"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 27 giugno 2014

Storiedallitalia. 56 “Al gran bar sport d’Italia”.



“Al gran bar sport d’Italia” non accenna a zittirsi l’incontenibile, indecoroso, inutile chiacchiericcio generato dalla disfatta dei cosiddetti “azzurri”. Un chiacchiericcio insulso, vomitevole, che la dice lunga sull’impronta antropologica del cosiddetto bel paese. Che la dice lunga anche su quella che è stata ed è la sua Storia. Non basta sostituire le cariatidi – nel senso di “Persona che sta in silenzio, muta, indifferente; estens. retrogrado, passatista” per come recita il dizionario Sabatini-Coletti – che hanno per sì lungo tempo occupato gli scranni alti del potere con le giovani e meno giovani acerbe menti della politica. Non basta tutto ciò. L’occupazione del potere continua nello stile che sia più consono a quell’impronta antropologica sulla quale hanno discettato in tanti, sempre malamente sopportati ed inascoltati. Scriveva l’indimenticato, sopportato, inascoltato Paolo Sylos Labini nel Suo “Diario di un cittadino indignato”: “La cultura è l’elemento unificante di una società e nella cultura rientra l’arte. (…). Ma, per la società, non meno importante è l’onestà civile della gente di ogni livello; è l’onestà civile diffusa che rende vivibile una società. L’autostima a livello popolare e la stima degli altri paesi sono la base dell’amor di patria e dell’orgoglio di appartenere ad una comunità. Esortazioni, gare sportive e festeggiamenti non sono inutili, ma senza quella base sono addirittura dannosi, perché pongono in risalto il contrasto fra l’apparire e l’essere, e l’amor di patria, quando c’è ipocrisia, invece di crescere diminuisce ulteriormente”.
Non basta sostituire le cariatidi al potere, ché le nuove non hanno nulla di diverso nell’approccio mass-media/politica, intendendo le sopravvenute cariatidi i mass-media quali strumenti indispensabili di “distrazione di massa” e di “scarnificazione del pensiero collettivo”. Poiché, senza un pensiero che sia articolato e compiuto, senza una cultura che sia presupposto per un qualsivoglia paese, avviene che le… “gare sportive e festeggiamenti non sono inutili, ma senza quella base sono addirittura dannosi, perché pongono in risalto il contrasto fra l’apparire e l’essere, e l’amor di patria, quando c’è ipocrisia, invece di crescere diminuisce ulteriormente”. Come non cogliere la profondità di quel pensiero che contrasta e stride con le superficialità, le banalità dell’oggi? Un grande viaggiatore inglese innamorato del bel paese - George Gissing, 1857/1928 - giunto “Sulle rive dello Jonio” - che è il titolo del Suo diario di viaggio pubblicato nell’anno 1901- ebbe a scrivere: “Tutte le colpe degli italiani sono perdonate appena la loro musica risuona sotto il loro cielo. Ci si ricorda di tutto quello che hanno sofferto e di tutto quello che sono riusciti a fare malgrado i torti ricevuti. Razze brute si sono gettate, una dopo l’altra, su questa terra dolce e gloriosa; la sottomissione e la schiavitù sono state, attraverso i secoli, il destino di questo popolo. Dovunque si cammini, si calpesta  sempre terreno che è stato inzuppato di sangue. Un dolore immemorabile risuona anche attraverso le eccitanti note della vivacità italiana. È un paese stanco e pieno di rimpianti, che guarda sempre indietro, verso le cose del passato; banale nella vita presente e incapace di sperare sinceramente nel futuro. (…). È legittimo condannare i dirigenti dell’Italia, quelli che s’incaricano di plasmare la sua vita politica e sconsideratamente la caricano di pesi insopportabili”. È che con l’impronta antropologica che ci si ritrova è assai ben difficile maturare comportamenti personali e collettivi che si confacciano con le democrazie avanzate. Dello scombiccherato “prima del mondiale” ne ha fatto un prezioso spicilegio Marco Travaglio – “Per favore, non mordermi sul collo” - su “il Fatto Quotidiano” del 26 di giugno. Di seguito trascrivo l’antefatto di quella disfatta. Per il “durante il mondiale” e per il “dopo il mondiale” rimando ad altra parte del layout di questo blog:
Prima… (…). Pronti, via. “Siamo pronti a sorprendere. Ci siamo preparati bene fisicamente e mentalmente. Le prime partite non sono decisive, ma vincere dà una forza straordinaria” (Cesare Prandelli alla vigilia di Italia-Inghilterra, Repubblica, 14-6).
Da Maracanà a Oronzo Canà. “Pirlo all’ultimo show: ‘Prima la finale al Maracanà poi lascio la Nazionale’” (La Stampa, 12-6).
La perfida Albione. “Fa piacere mandare a fare… gli inglesi, boriosi e coglioni” (Maurizio Gasparri, Twitter dopo il 2-1 con l’Inghilterra, 15-6).
Cesare e i Britanni. “Quella con l’Inghilterra è stata una partita epica, la ricorderemo per tutta la vita” (Cesare Prandelli dopo la prima e unica vittoria al Mondiale contro gli inglesi, 15-6).
Brrr che fresco. “La dieta anti-calore. Papaia e frutta secca. L’Italia vince a tavola” (Libero, 18-6). Che tesori. “Il tesoretto. Prandelli cambia, ecco un’Italia più esperta. Buffon si tuffa, è l’ora di Abate e Bonucci”(Corriere, 19-6).
Panettone Motta. “Il momento di Thiago Motta, la stella che preferì l’Italia: ‘Io non mi sento brasiliano’” (Repubblica, 19-6). “Motta a centrocampo, Cesare lancia il brasiliano che servirebbe a Scolari” (Libero, 19-6). “Thiago vuol dire sicurezza: ‘Se tocca a me io sono pronto’” (Corriere, 19-6).
Palpami il popò. “Bonolis, non vada via senza essersi fatto dare una palpatina al popò, che porta bene” (Marco Mazzocchi, Notti Mondiali, Rai1, 19-6).
Baciami il Balo. “Se battiamo la Costa Rica voglio un bacio, ovviamente sulla guancia, dalla regina d’Inghilterra” (Mario Balotelli, Twitter, 20-6)
Sogno o son desto. “Riprovaci, Italia. Col Costa Rica voglia di sognare” (Repubblica, 20-6).
In o a fondo? “Non voglio essere una star, ma un Campione del mondo. In Brasile è scattato qualcosa in me. Guardo le altre gare per divertirmi, non mi interessa chi può andare in fondo: conta solo che in finale ci sia l’Italia” (Mario Balotelli, Repubblica, 20-6).
Ha scritto il professor Maurizio Viroli nella “premessa” al Suo Volume “La libertà dei servi” – pag. XI, Laterza editore (2010), pagg. 144 € 15 -: “Ritengo (…) che l’Italia sia un paese libero, nel senso che c’è sì la libertà, ma quella dei servi, non quella dei cittadini. La libertà dei servi o dei sudditi consiste nel non essere ostacolati nel perseguimento dei nostri fini. La libertà del cittadino consiste invece nel non essere sottoposti al potere arbitrario o enorme di un uomo o di alcuni uomini. Poiché in Italia si è affermato un potere enorme, siamo – per il solo fatto che tale potere esiste – nelle condizioni dei servi”. 113 anni dopo rimane sempre valida la geniale intuizione di quel grande viaggiatore e scrittore per il quale “è legittimo condannare i dirigenti dell’Italia, quelli che s’incaricano di plasmare la sua vita politica e sconsideratamente la caricano di pesi insopportabili”. Ieri come oggi.

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