"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 29 aprile 2015

Cosecosì. 95 “Divagazioni per il 1° di maggio”.



Uno spettro s’aggira  per le verdissime contrade del bel paese. E non è lo spettro del “comunismo”, morto e sepolto, com’è, sotto le sue stesse macerie ideali e materiali e che sopravvive solo nelle ossessioni di qualche sprovveduto, attempato manutengolo della Storia; e non è il “lumpenproletariat” immaginato e tanto temuto dal barbuto uomo di Treviri. È qualcosa di peggio e di più. È lo spettro del moderno uomo – al di là del genere - “dissociato”, dissociato con sé stesso e con la propria coscienza d’appartenenza, del moderno “proletario” che sfugge alle classificazioni sociologiche e/o politologiche sinora conosciute e che, per una parte, accetta di consegnare la fatica del proprio lavoro e le speranze della propria vita futura migliore ad una contrattazione valoriale e monetaria sempre più al ribasso con i padroni nuovi delle ferriere e che dall’altra, al contempo, svende i propri diritti di cittadino, che gli appartengono dal secolo dei lumi in poi, e che non ha più nulla da dire sui fatti importanti della sua vita e sull’organizzazione politica, sociale e strutturale del suo paese. Espropriato, volontariamente, o inconsapevolmente sino a qual punto è arduo assai definire – “la democrazia non è uno sport da spettatori. Se tutti stanno a guardare e nessuno partecipa, non funziona più”, secondo il pensiero di Michael Moore - , di tutto ciò che rientri a buon titolo nelle sue responsabilità di cittadino responsabile e riflessivo.

venerdì 24 aprile 2015

Sfogliature. 39 “25 di aprile: pietà e memoria fiori di primavera”.



Sarà domani il 25 di aprile. Sarà domani il 70° anniversario della “Liberazione”. Sarà domani il tempo di “Pietà e memoria fiori di primavera”, per come Maurizio Maggiani ha intitolato un Suo bellissimo racconto per “ricordare e vivere”. L’immagine che accompagna questo post è una straordinaria foto di quel tempo andato, una foto di donne che hanno combattuto accanto ai “partigiani”. Una foto di giovani donne che, chiamate all’impegno civile, hanno ribaltato i canoni del tempo vestendo una racimolata divisa ed imbracciando un’arma. A quelle donne non può non andare il nostro grato, commosso pensiero. Quante di quelle donne ritratte nella foto sono tornate ai loro amori, ai loro affetti familiari? Di quella “pietà” del Maggiani ne scrisse Cesare Pavese nel Suo straordinario, struggente volume “La casa in collina” (redatto tra il settembre dell’anno 1947 ed il febbraio dell’anno 1948) laddove concluse il Suo lavoro letterario così: “Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos’è guerra, cos’è  guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: - E dei caduti cosa facciamo? Perché sono morti? -. Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.

martedì 21 aprile 2015

Oltrelenews. 38 “Uozzameregaboys!”.



Da “Uozzameregaboys!” di Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 19 di aprile 2015: Era il 29 marzo 2014 e i giornali e i tg italiani (all’insaputa di quelli americani) si stupirono molto per gli elogi di Obama, in visita a Roma, a Renzi e Napolitano, ma anche agli altri monumenti della Capitale, tipo il Colosseo. Corriere della sera: “L’incoraggiamento di Obama all’Italia. Elogio di Napolitano”, “Matteo, ti aiuto io”, “La fiducia sulle riforme di Renzi. E a Napolitano: con te Italia fortunata”. Repubblica : “L’intesa tra Obama e Renzi: ‘Giusto cambiare l’Europa’. ‘Che roccia Napolitano’”. La Stampa: “Obama scommette su Renzi. ‘Sangue fresco, farà bene all’Europa’”. “Barack-Matteo: ‘Yes we can’”. “L’energia del premier conquista il leader Usa”. Messaggero : “Obama a Roma: mi fido di Renzi”. Unità: “Crescita e lavoro: yes we can. Obama promuove Renzi”. (…). 19 gennaio e 9 febbraio 2012: “Obama promuove Monti”. 18 ottobre 2013: “Obama promuove Letta”. Pure Merkel, Hollande e tutti gli altri capataz mondiali non fanno che “promuovere” gli ometti che si succedono a Palazzo Chigi, immancabilmente “colpiti” e “impressionati” dalle loro “riforme”, ovviamente “strutturali” e all’insegna della “crescita”. Appena vide Monti, Obama proruppe: “Ho piena fiducia nella leadership di Monti e voglio solo dire quanto noi apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta promuovendo il suo governo”. Un anno e mezzo dopo, al cospetto di Letta, non riuscì a trattenersi: “Non potrei essere più colpito dall’integrità, dalla profondità di pensiero e dalla leadership di Enrico Letta”.

lunedì 20 aprile 2015

Sfogliature. 38 “Buoni e cattivi”.



“Age of pisces (?) / L'era dei pesci (?)” (2012) di LucaViapiana. Oil, Acrylic on Thermal Paper applied on Canvas. Cm 54x120.
Il lunedì 18 di giugno dell’anno 2007 postavo il quarantaquattresimo post di una serie che aveva per titolo “Memorie del tempo”. Titolo di quel lontanissimo post: “Buoni e cattivi” che ripropongo per questa “sfogliatura”. Vuole rappresentare questo modestissimo post la prova di una immutabilità antropologica nonché culturale di quello che viene definito il bel paese. Bello, perché? Da quel tempo oramai lontano abbiamo navigato a vista, sopravvivendo malconci al “berlusconismo” per approdare al tempo attuale rappresentato da quel “cambiareverso” che è un non senso assoluto. A quel tempo tutti i mali che affliggevano il bel paese venivano fatti risalire all’imperante dominio di quella che veniva definita la “televisione commerciale”. Orbene, di quella televisione ne ha usufruito il “berlusconismo” tout-court così come oggigiorno ne usufruisce la nuova vulgata. E la differenza dove sta? Rileggendo il post di quel tempo andato…

mercoledì 15 aprile 2015

Oltrelenews. 37 “Factchecking”.



Da “Il fact checking è passato di moda: la cazzata (meglio se in tv) è libera” di Alessandro Robecchi, su “il Fatto Quotidiano” del 4 di febbraio 2015: (…). …capita che un ministro – la ministra delle riforme Boschi – vada in tivù, ospite di una popolare trasmissione (L’Arena, Raiuno) e, nel difendere una contestata norma prima approvata dal Consiglio dei Ministri e poi ritirata con imbarazzo, citi una legge francese. Insomma, è il succo, qui si fa tanto casino per uno sconto con soglia del tre per cento a chi froda il fisco, mentre in Francia quella soglia è del dieci per cento. Spettatori: tra i tre e mezzo e i quattro milioni di persone. Ecco. Verifica fatti. Fact cheking. Uno si aspetta, il giorno dopo, elaborate infografiche sui giornali, sapienti schemini che mettano a confronto la legge francese con quella italiana. Un lavoro di verifica che riveli alcune cose come, per esempio, che la legge francese dice ben altro, che riguarda l’evasione per errore (per carità, può capitare) ma non la frode, che la soglia è fissata in una manciata di euro (153 per la precisione), che riguarda singole voci dell’imponibile e non, come si è proposto qui, l’intero utile lordo (l’imponibile) di un’azienda, che è una bella differenza. Invece niente, con l’eccezione di questo giornale, qualche sito particolarmente attento e qualche tweet spiritosello.

lunedì 13 aprile 2015

Cosecosì. 94 “L’Io confessionale e l’Isis”.



“Ecce homo”, come da canone. È che la lunga stagione quaresimale e della passione sembra come aver prosciugato la linfa profonda del pensiero. Il cosiddetto “blocco” dello scrivano ha preso impietosamente il sopravvento. Quell’”ecce homo”, di una tragedia bi-millenaria, permane nella sua crudezza anche per le coscienze senza confessione religiosa alcuna. Poiché essa, quella tragedia dell’uomo nazareno, sembra fare da contrappasso alle tragedie dei giorni nostri. Una tragedia che, nella sua continuità, non ha mai avuto un istante solo di tregua. Ma non è dell’uomo nazareno che mi vien di parlare. Capita che attorno alle pasquali tavole imbandite per ricordare, ma non tanto, quella tragedia bi-millenaria ci si ritrovi a parlare dei fatti correnti, delle tragedie correnti. Nell’occasione neanche le “cuddure” nella solatia terra sicula, artisticamente elaborate dalle esperte massaie, per come la tradizione vuole ed impone, e con quell’infinità di uova in esse immerse, hanno alleviato la cupezza di quella tragedia che si rinnova nei giorni presenti. Il colloquiare è stato stanco, quasi di cortesia. Ma la tenzone era dietro l’angolo. È bastato un nulla. “Ecce homo”. Dichiara la sua confessionalità. Dichiara, con ostentato orgoglio, la passata sua militanza politica che a quella sua confessionalità si era ispirata tradendone in verità lo spirito e l’essenza. E con volo iperbolico sorprende gli astanti – esterrefatti - confessando la sua incondizionata ammirazione per i tagliatori di teste d’oggigiorno che a suo parere dimostrano la pienezza della loro fede, una forza grande, quella pienezza e quella forza che non si mostrano essere più in dote alle confessioni dell’Occidente.

venerdì 3 aprile 2015

Oltrelenews. 36 “Jobs-Balls”.



Da “Non si gioca così coi dati solo per un tweet”, intervista di Carlo Di Foggia al sociologo Luca Ricolfi (docente di “Analisi dei dati” presso l’Università di Torino, animatore della “Fondazione Hume”, editorialista del quotidiano “Sole24Ore”) pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 2 di aprile 2015: «Sì, mi sono accorto del putiferio». (…). Lei ha parlato addirittura di “segnali di fumo” mandati dal governo. «Perché c’erano numerose anomalie in quei dati comunicati alla stampa da Poletti». Quali? «Mancava quasi tutto. I dati ufficiali sono trimestrali e relativi a tutti i tipi di contratti e di settori, e inoltre includono anche le cessazioni. I dati forniti dal ministro nei giorni scorsi, invece, ignorano le cessazioni, sono al netto del lavoro domestico e della Pubblica amministrazione e sono lacunosi (ci sono certi mesi dell’anno e non altri)». Com’è possibile che un ministro arrivi a comunicare solo dati parziali, peraltro senza metterli per iscritto? «Perché, come quasi tutti i politici, pensa che avere per un giorno i titoli dei giornali faccia bene alla salute dell’anima e porti voti al partito. Tanto poi se i dati sparati senza controllo vengono smentiti, quasi nessuno si premura di dargli altrettanta visibilità».

giovedì 2 aprile 2015

Oltrelenews. 35 “Occupazione”.



Da “Lavoro, altro che miracolo Poletti costretto a smentirsi” di Carlo Di Foggia, su “il Fatto Quotidiano” dell’1 di aprile 2015: (…). Ieri (31 di marzo n.d.r.) l’Istituto di statistica ha diffuso i dati mensili sull’occupazione: nel solo mese di febbraio si registrano 44 mila occupati in meno (quasi tutte donne) e 23 mila disoccupati in più (+0,7 per cento), con il tasso di disoccupazione che sale al 12,7 per cento, tornando ai livelli del dicembre scorso. Rispetto a febbraio 2014 – primo mese dell’era di Matteo Renzi a Palazzo Chigi – l’occupazione è cresciuta dello 0,4 per cento (+93 mila), mentre la disoccupazione ha fatto un forte balzo in avanti del 2,1 per cento: significa 67 mila posti di lavoro persi. Solo poche ore prima, il Sole 24 Ore riportava anche la retromarcia del ministro del Lavoro Giuliano Poletti: dopo aver sbandierato pochi giorni fa i “79 mila contratti stabili in più siglati tra gennaio e febbraio”, Poletti si è deciso a comunicare al quotidiano della Confindustria anche quelli “cessati”, ridimensionando così il loro numero a 45.703, buona parte dei quali, come si temeva, sono stabilizzazioni di contratti precari e non nuovi posti di lavoro. È la certificazione di una corsa ad accaparrarsi l’incentivi stanziati dal governo con la legge di Stabilità: la decontribuzione fino a un massimo di 8.060 euro, che ha provocato una valanga di richieste all’Inps e potrebbe portare nel giro di pochi mesi a esaurire le risorse stanziate (1,9 miliardi di euro nel 2015).

mercoledì 1 aprile 2015

Oltrelenews. 34 “Monetecontro”.



Da “Euro e dollaro, una relazione difficile” di Paul Krugman, sul quotidiano la Repubblica del 23 di marzo 2015: (…). Evviva il dollaro forte! Forse, però, non è il caso di esultare. Di fatto il dollaro forte è un male per l'America. Sull'immediato indebolirà la nostra ripresa economica a lungo rimandata, aumentando il deficit commerciale. In senso lato, il messaggio che l'impennata del dollaro lancia è che siamo meno distaccati di quanto molti pensassero dai problemi oltreoceano. In particolare, dovremmo riflettere sull'accoppiamento dollaro forte ed euro debole come a un modo col quale l'Europa esporta i suoi problemi nel resto del mondo. America inclusa. Negli Stati Uniti di recente la crescita è migliorata e l'occupazione è salita con un ritmo che non vedevamo dai tempi della presidenza Clinton. Nonostante ciò, la situazione in cui versa l'economia lascia ancora molto a desiderare.