"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 24 novembre 2015

Paginatre. 11 “La guerra ai profughi”.



Da “La marcia in pace del popolo esiliato” di Paolo Rumiz, sul quotidiano la Repubblica del 24 di novembre 2015: (…). …i carnefici hanno davvero bisogno di camminare coi profughi? Hanno modi più spicci per arrivare. Abitano in casa nostra. Sono frutto del nostro mondo. Ci conoscono meglio di quanto noi conosciamo loro. Usano Twitter e Facebook. Ci fanno credere quello che vogliono. Vogliono sollevare odio verso gli inermi e creare un clima da pogrom. E le nostre destre populiste, dalla Francia alla Polonia fanno da docili agenti dei loro veleni. Essi vogliono che l’Europa si riempia di reticolati e sbatta la porta in faccia agli esiliati, la cui fuga incarna la sconfitta totale della loro cultura di morte. Se succederà, avranno vinto loro. Essi vogliono che noi ci si chiuda, invece di intervenire sul campo a difesa degli inermi in Medio Oriente. Ci illudono di poter rispondere ancora con i missili, perché sanno che i missili fanno vittime civili (distruzione della base di Médecins sans frontières) e alimentano altri rancori. (…).
Dalla mia città, Trieste, vedo passare rifugiati a piedi dal tempo della mia nascita. Gente che è stata sempre circondata da pregiudizi negativi. Chi cammina è sempre un’anomalia. E poi, si sa, come conforta supporre che il male venga solo da fuori! Ho visto gli istriani in fuga da Tito, i curdi in fuga dalla repressione turca, i croati e i bosniaci in fuga dal massacro jugoslavo, i serbi in fuga dalle truppe croate, poi gli albanesi in fuga dalla repressione serba. Oggi i siriani e gli afghani. Sembrano cose diverse, e invece no: è lo stesso film! Dietro allo scontro etnico, religioso o nazionale, c’è sempre la guerra sociale. Quella di una cosca di “primitivi” bene armati contro un popolo di “evoluti” inermi. (…). Abbiamo ignorato le primavere arabe. Abbiamo alimentato i Taliban perché ci serviva qualcuno che avesse il fegato di affrontare i russi on the ground, salvo poi bombardarli. Ci genuflettiamo davanti agli emiri finanziatori del terrorismo. Abbiamo eliminato Gheddafi e Saddam in nome del denaro, non di un’idea. Si vince con le scarpe, (…). …proprio per questo, gli esiliati in cammino troveranno un approdo. Lo troveranno nonostante gli attentati, nonostante eventuali infiltrati che possono averli seguiti, nonostante le mafie che li sfruttano, i nostri reticolati e le nostre paure. L’immigrazione è un destino ineluttabile che possiamo solo subire o governare. Millenni di evoluzione lo dimostrano. La storia non la fanno gli stanziali ma “i piedi instancabili dell’homo sapiens” (folgorante definizione di Ceronetti), quelli di chi supera il dolore del distacco e la paura del mare nero. Vince chi brucia le navi sulla battigia per non cadere nella tentazione del ritorno, chi si taglia i ponti alle spalle per cercare una vita migliore. Nulla può fermare un ventenne che ha lo stomaco vuoto e la testa piena di sogni. Gli occhi dei rifugiati sono spesso più vitali dei nostri. I loro figli più svegli e affamati di vita. Anche per questo abbiamo paura di loro. Temiamo di esserne dominati. Viviamo in un mondo di uomini soli incollati a Twitter, dove a qualsiasi arruffapopoli basta urlare la parola “sicurezza” per essere eletto. Ma è osceno che sui rifugiati si costruiscano consensi elettorali. Osceno che populismi vigliacchi smantellino spensieratamente l’Europa e se la prendano con i deboli anziché con gli assassini. Mi inquietano coloro che hanno stravolto il paesaggio della nostra Italia con fabbriche piene di immigrati a basso costo e ora urlano contro questi disperati. Mi fa spavento il cinismo di tante organizzazioni umanitarie che sui rifugiati campano alla grande. Vedo popoli che in nome della cristianità respingerebbero anche Cristo alla frontiere. Vedo la sudditanza culturale di troppa Sinistra rispetto a chi urla le ragioni della pancia. Mi fanno paura gli intellettuali che tacciono o, peggio, snobbano la legittima paura della gente. Io sto con gli esiliati in cammino. Come loro, esercito coi piedi il mio diritto primordiale di accesso allo spazio e apro varchi negli sbarramenti che mi tagliano la strada. Come loro, ho sete di attraversare frontiere e so che chi viaggia rasoterra penetra nei territori e li comprende meglio di chiunque. (…). L’homo erectus che va, capisce il mondo prima di qualsiasi Dipartimento di Stato. (…).

Da “La terza guerra mondiale ai profughi” di Furio Colombo, su “il Fatto Quotidiano” del 20 di settembre 2015: Ecco, dopo molti summit e molte discussioni,è stato deciso che il nemico sono coloro che fuggono in cerca di salvezza, commettendo l’errore di portare in salvo anche donne e bambini. Sono il nemico da umiliare, aggredire, recintare, respingere,prendere a calci, privare di cibo, di acqua e di sonno, vietando, multando, imprigionando qualunque tentativo di accoglienza.   Non sappiamo in quale maledetta gara di repulsione dello straniero sia nato il grido “prima gli ungheresi”, “prima gli italiani”, “prima gli slovacchi” (che per sicurezza scrivono i numeri sui polsi dei rifugiati, compresi i piccoli). Che orrendo mondo è quello in cui un altro,per principio,viene prima di te,anche se tu e il tuo bambino state morendo? È risorto il culto del sacro e inviolabile confine della patria, e delle eroiche storie della Prima guerra mondiale,dove si moriva a decine di migliaia dopo mesi di fango per “mantenere le posizioni”. Eppure c’era, una volta, il “Manifesto di Ventotene” che nel mezzo dell’ultimo spaventoso massacro, la Seconda guerra mondiale, ha invocato una patria delle patrie, detta Europa, con l’unico scopo di dare con certezza diritti umani e civili a tutti, e dove viene prima il diritto. (…). Tutti (…) condividono: la causa di tutto sono i migranti, colpevoli di essere irriducibili nel loro desiderio di scampare alla morte, di salvare i bambini, e di essere troppi. E se la causa di tutto sono i migranti, bisogna colpire i migranti. Alcuni leader sono chiari,violenti, fascisti, come prima di Ventotene, come Orbán, Salvini, gli slovacchi dei numeri sulle braccia degli intrusi,i francesi di   Calais e di Ventimiglia ,i gendarmi di Cameron. Altri sono più ipocriti (gli italiani nel governo italiano e gli italiani nel governo europeo) e si lasciano sfuggire a mezza bocca che “nel Mediterraneo, non temete, ci sarà una fase due”, che vuol dire finalmente sparare.   Intanto abbiamo l’offesa ai più elementari sentimenti umani con la legge regionale Maroni. Vuol dire che in Lombardia saranno puniti gli albergatori che accolgono chi non è di pura razza italiana, un reato aggravato dalla solidarietà se lo fanno gratuitamente. È come una legge che obblighi ad esporre al diluvio e ai torrenti straripati le vittime di un nubifragio. (...).  

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