"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 19 novembre 2015

Cronachebarbare. 36 “Ho il mio scoop”.



Ho lo “scoop”. Sì, proprio uno “scoop”. Ma andiamo con ordine. Leggo su il Sabatini-Coletti che “scoop” - s. ingl. (pl. scoops); in it. s.m. inv. (o pl. orig.), più freq. pr. adatt. - sta per “clamoroso colpo giornalistico”.  Si dia il caso che non sia giornalista e che non aspiri ad esserlo. Che sia di quelli che, per amore del leggere, si sia sobbarcato della fatica di tenere in vita questo “diario” in rete al fine di socializzare letture godute ed opinioni diverse lette ed apprezzate. Lo “scoop” del quale a momenti parlerò e del quale non voglio minimamente ammantarmi pensava di averlo fatto Marco Travaglio - “Siate seri, se potete” – su “il Fatto Quotidiano” del 17 ultimo scorso. Il quel Suo quotidiano “pezzo” editoriale posto come di consueto sulla destra della prima pagina, quindi in grande mostra,  andava scrivendo: (…). Serietà significa dire la verità. A chi pensa che il terrorismo sia tutt’uno con l’Islam e il bersaglio unico sia la civiltà giudaico-cristiana, segnaliamo che l’addetto alla sicurezza dello Stade de France che ha fermato e messo in fuga il kamikaze che tentava di farsi esplodere in mezzo a 80 mila tifosi,si chiama Zouheir ed è un francese di religione musulmana. Non sappiamo se sia moderato: sappiamo ha salvato migliaia di vite. Anche Safer, cameriere in un ristorante colpito, è musulmano: le due donne ferite che ha salvato non gli han chiesto il permesso di soggiorno, né il suo grado di moderazione. (…).
Sono – e rimango ancora - un estimatore di M. T. e devo pur confessare d’aver “bevuto” le Sue argomentazioni senza quella necessaria accortezza per verificarne la veridicità. Accade. M. T. svolge un mestiere che è affascinante ma che al contempo esige che la “notizia” prima d’essere “sparata” sia verificata convenientemente. Mi convinco ora che non sempre M. T. svolga quest’ufficio di garanzia, di garanzia soprattutto verso i Suoi estimatori e lettori. E lo “scoop”? “Calma e gesso”, come suol dirsi. C’è uno “scoop” del quale ora urge e del quale voglio parlare. Lo “Scoop” – è proprio questo il titolo - in questione è quel film che Woody Allen nell’anno 2006 diresse amabilmente ed interpretò pure. È stato il Suo secondo film che ha fatto seguito allo straordinario “Match Point”  ambientato anch’esso nell’algida Inghilterra e che ha avuto quella straordinaria “musa” di Scarlett Johansson tra i personaggi più importanti. Nel film il grande Woody interpreta la parte di un illusionista, un tale Sid Waterman che in arte si fa chiamare Splendini. E Woody sfodera nel film il meglio della Sua arte e della Sua verve. In un passaggio di colloquio con Scarlett Johansson, che nel film è Sandra Prensky, una giovanissima ed ingenua studentessa americana di giornalismo che studia in quel di Londra, alle vicendevoli domande risponde sarcasticamente così: - Lei di quale confessione è? -. - Confessione… Religione intende? -. - Sì, sì, confessione è quello che ho detto -. - Ah, io cristiana, e lei?-. - Come nascita sono di confessione ebraica ma poi mi sono convertito al narcisismo -. È stato forse un narcisismo nascosto e di notevoli dimensioni che ha spinto M. T. a scrivere quanto ha scritto pensando di sbalordire e tacitare il mondo intero con lo “scoop” di cui sopra. Poiché nella cacofonia delle voci nei giorni susseguenti al 13 di novembre a Parigi avrebbe fatto un gran bene che almeno M. T. si differenziasse per accortezza e misura nel Suo stimabile lavoro. Ma così non è stato. “Cacofonia delle voci” dicevo, ma anche di terribilmente altro, tanto da costringermi a disertare prontamente il chiacchiericcio globale. “Chiacchiericcio globale” che è stato ben descritto, da par suo come sempre, da Oliviero Beha nel Suo “pezzo” che ha per titolo “Per fortuna in Italia abbiamo le nostre mafie”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” il successivo giorno 18 di novembre, ovvero ieri: È già stato notato, anche su queste colonne (sic n.d.r.), come il web sia stato invaso da balle e cialtronerie spaziali intorno alla tragedia di Parigi, e il virus abbia contagiato tutto il sistema mediatico, pare non solo in Italia. Ma rimaniamo a noi, ché mi pare già abbastanza. Non mi ricordo a memoria della mia generazione un livello così pasticciato e così scadente dell’informazione, per cui un attentato epocale spia di insipienza e avidità planetarie è diventato una specie di Picture Horror Show. Salvo non molte eccezioni, siamo stati travolti da un’interminabile sfilza radiotelevisiva di esperti ignoranti, di vip prestati all’occasione senz’arte né parte, di politici concettualmente disarmati. E in Rete di panzane e intemerate di cui a freddo vergognarsi, dilagate dappertutto o quasi come uno tsunami dell’assenza di ragionamento. E i giornali, solitamente vincolati per uno straccio di tradizione, di abitudine e di tempistica a un briciolo di serietà, hanno fatto bravamente da specchio a questo precipizio del non sense. Forse vale la pena di domandarsi come abbiamo potuto ridurci così, così come ha evidenziato un venerdì mostruoso e davvero non sorprendente anche se ce l’hanno spacciato per tale nell’orgia di maledizioni e venti di guerra. Ora quell’”anche su queste colonne” del Beha ci porta dritto dritto allo “scoop” iniziale che è stato il “leitmotiv” di questo mio scritto. Poiché alla pagina 11 sempre di martedì 17 di novembre e sempre sullo stesso  “il Fatto Quotidiano”, ovvero nella “stessissima” impaginazione Caterina Soffici ha scritto un Suo pezzo che ha per titolo “Attenzione, caduta balle spaziali”. Ove si legge, tra le altre “cose”, quando di seguito riportato: (…). …ieri la macchina della bufala ha continuato a inondare il web di panzane e voci incontrollate. Una l’ha diffusa una certa Rebekka, account Twitter americano, che raccontava la bella storia di Zouheir, una guardia di sicurezza allo Stade de France, che avrebbe bloccato l’attentatore impedendogli di entrare con la bomba. Se l’ordigno fosse scoppiato all’interno avrebbe fatto una carneficina, invece è scoppiato fuori grazie a questo eroe non riconosciuto. “È un musulmano, nessuno se lo fila” scrive Rebekka. Ritwittata 35 mila volte. “Storia bellissima – scrive Le Monde – peccato che non sia vera”. Sono stati gli agenti di polizia a bloccare l’uomo. C’era un musulmano fra loro? Potrebbe anche essere. Ma sarebbe un’altra storia. Pensateci un po’: in prima pagina M. T. con il Suo “scoop”, e solamente a distanza ravvicinata, molto ravvicinata – alla pagina 11 dello stesso quotidiano - Caterina Soffici con il Suo anti-“scoop”. Quale “cacofonia” di voci! Continua a scrivere Oliviero Beha: Il punto mi sembra sia il fatto che ormai, molto anche grazie al contributo del web (…) l’importante non è più conoscere la materia di cui si parla ma essere il più vicino possibile ai destinatari del messaggio: quale che sia il medium in questione. E poiché un uomo della strada, il classico tassista inteso come vox populi, anche se non sa nulla dell’Isis straparla e si fa capire non essendoci appunto nulla da capire, ecco che viene preferito all’esperto che vuole approfondire. Ma siccome nessuno vuole approfondire, basta travestire la vox populi da personaggio noto e il gioco è fatto. È stata purtroppo un’orgia di superficialità, nelle facce tv rozzamente espressive come nei siti web, dove si mescolavano i video dell’eccidio con quelli della pubblicità in un compendio di atroce quotidianità che rappresenta perfettamente ciò che tutti invocano: “Non bisogna cedere né all’Isis né alla paura, è necessario tornare alla vita normale”, proprio quella “normalità” occidentale bersaglio del terrore. E conclude Oliviero Beha in riferimento alla molto specifica “normalità” del bel paese: E qui un pensierino alle nostre contrade ci vuole. (…). Sarebbe anche questo un tributo alla nostra perversa “normalità” di cui tanto si ciancia, preferendo ignorare le ragioni e le concatenazioni di cause che ci hanno portato a “essere tutti francesi”. Basta infatti un becero travestito da politico che chiama alle armi per gratificare la paura e l’incomprensione che giornalmente favoriamo. Noi dei media, intendo, che gettata la consapevolezza alle ortiche abbiamo un grande progetto di fronte: trasformare tutto in merce, individuare i cattivi, disporci tra i buoni e tenerci lontano dall’eventuale connivenza e collusione degli uni con gli altri. Ho finalmente realizzato il mio “scoop”. Evviva! “Siate seri, se potete” ha scritto diligentemente e titolato M. T. Ma la “serietà” non è di questo mondo malato.

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