanno a sud dell’equatore o in qualunque altro inferno creato in terra, ha spento ogni residua forma di quella “lotta di classe” che avrebbe potuto contrastare la spregiudicatezza degli sfruttatori di sempre che bivaccano indisturbati nella allegra finanza. Nulla di tutto questo. Ed allora? Col sacrificio di tutti, soprattutto dei meno abbienti, si sono salvate banche e compagnie assicurative e/o finanziarie su tutte e due le sponde dell’Atlantico. Ora, alla mensa dei ricchi insaziabili, si imbandiscono nuove ingorde tavolate per divorare i nuovi ingenti profitti, insperati sino a qualche tempo addietro, che consentiranno ai furbi di sempre di divenire sempre più furbi e sempre più ricchi sulle spalle di una società resa ingloriosamente e colpevolmente una “poltiglia sociale”, senza più la schiena ritta d’un tempo e senza la forza d’opporsi alle evidenti, rinnovate, irrefrenabili ingiustizie sociali. Mentre nel resto d’America i valori immobiliari continuano a ristagnare, a New York si è registrato negli ultimi tre mesi un aumento dei prezzi delle case del 7 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. A Manhattan l'incremento è stato addirittura superiore: l'8 per cento. Intanto, lungo Madison, la Quinta e le strade attigue, le vetrine di Bulgari, Chanel, Tiffany, Prada, Gucci e di altri nomi blasonati si preparano al Natale della riscossa. Che succede? Come spiegare queste dinamiche così diverse dal resto dell'America, dove la recessione non è ancora domata e dove prevalgono la disoccupazione e una rabbia diffusa? Certo, a New York si fa sentire di più il ruolo di turisti e capitali esteri che approfittano dello scivolamento del dollaro per lo shopping d'alto bordo o per comprare un pied-à-terre. Ma la vera ragione dell'anomalia newyorkese è un'altra: Wall Street, il motore economico della metropoli, chiuderà l'anno distribuendo ai suoi dipendenti una pioggia record di miliardi, e il mercato immobiliare, come quello della moda e degli oggetti di lusso, anticipa la bonanza. Secondo il Wall Street Journal, banche, hedge fund e finanziarie si preparano a battere il livello di compensi dell'anno scorso: sarà il secondo record in due anni. In tutto, tra salari, benefit e soprattutto bonus, le trentacinque maggiori società verseranno ai loro dipendenti 144 miliardi di dollari, con un 4 per cento di aumento rispetto ai 139 miliardi del 2009. (…). La previsione di bonus-record a Wall Street non sta provocando, almeno per il momento, l'ondata di sdegno e le polemiche degli anni scorsi. I motivi? Essenzialmente due: innanzitutto si tratta di dati provvisori, anche se attendibili. Mancano più di due mesi alla fine dell'anno, le banche non hanno ancora completato il complesso iter di definizione dei compensi che riguarda tutti i livelli, dal top management fino al commesso appena assunto. Si è ancora lontani, ad esempio, dal conoscere le cifre emblematiche versate ai chief executive, e su cui di solito si concentrano le critiche, come quei 68 milioni di dollari assegnati nel 2007 al capo della Goldman Sachs Lloyd Blankfein o i 17 milioni finiti l'anno scorso nelle tasche di Jamie Dimon della JPMorgan Chase. La seconda ragione è politica. Mancano ormai solo due settimane alle elezioni di midterm per il rinnovo di tutta la Camera dei rappresentanti e di un terzo del Senato. (…). I repubblicani non vogliono apparire come i paladini dei plutocrati di Wall Street; i democratici temono di essere accusati di aver fatto troppo per salvare le banche dalla tempesta finanziaria e troppo poco per contenere i superemolumenti; ed entrambi i partiti sperano di raccogliere fino all'ultimo i finanziamenti necessari a una campagna elettorale destinata a battere tutti i record di spesa. Ma è facile previsione che, subito dopo i risultati del voto di midterm, ricomincerà il balletto di accuse e difese. I critici additeranno il divario tra i compensi nel mondo finanziario (si calcola che i 38mila dipendenti della Goldman Sachs riceveranno in media 500mila dollari, cioè 350mila euro) e quelli nel resto del paese, dove questa interminabile recessione ha costretto i ceti più svantaggiati a stringere la cinghia. Si chiederanno anche che ne è stato dei tentativi di Kenneth Feinberg, lo zar delle paghe, l'avvocato scelto dalla Casa Bianca per sorvegliare i livelli degli emolumenti. In teoria doveva combattere quel vizio di massimizzare utili, compensi e rischi, che tanto contribuì al crac finanziario. In pratica l’azione dello zar  non ha finora sortito gli effetti sperati. (…). Alle accuse Wall Street risponderà con il solito ritornello: senza la promessa di compensi adeguati, i migliori executive non hanno esitazioni nel cambiare datore di lavoro. Ma è veramente così? (…). Wall Street si è sempre considerata una repubblica a se stante, separata per censo e cultura dal resto del paese. Ora torna a rivendicare una piena autonomia salariale, dimenticando gli scandali interni, i fallimenti, le inchieste di Andrew Cuomo, i guai con la Sec e soprattutto di essere stata salvata con i soldi del contribuente americano: anche di quello che a seguito della crisi è stato licenziato dalla catena di montaggio di Detroit o dalla fabbrica di Cleveland. Approfittando di un'annata fortunata, che permetterà loro di incassare 61,3 miliardi di utili, chiudendo così il capitolo nero della tempesta dei subprime, i grandi gruppi di Wall Street hanno accantonato i miliardi da elargire a dirigenti e impiegati ma non tutti si comporteranno allo stesso modo. (…). Qualche tabloid comincia già a ironizzare sui bonusrecord dando qualche consiglio ai giovani della finanza: - Non spendetevi tutti i soldi nei concessionari della Ferrari -. Ma al di là dello scherzo, non c'è dubbio che la pioggia di miliardi contribuirà ad accelerare la ripresa economica di New York e, inevitabilmente, ad accentuare il divario tra la metropoli e il resto dell'America, dove i danni della recessione non accennano ancora a scomparire.

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