"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 2 febbraio 2015

Oltrelenews. 20 “Riformecostituzionali”.



La missione “costituente” del Renzi Matteo ben esplicitata nel suo volume “Tra De Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro” – Giunti editore (2006) -, visione ripresa e ben illustrata con le doverose citazioni tratte dall’autorevole scritto in “Il vecchio pallino del turbo premier” di Lucio Giunio Bruto su “il Fatto quotidiano” del 22 di ottobre dell’anno 2014: (…). Secondo lo sbrigativo presidente della Provincia di Firenze (nei pronunciamenti che risalgono all’anno 2006, oggigiorno primo ministro n.d.r.), “i vecchi codici del passato non dicono più niente”, e per capirlo “basta esaminare dieci articoli della Costituzione per fare i conti con la dimensione radicale della novità (...) i valori della Costituzione valgono ancora per tutti?”. La risposta renziana è no. E per dimostrarlo (...) comincia l’esame dei 10 articoli:
(...). “Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (...). Bisogna prendere atto del fallimento del nobile obiettivo dei Costituenti. Altro che fondata sul lavoro! Oggi l’Italia è una Repubblica affondata sulla rendita finanziaria che è nemica del lavoro” (...). “Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (...). È vero che tutti i cittadini sono uguali, ma qualcuno è meno uguale degli altri”. Ne consegue che anche questo articolo è vecchio e superato. (...). “Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro (...). Non andremo da nessuna parte, se continueremo a restare aggrappati alla tenera illusione di un mondo che non c’è più”. (...). “Art. 5. La Repubblica una e indivisibile riconosce le autonomie locali (...). Una e indivisibile. Anche sexy?” (...). E poi ci si lamenta se l’unico, vero difensore civico ormai è il Gabibbo” (...) “Art. 10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute (...). Fatta l’Italia, Cavour voleva fare gli italiani. Oggi per l’Europa vale il principio opposto. È maturo infatti un forte sentimento di identità europea, soprattutto tra i più giovani” (...). “Art. 11. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente... alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo (...). Ma a sessant’anni da quella Costituzione, qualcosa è cambiato. Il grande sogno di avere organizzazioni internazionali finalizzate ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni è sostanzialmente tanto necessario quanto (almeno ad oggi) fallito”. “ART. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (...). La Costituzione, con tutto il rispetto naturalmente, non se la può cavare con l’espressione ‘ogni altro mezzo di diffusione’ (...) tutto è in discussione con le nuove tecnologie” (...) “Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose (...). Chi vuole davvero difendere i principi costituzionali della famiglia deve additare come responsabile la tv di Beautiful, che ha disgregato la famiglia naturale fondata sul matrimonio (...). “Art. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (...) Bisogna prendere atto che l’articolo 49 è poco più che una boutade nell’attività concreta quotidiana... I cittadini, infatti, non hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti. I cittadini hanno il terrore di farlo. E talvolta anche il ribrezzo”. (...). “Art. 52. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino (...). Non è più il confine geografico a fare la Patria. Il mondo è piatto, senza confini, la comunicazione raggiunge e tocca tutti gli angoli del villaggio globale (...). La pochezza culturale che traspare dalle pagine di Tra De Gasperi e gli U2 è tale da lasciare esterrefatti. L’arringa anti-Costituzione del presidente della Provincia fiorentina è un incredibile pasticcio superficiale, ignorante e velleitario, che non scalfisce neppure di striscio uno solo dei principi costituzionali menzionati.

Da “La democrazia autoritaria” Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 6 di luglio dell’anno 2014: Ecco cosa accadrà se le “riforme” di Renzi, Berlusconi & C. entreranno in vigore: un regime da “uomo solo al comando” senza opposizioni né controlli né garanzie. Cari lettori, scriveteci il vostro pensiero sul modo migliore di opporci al rischio di questo disegno incostituzionale e piduista. 1. Camera. Con l’Italicum e le sue liste bloccate, sarà ancora composta da 630 deputati nominati dai segretari dei partiti più grandi. Quelli medio-piccoli saranno esclusi da soglie di accesso altissime (3% nell’ultima stesura n.d.r.). Il primo classificato (anche col 20%) avrà il 55% (40% nell’ultima stesura n.d.r.) e potrà governare da solo, confiscando il potere legislativo, che di fatto coinciderà con l’esecutivo a colpi di decreti e fiducie. 2. Senato. Con la riforma costituzionale, sarà formato da 100 senatori non eletti: 95 scelti dai consigli regionali (74 tra i consiglieri e 21 tra i sindaci) e 5 dal Quirinale. Sarà dominato dal primo partito e comunque non potrà più controllare il governo: niente fiducia né voto sulle leggi (solo pareri non vincolanti, salvo per le norme costituzionali). 3. Opposizione. I partiti di opposizione saranno decimati dall’Italicum. I dissenzienti dei partiti governativi potranno essere espulsi e sostituiti in commissione (vedi Mauro e Mineo). La “ghigliottina” entra in Costituzione: corsia preferenziale per le leggi del governo da approvare in 2 mesi, con divieto di ostruzionismo e emendamenti strozzati. 4. Capo dello Stato. Se lo sceglierà il capo del governo e del primo partito dopo il terzo scrutinio, quando la maggioranza dei 2/3 scende al 51%. Col 55% dei deputati, gli basteranno 33 senatori. Dopo il precedente presidenzialista di Napolitano, il Colle potrà arrogarsi enormi poteri d’interferenza in tutti i campi, giustizia in primis. 5. Corte Costituzionale. Il governo controllerà 10 dei 15 “giudici delle leggi”: i 5 nominati dal Parlamento e i 5 scelti dal capo dello Stato (gli altri 5 li designano le supreme magistrature). Difficile che la Consulta possa ancora bocciare leggi incostituzionali o dar torto al potere politico nei conflitti con gli altri poteri dello Stato. 6. CSM e magistrati. Anticipando la pensione delle toghe da 75 a 70 anni, il governo decapita gli uffici giudiziari. I nuovi capi li nominerà il nuovo Csm, con 1/3 di laici vicini al governo e un presidente e un vice fedelissimi al governo, previo ok del Guardasigilli. Progetto di dirottare i giudizi disciplinari dal Csm a un’Alta Corte per 2/3 politica, cioè governativa. 7. Procuratori e PM. Dopo la lettera di Napolitano e il voto del Csm sul caso Bruti-Robledo, il procuratore capo diventa padre-padrone dei pm, privati dell’autonomia e dell’indipendenza “interne”. Per assoggettare Procure e Tribunali, basterà controllare un pugno di capi, senza più il bilanciamento del “potere diffuso” dei singoli pm. 8. Immunità. Superata dai tempi e screditata dagli abusi, l’immunità parlamentare da arresti e intercettazioni rimane financo per i senatori non più eletti. Il voto a maggioranza semplice consente al governo di mettere in salvo i suoi uomini alla Camera e di nominare senatori “scudati” i sindaci e i consiglieri regionali nei guai con la giustizia. 9. Informazione. Senza abolire la Gasparri né toccare i conflitti d’interessi, la tv rimane proprietà dei partiti: il governo domina la Rai (rapinata di 150 milioni e indebolita dall’evasione del canone) e B. controlla Mediaset. I giornali restano in mano a editori impuri: aziende perlopiù ricattabili dal governo e bisognose di aiuti pubblici per stati di crisi e prepensionamenti. 10. Cittadini. Espropriati del diritto di scegliere i deputati e di eleggere i senatori, oltreché della sovranità nazionale (delegata a misteriose autorità europee), non avranno altre armi che i referendum abrogativi (sempre più spesso bocciati dalla Consulta) e le leggi d’iniziativa popolare: ma per queste la riforma costituzionale alza la soglia da 50 a 250 mila firme.

1 commento:

  1. Caro Aldo Ettore, stiamo andando male, molto male.
    Un abbraccio Franca.

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