"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 24 novembre 2014

Storiedallitalia. 67 “Il voto e la sovranità”.



Sono uno soltanto di quel 43,8% che ha votato ieri, domenica 23 di novembre, nella solatia Calabria. Nella brumosa regione dei tortellini, del lambrusco e della mortadella quelli che hanno pensato di raggiungere un seggio elettorale sono stati solamente il 37,7%. Tutto regolare? Si evince che nella Calabria solatia il 56,2% ha disertato le urne. E nella brumosa Emilia-Romagna il 62,3% ha disertato le urne. Tutto regolare? A chi interessa? Da un occhiello di un quotidiano ho letto che Renzi Matteo ha esultato. Di cosa? Ma quell’esultare la dice lunga. Il nuovo che quell’uomo avrebbe la pretesa di rappresentare è più vecchio di quanto lo si possa immaginare. Quell’esultanza non nasconde affatto le mire di potere della “casta” sopravvenuta. Sarà come per i candidati alle urne che si vuole pervicacemente designati dai vertici dei partiti affinché siano ligi e fedeli a chi li ha inseriti nelle liste elettorali ed ai posti giusti. La mira oggigiorno si conferma ma su di un orizzonte più largo: l’elettorato tutto. Avverrà che di questo passo ad eleggere gli “eletti” – nel senso di prescelti o unti - sarà una minoranza di cittadini. Ovvero, non importando a nessuno il massiccio abbandono da parte degli elettori aventi diritto – il dovere è naufragato -, si costituirà ed anzi si incoraggerà affinché si formi un nerbo elettorale, fedele ai partiti ed espressione degli stessi, che si incaricherà di partecipare alle elezioni e di eleggere gli “eletti”, nel senso di cui sopra. “Eletti” dai padroni dei partiti e dai loro manutengoli.
Non per altro il Renzi Matteo sta lì a confermare il sospetto: non eletto in nessuna delle competizioni elettorali più recenti ha esultato però al risultato delle ultime elezioni europee: 11.172.861 voti al PD – il 40,81% - ma su di una platea elettorale ridotta al 58,68%, ovvero a 28.908.004 su di un corpo elettorale che vede registrati 49.256.169. A chi importa l’imponente atto di astensione? Tanto meglio, si dirà nelle auguste stanze. A maggior ragione ci sarà da esultare dopo quest’ultimo straripante risultato elettorale. Scriveva Nadia Urbinati il 9 di settembre dell’anno 2010 sul quotidiano la Repubblica - “Il voto e la sovranità” -: Il diritto di voto nelle democrazie moderne contiene due diritti, non uno: non solo quello di eleggere un governo, ma anche quello di mandare in parlamento rappresentanti (ed in tutte le altre assemblee elettive n.d.r.) con i quali i cittadini credono di avere una corrispondenza di idee o interessi. La democrazia moderna non è semplicemente un sistema di selezione elettorale della classe dirigente, perché attraverso le elezioni si stabilisce anche una relazione tra partecipazione e rappresentanza, tra società e istituzioni. Questo comporta che il diritto dei cittadini di godere di un’eguale opportunità di determinare la volontà politica con il loro voto dovrebbe essere accompagnato da quello di avere un´opportunità non aleatoria di formarsi e far sentire le proprie idee e infine controllare chi opera nelle istituzioni. I sistemi elettorali dovrebbero essere pensati secondo questi due grandi criteri. (…). Che cosa dire del (…) diritto, quello dei cittadini di essere rappresentati? Una critica costante (…) è di mortificare “la soggettività degli eletti”: dovendo costruire coalizioni pre-elettorali, la soggettività del candidato e l´opinione che del candidato hanno i cittadini passano in secondo piano. Una prova della irrilevanza del merito del candidato sta nelle liste bloccate, per cui l´elettore si limita a votare solo per delle liste di candidati, senza la possibilità di indicare preferenze. L´elezione dei parlamentari dipende completamente dalle scelte e dalle graduatorie stabilite dai partiti. Con l´aggiunta, non irrilevante, che a guadagnarci non sono i partiti – se per partiti si intende l´intera struttura di appartenenza politica, centrale e periferica, di iscritti e attivisti - ma sono invece le segreterie. Le liste bloccate sono funzionali alle segreterie o, dove il personalismo è centrale, al capo. (…). Si potrebbe insinuare che con (la) legge elettorale un ceto politico ha voluto corazzarsi per sopperire alla propria debolezza di legittimità, e quindi non rischiare di rimettersi alla scelta da parte dell´elettore. Partiti che si auto-nominano sono una violazione della democrazia come lo sono tutte le organizzazioni oligarchiche, gruppi di potere che, ce lo aveva spiegato un secolo fa Gaetano Mosca, cercano di perpetuare il loro stato. Per questo scopo non c´è metodo migliore della cooptazione, della nomina d´autorità, il che equivale a togliere la possibilità di scelta a coloro che, i cittadini elettori, dovrebbero essere invece i depositari della sovranità. (…). Non è forse vero che questo sistema elettorale soddisfa la (…) idea di democrazia populistica per cui al popolo sovrano è riservato un unico potere: quello di acclamare o di ratificare la volontà del capo? Libertà apparente e sovranità di ratifica! In conclusione, nessuno dei due diritti che il diritto di voto esprime, viene soddisfatto dall´attuale legge elettorale: non quello che si traduce in governabilità né quello che pertiene alla rappresentanza. (…). Ci fu al tempo dei governi del signor B. una proposta che apparve irriverente verso le istituzioni ed al contempo fuori da ogni logica di democrazia rappresentativa: che a votare nelle aule del Parlamento fossero soltanto i capi-gruppo delle forze politiche. Una boutade? Uno scherzo? Un modo di dire per fare chiacchiericcio da bar? Oggigiorno ci si accorge che la tendenza ha fatto scuola: avremo una selezione del corpo elettorale ed i selezionati, per disaffezione dei rimanenti aventi diritto, rappresenteranno quei “capi-gruppo” che saranno incaricati di votare, nelle “libere” elezioni, gli “eletti” dei partiti. Una prassi democratica più spiccia e di sicuro risultato. Nell’urna ieri, domenica 23 di novembre, ho deposto la mia scheda dando la preferenza alla lista sicuramente perdente: ché a perdere è solamente la democrazia. Scriveva Aldo Schiavone – “Un Paese in emergenza” – sul quotidiano la Repubblica del 24 di luglio dell’anno 2010: Il problema non è di isolare questa o quella «mela marcia», ma di rendersi conto di dove porta un metodo di governo e di selezione dei gruppi dirigenti che sostituisce al merito, alla trasparenza e al dibattito politico il giro delle amicizie e delle reti di interessi, nel solo nome della fedeltà e della contiguità rispetto al capo. C'è sempre un momento in cui bisogna salvare le formazioni politiche (e non solo quelle) dall'accanimento dei loro fondatori. Scriveva il filosofo Michele Ciliberto - “La sinistra e l’astensione” - sul quotidiano l’Unità del 14 di giugno dell’anno 2013: Si è diffusa una idea della politica come pura gestione dell`esistente, grigia adesione a una realtà statica, presentata come necessaria e ineluttabile, impermeabile a cambiamenti profondi, effettivi. E contemporaneamente, in nome del concretiamo, si è diffusa indifferenza e perfino fastidio per i valori, le idee ridotti a pura e sorpassata ideologia: roba dell`Ottocento, estranea al mondo attuale. Quale sciocchezza! (…). Intendiamoci: ideologia non vuol dire mito e immaginazione, (…). Vuol dire anzitutto valori di emancipazione e di liberazione, storicamente definiti ed elaborati; ed è intorno a questi che deve oggi interrogarsi, e ragionare, un partito di sinistra se vuol rompere il muro di ghiaccio dell`astensione. (…). Oggi, per essere accettati e condivisi, i valori di riferimento di una forza di sinistra devono essere netti, chiari, devono essere alternativi, capaci di indicare una linea, un orizzonte preciso, una visione. (…). Una forza di sinistra che voglia diventare oggi una funzione dell`Italia deve sapere incrociare, e intrecciare, l`una e l`altra, radicalità e concretezza, trasformando frustrazione e risentimento in azione politica positiva, in una visione condivisa.

1 commento:

  1. Ciao, Aldoettore,le nostre idee politiche coincidono sempre. Ora abbiamo lo statista di Rignano che ha firmato tra le altre "boiate" il TTIP. Io ho firmato contro. Spero anche Tu. Un abbraccio. Franca.

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