"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 19 maggio 2015

Strettamentepersonale. 17 “Corrispondenze”.



Caro Aldo e chi può darti torto su una serie di questioni che tu poni. Il liberismo, ed aggiungerei il termine selvaggio, che provoca squilibri, i meriti della cultura di sinistra ai tempi del capitalismo primordiale, e per venire a tempi più recenti i guasti che han prodotto “i politicanti della mala politica" come tu la chiami. E però è mia convinzione che ci si trova in questa triste situazione non tanto per colpa del liberismo, che nell'Italia del dopoguerra non è mai stato selvaggio, ma per chi ha governato questo paese negli ultimi 40 anni. Mi riferisco ai governi del CAF, a quelli del CAV (ambedue governi del…) e non solo a quelli. Se "il bel paese" come tu lo chiami ha problemi che altri paesi europei, anch'essi ad economia di mercato, non hanno, le responsabilità vanno ascritte ai nostri vecchi governanti, con qualche eccezione; almeno a parer mio. Non ci sarebbero più le classi nei paesi sviluppati. Non è vero, anche se rispetto al passato molte cose sono cambiate. Mi pare che la classica ottocentesca distinzione tra sfruttati e sfruttatori, quanto meno in Italia, sia  un po’ sorpassata. Con il che non voglio dire che non ci sono situazioni di bieco sfruttamento, o quanto meno anomale. Ma i tempi dei padroni in cui i datori di lavoro erano padroni della vita degli operai è passato. Ci sono imprenditori e dipendenti, (classi sociali distinte ed contrapposte), ma che spesso hanno un unico obiettivo ed un interesse coincidente. Sono ambedue classi sociali produttive e poi ci sono le classi sociali improduttive o parassite. Ed ancora. Tu dici di questioni planetarie, sulle quali siamo d'accordo, io dico di questioni italiane sulle quali siamo in profondo disaccordo. È mia convinzione che in Italia la sinistra radicaleggiante ha creato danni. E non mi riferisco solo a Bertinotti che ha messo in crisi il "dignitoso" governo Prodi. Ricordo anche che alcune nostre opzioni non han raggiunto gli obiettivi che si erano proposti. E, per fermarci al campo scolastico, organi collegiali, progetti, per quella che è stata la mia esperienza, non han dato buoni frutti. Ed intanto tutti ancora oggi parlano di una scuola pubblica che va riformata (se ne parlava quando io iniziai ad insegnare almeno 45 anni fa) di un welfare che va riformato, di una Costituzione (seconda parte) che va riformata e che in tanti anni nessuno ha fatto. Per la verità qualcuno ci ha provato a riformare la Costituzione. La riforma di Berlusconi (cattiva) fu bocciata da un Referendum. Quella sul titolo V della Costituzione, a cavallo dei governi D'Alema ed Amato, andò in porto ma fu un pateracchio. Ho riportato forse il discorso su un terreno troppo  pragmatico, ma fermi la purezza degli ideali dei nostri anno verdi, è con questi problemi che dobbiamo misurarci. Ma tra le grandi questioni planetarie, che non sono solo quelle della cattiva Finanza, della povertà del terzo mondo e del liberismo selvaggio aggiungerei anche quella, che non può non preoccuparci di una parte del mondo islamico che distrugge tesori e minacci sfracelli. A Bologna mi è capitato di ascoltare su questi temi Lucio Caracciolo che ha presentato l'ultimo numero di Limes e Domenico Quirico il cronista de "la Stampa" ostaggio degli jiadisti per molti mesi ed autore del libro "Il Grande Califfato". Da angolature diverse ambedue prospettavano i gravi rischi che l'Occidente corre, ma avevano difficoltà ad indicare soluzioni. I problemi sono tanti e grandi e non si possono discutere con mail. E poi su tanti temi a me personalmente mancano le conoscenze e le competenze. Se la cosa non ti disturba potrò continuare a mandarti qualche mia considerazione  sperando di non suscitare grosse indignazioni e risposte risentite che non si addicono al tuo stile, sempre rispettoso di chi la pensa diversamente. In allegato potrai trovare stralci di una corrispondenza avuta con un cugino di *****, nonché mio vecchio amico di *****, in cui appunto qualche ulteriore riflessione sui temi di cui noi, da diverse posizioni, abbiamo discusso. Una ultima cosa: Renzi non sarà gran cosa, ma le cose le fa. Io lo chiamo il Bullo Fiorentino ed a volte il Divin bullo. Tu lo chiami il menestrello. Non è il solo menestrello che ci troviamo tra-i piedi o...... tra-vaglio. Tra i Bulli in circolazione e che dettano legge in politica (Grillo, Salvini, Brunetta) forse è il più...serio. Dicevano i latini "hoc iure utimur" di questo diritto ci serviamo. Io dico "his politicantis utimur" e va scelto se non il meglio, il meno peggio. E poi, diceva il mio Calamandrei, "per far politica non c'è bisogno di grandi uomini". Aff.*****

Carissimo *****, ho dovuto lavorare di “copia/incolla” per poter al meglio “gustare” la tua lettera della quale ti sono, come sempre in passato, grato.  Poiché essa, la lettera intendo dire, è meritevole d’attenzione e di una riflessione che la lettura sulla posta-email non consente a noi persone dell’epoca del “cartaceo”. Veniamo al dunque. Intanto mi lascerai passare l’operazione di “editing” che mi sono attribuito per eliminare quelle tue “colorite espressioni” che in verità fanno torto alla tua intelligenza e sensibilità.  Intanto comincerei da quella parte della tua lettera nella quale scrivi: “Se la cosa non ti disturba potrò continuare a mandarti qualche mia considerazione sperando di non suscitare grosse indignazioni e risposte risentite che non si addicono al tuo stile, sempre rispettoso di chi la pensa diversamente”. Ecco, mi gratifica molto quel tuo riconoscimento finale che tira nel gioco della nostra corrispondenza il mio “stile” – che non pensavo di avere – e quella mia inclinazione ad essere “sempre rispettoso di chi la pensa diversamente”. E così siamo nell’”ossimoro perfetto”, poiché se riconosci quel mio “stile” del quale avrai avuto piena contezza, dopo avere condiviso una lunga militanza politico-sindacale, non comprendo proprio ciò che scrivi ovvero che “se la cosa non ti disturba potrò continuare a mandarti qualche mia considerazione”. Sai bene che le opinioni altrui, proprio per quello “stile” che mi attribuisci, non possono essere mai occasione di disturbo. Anzi, poiché faccio b-log da un bel po’ di tempo ti sarei grato se le tue considerazioni e riflessioni non venissero relegate a questa corrispondenza “privata” ma rese pubbliche affinché sui temi in aperta e libera discussione si possano ampliare i nostri pensieri ed orizzonti. Cosa ne pensi? La forma più semplice per questa amichevole collaborazione consisterebbe nel postare le tue opinioni negli spazi appositamente creati nel b-log per i “commenti”. Sarebbe opera meritoria, poiché avrebbe l’effetto di coinvolgere, eventualmente, altri frequentatori della “rete” incappati maldestramente nel mio b-log. Ci stai? Vengo ora al merito delle questioni, di quelle principali certamente e che mi stanno molto a cuore. Tu scrivi: “è mia convinzione che ci si trova in questa triste situazione non tanto per colpa del liberismo, che nell'Italia del dopoguerra non è mai stato selvaggio, ma per chi ha governato questo paese negli ultimi 40 anni”. Che il “liberismo” “nell'Italia del dopoguerra non è mai stato selvaggio”  non mi convince proprio. Come definiresti allora quel capitalismo che ha messo in discussione il rapporto “lavoro/salute” – Taranto e dintorni insegnano - laddove, con gravissimo torto anche di una sedicente, inqualificabile “sinistra” della “malapolitica”, si è voluto imporre l’osceno scambio dei posti di lavoro in cambio della “salute” di intere popolazioni, e cosa ancora più grave, di intere future generazioni di esseri umani? Non tanto per insistere sulle qualità della “sinistra” – che era ben altra sinistra - ai suoi primordi, che seppe affrontare ben altri drammatici dilemmi, ma ricorderai come, all’inizio della industrializzazione della terra di Albione una minuscola farfalla – “Biston betularia” -  chiara nella sua veste come Natura l’aveva fatta ed atta a vivere e cacciare sulle chiare cortecce delle betulle scomparve in un niente per effetto di quell’insano scambio che il nostro capitalismo selvaggio del dopoguerra vorrebbe riproporre e realizzare. Le cortecce delle betulle si annerirono a tal punto - come i polmoni di quelle inermi popolazioni - e la candida farfalla scomparve dalla scena in un niente essendo mutato il suo habitat che la rendeva facile bersaglio dei suoi predatori. Scomparve la candida farfalla e prese il suo posto una varietà di colore scuro che più facilmente sopravvisse ai suoi predatori. Vogliamo che anche per gli umani si abbiano a realizzare situazioni di quella natura? In un’altra mia corrispondenza a te diretta accennavo al fatto di come la legislazione attuata nel bel paese sia stata improntata tutta alla salvaguardia degli interessi del capitale laddove i tribunali si sono visti “costretti” – e dico “costretti” per via di una legislazione atta allo scopo - ad assolvere o a derubricare gravissimi fatti inerenti la spoliazione e l’inquinamento d’interi territori del bel paese. Poiché chi è stato posto a legiferare ha legiferato con una patente scelta di campo, ovvero di “classe”. Tu scrivi ancora: “Mi pare che la classica ottocentesca distinzione tra sfruttati e sfruttatori, quanto meno in Italia, sia  un po’ sorpassata. Con il che non voglio dire che non ci sono situazioni di bieco sfruttamento, o quanto meno anomale. Ma i tempi dei padroni in cui i datori di lavoro erano padroni della vita degli operai è passato. Ci sono imprenditori e dipendenti, (classi sociali distinte ed contrapposte), ma che spesso hanno un unico obiettivo ed un interesse coincidente. Sono ambedue classi sociali produttive e poi ci sono e classi sociali improduttive o parassite”. Carissimo ***** dici proprio bene “classi sociali distinte ed contrapposte”. “Classi”. Evviva, ben detto, sono solamente “classi”! Ed allora, come non riconoscere che i fatti di Pomigliano di qualche tempo addietro – e più recentemente di Termini Imerese, della Elettrolux della Ignis – siano dovuti a quella contrapposizione che tu stesso riconosci? Lo ribadisci laddove scrivi che “sono ambedue classi sociali produttive”. “Classi sociali produttive”. Bene. Ma nei luoghi che ti ho citato non c’è stato l’incontro tra le parti “che spesso hanno un unico obiettivo ed un interesse coincidente”, ma ci sono state le decisioni ed i ricatti unilaterali – ricordi l’abominevole risicato quorum ottenuto nel referendum di Pomigliano? - che la dicono lunga su quel superamento della divisione in “classi” che permane anche al tempo del “capitalismo finanziario” dominante e sempre selvaggio. Tu scrivi: “fermi la purezza degli ideali dei nostri anni verdi, è con questi problemi che dobbiamo misurarci. Ma tra le grandi questioni planetarie, che non sono solo quelle della cattiva Finanza, della povertà del terzo mondo e del liberismo selvaggio aggiungerei anche quella, che non può non preoccuparci di una parte del mondo islamico che distrugge tesori e minacci sfracelli”. Carissimo *****, sono la “cattiva finanza”, la “povertà del terzo mondo” il “liberismo selvaggio” i motori di tutto ciò che avviene su questo angolo dell’universo chiamato Terra, poiché l’assetto dato dal capitalismo finanziario alla vita planetaria non ha neppure cercato di risolvere i grossissimi problemi di disuguaglianze e d’iniqua distribuzione delle ricchezze delle terre e dei popoli, ai quali pure tu accenni, ed anzi ha completato la sua nefasta azione impoverendo anche quel ceto medio cresciuto nel secolo passato, soprattutto nei paesi dell’Occidente del mondo, e mirando a livellarne le esistenze e le risorse economico-finanziarie sul minimo denominatore di quei paesi cosiddetti emergenti. Mi appresto a risalire in quel di Milano per i ben noti problemi familiari. Expo ci attende. Ti voglio offrire una riflessione di Gianni Mura pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 15 di maggio scorso – “Dal nostro inviato nel cibo” – che ha visitato l’esposizione: (…). La fame nel mondo all’Expo è fuori dai cancelli. La si può trovare, ma bisogna cercarla. Nel padiglione del Vaticano, all’esterno coperto da scritte sul pane quotidiano, filmati sulla difficoltà di vivere. Visto uno, molto bello, su una famiglia di Guayaquil. Commento all’esterno, di un tipo sulla quarantina: - È costato tre milioni di euro, era meglio se li davano ai poveri -. So già per chi vota. (…). Si consuma, qui dentro. La lotta contro la fame si trova dove la fanno sul serio, e tutti i giorni: alla Don Bosco, alla Caritas, a Save the Children, nel suo villaggetto di legno, tante idee in poco spazio. Un bambino, mettiamo, di 8 anni, gioca al computer che gli chiede età, famiglia, scuola, insomma vita, e poi gli chiede: vuoi vedere come vive un bambino della tua età che non è nato in Italia? C’è da scegliere: Etiopia, Siria, Liberia, India, altre ancora. Il gioco di scambio, che non è un gioco, continua: ora che ti sei scambiato con lui, cosa faresti se scoppiasse una guerra? E se morissero la capra e le due galline che assicuravano un minimo di cibo? Ogni giorno muoiono di fame e malnutrizione 17 mila bambini sotto i cinque anni. Nella classifica dei Paesi in cui è più facile essere mamme è in testa la Norvegia, segue in blocco la Scandinavia, l’Italia ben piazzata (gradino 12), davanti a Francia (23) e Usa (33). In coda Haiti e Sierra Leone. (...). Ecco, la suddivisione in “classi” è ben rappresentata da quanto il bravissimo Gianni Mura ha visto all’Expo di Milano. Cosa si ha da celebrare? È un bel passo indietro, compiuto all’insaputa della “sinistra” senza aggettivazione alcuna. Saluti fraterni.

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