"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 20 aprile 2015

Sfogliature. 38 “Buoni e cattivi”.



“Age of pisces (?) / L'era dei pesci (?)” (2012) di LucaViapiana. Oil, Acrylic on Thermal Paper applied on Canvas. Cm 54x120.
Il lunedì 18 di giugno dell’anno 2007 postavo il quarantaquattresimo post di una serie che aveva per titolo “Memorie del tempo”. Titolo di quel lontanissimo post: “Buoni e cattivi” che ripropongo per questa “sfogliatura”. Vuole rappresentare questo modestissimo post la prova di una immutabilità antropologica nonché culturale di quello che viene definito il bel paese. Bello, perché? Da quel tempo oramai lontano abbiamo navigato a vista, sopravvivendo malconci al “berlusconismo” per approdare al tempo attuale rappresentato da quel “cambiareverso” che è un non senso assoluto. A quel tempo tutti i mali che affliggevano il bel paese venivano fatti risalire all’imperante dominio di quella che veniva definita la “televisione commerciale”. Orbene, di quella televisione ne ha usufruito il “berlusconismo” tout-court così come oggigiorno ne usufruisce la nuova vulgata. E la differenza dove sta? Rileggendo il post di quel tempo andato…
“Buoni e cattivi” è la brillante ultima corrispondenza dall’Italia di  Trisha Thomas, giornalista della tv statunitense Aptn. Trisha Thomas  è nata a Boston ma vive e lavora a Roma dal 1993. La sua corrispondenza – apparsa su Internazionale.it - rende a pieno l’immagine di un paese rissoso, senza una spina dorsale che si dica tale, approssimativo nella vita quotidiana come nelle scelte di campo, dettate il più delle volte - le scelte anche le più importanti per il paese - dalle convenienze temporali e da una teatralità di costume da non avere rivali al mondo. È pur vero che accanto ad una moltitudine siffatta il bel paese ha pure prodotto figure nobili e con convincimenti di ben altro spessore. Ma quelle  tali nobili figure restano come mosche bianche, senza un seguito e senza una memoria che informi ed orienti il vivere civile e politico del bel paese. Triste storia assai, invero! E gli strepiti di questi giorni che accomunano tutto l’arco costituzionale avverso un nemico ben individuato ma ancora non dichiarato pubblicamente è una prova ulteriore dello sfascio morale e civile che affonda radici lontane. Ne ha scritto di recente Eugenio Scalfari in questi termini: “ (…) La devastazione delle coscienze, della cultura, dei comportamenti e dei modi di sentire e di pensare prodotta dalla televisione commerciale in tutti i paesi a cominciare dal nostro, è stata immensa e difficilmente reversibile. Ha desertificato la morale, l’autonomia del giudizio, la sobrietà del costume, la privatezza dei sentimenti, il garbo, l’eleganza. Ha soppresso il silenzio. Ha confiscato il tempo libero. Ha imbarbarito il linguaggio. Le nuove invasioni barbariche hanno sede e forse addirittura origine nella televisione. Ciascuno di noi denuncia questo stato di cose e nel contempo ne è servo. C’è dunque un barbaro in ciascuno di noi? Ecco una questione politica – sì, politica – che andrà prima o poi posta senza reticenze perché riguarda, al fondo, la nostra libertà”. Per l’appunto, la politica, quella vera, e la libertà del cittadino, bene imbrigliata in una pantomima che tutto edulcora e svapora. Con il concorso dei professionisti della politica, adusi a ricompattarsi allo spuntare di un improbabile nemico. E se l’origine di ogni male fosse proprio in quel che ha scritto l’autorevole giornalista? Attenderemo gli sviluppi futuri, trepidanti come sempre. Trascrivo la brillante corrispondenza annunciata: Ci sono genitori che aspettano con ansia il momento in cui i figli gli chiederanno con tono innocente: - Come nascono i bambini? -. Ognuno ha la sua risposta, dalla cicogna alle uova della mamma e al seme nuotatore del papà, facendo salti mortali per evitare di parlare dell'atto. Ma abitando in Italia spiegare il sesso ai miei figli non era la mia prima preoccupazione. Sapevo che avrei dovuto affrontare un discorso molto più delicato: comunisti e fascisti. È successo l'altro giorno mentre camminavo in piazza del Campo, a Siena. Stavo mangiando un gelato con mio figlio di 12 anni, che aveva appena visto il film “Mio fratello è figlio unico”, quando all'improvviso mi ha chiesto: - Mamma, ma Marx era buono o cattivo? -. - Marx… dunque, era buono direi. Aveva delle idee molto interessanti. Quello che gli altri ci hanno fatto è un altro discorso -. Un attimo di silenzio. - E Stalin, mamma? -. - Ah, facile amore: lui era molto cattivo, ha ammazzato un sacco di gente -. - E Lenin? -. - Be', lui ha fatto una rivoluzione comunista… È complicato, non credo che fosse tanto buono, ma meno cattivo di Stalin. E amore, ti prego, ora non chiedermi di Mao -. Abbiamo finito il gelato in silenzio. Meno male che a scuola stava studiando Alessandro Magno. Comunisti e fascisti. Crescendo negli Stati Uniti non mi ero mai posta il problema: erano tutti cattivi. Ma in Italia queste due parole hanno un peso storico e delle sfumature basate su esperienze personali che solo gli italiani possono capire. Sono parole che accendono facilmente rabbia e passioni. Mi ricordo che una volta, appena arrivata in Italia, ero in una profumeria quando scoppiò una lite tra un uomo e una donna, due sessantenni, perché uno di loro aveva parcheggiato in doppia fila, bloccando l'altro. La discussione andava avanti da dieci minuti e a un certo punto la donna ha urlato: - Lei è un fascista! -. - Ecco, lo sapevo -, ha risposto lui. - Lei è una comunista! -. Io ero perplessa: che c'entrano comunismo e fascismo con il parcheggio in doppia fila? Qualche giorno dopo la conversazione a Siena, ero in macchina con mio figlio e un suo amico che aveva tutte le risposte. Il suo amico ci annuncia: - Il comunismo è una cosa buona, solo che i politici non sapevano farlo e hanno fatto un macello. Tipo: Che Guevara era buono ma Fidel Castro ha fatto un macello -. Abbiamo parlato un po' di Cuba, poi gli ho chiesto: - E i fascisti come sono? -. - Cattivi! -. - Ma dicono che a molti Mussolini piaceva -, ha aggiunto mio figlio. - Chi l'ha detto? -, ho chiesto. - Ho visto un documentario in tv -. Allora ho preso coraggio: -Quindi il comunismo è buono, il fascismo è cattivo. E che pensate del capitalismo?. L'amico di mio figlio, che ha il vantaggio di avere un fratello più grande, non ha esitato un secondo: - Buono! Il capitalismo è buono, io sono capitalista, io abito in un paese capitalista, il capitalismo è buono-. - Ah, ma non c'è niente che non va?-, ho chiesto. - Secondo alcuni il sistema capitalista fa i ricchi più ricchi e i poveri più poveri-. – No -, ha risposto il ragazzo, sicuro di sé. - Il problema del capitalismo è la globalizzazione. Io sono noglobal-. A quel punto ho mollato. Ho notato che stavolta era mio figlio che sembrava perplesso. Quella sera ho pensato a mia madre. Quando ero adolescente, mi diede un libro sul sesso che spiegava tutti i dettagli che lei non voleva raccontare. Lo nascosi in camera come se fosse un libro porno e ogni tanto lo tiravo fuori, quando ero da sola, per studiarlo incuriosita. Riuscii solo a sentirmi più confusa. Volevo comprare a mio figlio qualche libro di storia per adolescenti che spiegasse con dettagli e figure la storia dell'ultimo secolo in Europa e in Italia. Ma forse non basta, serve l'esperienza di vita.

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