"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 7 ottobre 2015

Paginatre. 1 “Leggere”.




Da “Un minimo sapere: imparare a leggere” di Giorgio De Rienzo – ordinario di letteratura italiana – su il “Corriere della sera” del 29 di maggio dell’anno 2001: (…). …la lettura di un libro si può legittimamente assimilare a una storia d’amore perché il leggere, se è riflessivo, comporta un incontro e una intensa frequentazione. E una storia d’amore è sempre, o meglio dovrebbe essere sempre, di per sé, un’avventura della conoscenza. In amore si può adorare ciecamente una donna oppure sovrapporre il proprio “ io “ a lei. Così nel leggere si può diventare aggressivi e cercare in un libro soltanto ciò che ci appaga ed entra in sintonia con noi, ovvero ci si può abbandonare a una sorta di mistica contemplazione. Il pericolo è l’annullamento dell’altro oppure di sé. (…). …c’è il libro che traduce una complessa interpretazione del mondo propria di chi l’ha scritto e l’ha consegnato agli altri, affidando a loro con questa sua interpretazione anche la propria cultura, e ci siamo noi che leggiamo, ricchi a nostra volta di una cultura, di un desiderio di domande, di un’attesa di risposte. (…). …attraverso la lettura attenta , noi seguiamo per decifrare il modo in cui l’autore del libro esprime la propria visione della realtà, ci porterà dentro ai suoi progetti e alle sue attese, ci coinvolgerà nei gusti e nei comportamenti, nei problemi e negli interessi che gli appartengono, ci svelerà le sue ricchezze e le sue miserie. La nostra partecipazione a tutto ciò finirà con l’arricchire il nostro personale modo di porci di fronte al mondo: potrà insegnarci altre prospettive da cui affacciarci, altre angolature da cui osservare ciò che accade intorno a noi. Nel corso della lettura potrà accaderci di riconoscere coincidenze tra i nostri sentimenti e quelli che il libro espone, tra i  nostri pensieri e i pensieri altrui. Sarà di certo una grande gioia. Ne verrà un impagabile senso di compagnia. Ma sarà altrettanto esaltante scoprire sentimenti di cui noi non siamo stati finora capaci, incontrare pensieri che non ci sono mai appartenuti. È questo il senso di qualsiasi avventura della conoscenza.

Da “Imparate a leggere” di Umberto Galimberti  sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di ottobre dell’anno 2003: (…). …chi non legge è un vero e proprio handicappato, che quando ama usa schemi elementari perché non conosce le mille variazioni dell’amore, quando soffre non sa come cavarsela e si chiude in un mutismo tipico di chi non ha appreso da nessuna parte come si dialoga con se stessi, quando incontra gli amici dice con forza e quasi con vanto : “Io sarò ignorante, però…” e dopo quel “però” una cascata di scemenze. Chi non legge è un vero e proprio handicappato, che, per non rendersene conto, ha un’unica possibilità: quella di frequentare gente come lui, finché non giunge a quella terza età della vita, dopo la giovinezza e la maturità, in cui non sa come passare il tempo, e perciò trascorre i suoi giorni tra la noia e la malinconia. Ma ormai non c’è più niente da fare. Infatti quelli che dicono: “ quando vado in pensione incomincerò a leggere “ mentono a se stessi, perché la lettura o la si comincia da piccoli o non la si comincia più. E così i vecchi perdono quella che potrebbe essere la chance più significativa della loro età: uscire dal mondo reale, che a loro non offre più tante possibilità, soprattutto nel nostro mondo ammalato di giovalinismo, per entrare in quel mondo immaginativo e fantastico che non è tanto figura d’evasione, ma teatro d’interiorità. Quando il mondo esterno più non ci chiama, perché non articolare quello interno, non con quei quattro pensieri che assillano i vecchi, ma con quei grandiosi scenari che i libri offrono a chi li ha frequentati per tutta la vita? (…). …forse la cosa più importante è avere insegnato a suo tempo la lettura, unico vero elemento di autonomia per uscire  da una vita dove i progetti sono caduchi, le amicizie si diradano, la solitudine incombe, e la mancata frequentazione dei libri non consente di accedere ad altri mondi, né di instaurare altri dialoghi, né di provare altre emozioni che non siano quelle miserabili che affliggono più per la loro povertà che per la loro intensità. Ma per questo bisogna incominciare da piccoli, come in tutte le cose della vita. Forse il libro è la più efficace assicurazione, non dico per la serenità della vecchiaia, ma per la sua vivacità, perché offre, accanto al solito monotono modo di essere al mondo, altri modi, altri spunti, altre curiosità che i libri, questi scrigni di vita interiore, possono regalare come spazi alternativi d’esistenza. Diffidate di chi non legge. E mostrate tutta la vostra noia quando ascoltate le loro parole.

Nessun commento:

Posta un commento