"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 1 gennaio 2014

Cosecosì. 65 Almanacco del 2014*.



Gennaio. I mendicanti vendono rose rosse. Frettolosi viandanti li schivano. Se fosse una scena già scritta sarebbe Brecht, Testori. C'è un senso di sconfitta negli uomini e nei fiori. Non so come si annoveri (forse tra i nuovi poveri?) quello che twitta "Ciao, sono in coda alla Caritas". Nella stagione arida (come spiega la Fao) quando gira la ruota rischi la pancia vuota.
Febbraio. Fuori nevica. Sciatori di Pechino salgono in teleferica sul dorso del Cervino. Dicendo cin ciun cen acquistano in contanti tutti e quattro i versanti. Non sono molto zen. Guardano indecifrabili quel diedro bellissimo ma raggiungibilissimo da strade carrozzabili. Tutto sarà asfaltato. Cominciano domani. Nemmeno i valdostani ci avevano pensato.
Marzo. La crisi offende anche i ceti protetti. Manager con le agende vuote, come le aziende che hanno appena svuotato: logica di mercato. Compro-oro costretti a comprare l'argento e giù, per slittamento, ecco che i comprargento vanno a rubare il rame. Moda quasi alla fame. Gli stilisti rammendano gli scampoli, purtroppo. Sperando che si vendano firmano ogni rattoppo.
Aprile. Dopo Stàmina nuove cure salvifiche! Senza alcuna disamina e inutili notifiche degli scienziati (casta!) per promuoverle basta che piacciano alla gente. C'è l'oncorepellente estratto dalle vongole i fanghi di Plutone l'ipnosi con le bombole le flebo di carbone la gomma di cammella che cancella ogni male e il metodo Di Bella rifatto in digitale.
Maggio. È maggio e Casaleggio aggiorna i suoi pronostici. Il web, sotto il maneggio dei regimi più ostici sarà perseguitato fino al duemilaeventi. Ma poi, transustanziato in divine sementi feconderà il pianeta: non questo, quello nuovo che predisse il profeta fatto a forma di uovo. Dai siti neosinfonici vulcani col pennacchio eruttano sintonici il suono del pernacchio.
Giugno. Napolitano sgrida chi alza la voce chi alle riforme nuoce chi veste in modo strano chi beve il cappuccino facendo vrush. Chi tiene i piedi sul cuscino chi non saluta bene chi gioca coi fiammiferi chi mangia troppo agliato chi accende i caloriferi nei giorni che è vietato chi si presenta senza i pantaloni in piega e questa sua indecenza nemmeno te la spiega.
Luglio. Di nuovo in piazza protestano i forconi. Ma quante le scissioni! Se ne va la ramazza. Si sfilano i picconi. I rocchetti e i ditali fanno i blocchi stradali ma i camion con rimorchio li spianano. Spettrali la trebbiatrice e il torchio sfilano nella notte. La ruspa e l'autobotte chiedono meste l'obolo. Sfilano per le vie mille consorterie. Però non fanno un popolo.
Agosto. Ferie liquide: lo spiegano i sociologi. Due giorni tra le rapide pagaiando fortissimo o un week-end con gli enologi nel maso isolatissimo. Una nottata a Rimini ballando al Carmencita o anche una bella gita sulle strade del vimini. A Ibiza o Formentera per una sola sera c'è una mono-movida per chi tira la cinghia. Mai uno che decida di non fare una minchia.
Settembre. I democratici che han fatto punto e a capo danno consigli pratici a Renzi, il loro capo. Le tappe: il segretario diventa commissario dell'Unione Mondiale. Poi presidente aggiunto dell'Internazionale (nuova sede a Sagunto). Margravio. Gran Visir. Sire dei Turcomanni. Principe del Pamir. Sindaco di Parigi. Infine, a ottantun anni andrà a Palazzo Chigi.
Ottobre. Grillo calcola il costo di ogni briciola che cade dalla tavola. Son quindici centesimi al dì, ma se non lesini è un attimo che salgono a sedici. Che valgono almeno ventisette delle vecchie lirette. La colpa è di Bruxél (salgono i decibél) insieme al pidiél e al pidimenoél troia di tua sorél! Ridurrebbe gli sprechi calcolarli in copechi.
Novembre. Che sorpresa! la legge elettorale! Si raggiunge un'intesa sull'urna romboidale. Il resto è a discrezione del singolo elettore: data dell'elezione scheda di che colore in quale seggio, al mare con l'uninominale o ai monti, dove pare valga il proporzionale. Puoi votare col vecchio sistema manuale o dirlo in un orecchio al presidente. Vale.
Dicembre. C'è un segnale di ripresa industriale. Si vendono più corde per impiccarsi. Sorde alle voci malevole le volontà politiche rendono più scorrevole il nodo della crisi. Poche coscienze eretiche affiggono gli avvisi "chiuso per sempre". Vanno dove nemmeno sanno come Cristo sull'asino prima che glieli brasino con la storiella greve della ripresa a breve.

*L’almanacco è tratto, integralmente, da “Duemilaquattordici” di Michele Serra, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 31 di dicembre 2013.

Lascio alla Vostra pazienza, alla Vostra comprensione ed alla Vostra riflessione di navigatori della rete, nel primo giorno di gennaio dell’anno 2014, un pensiero di Barbara Spinelli tratto da “I sonnambuli dell’Europa” pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 31 di dicembre 2013: (…). L’accenno ai baratri, sempre miracolosamente sventati, è divenuto un trucco di governanti impotenti, inetti, che usano il linguaggio apocalittico e le paure dei popoli immiseriti «al solo scopo di restare titolari della gestione della crisi». Lo dice l’ultimo rapporto del Censis: non è «con continue chiamate all’affanno», né con la «coazione alla stabilità», che si ricostruirà una classe dirigente. Impossibile ridivenire padroni del proprio destino se gli Stati fingono sovranità già perdute e si consolano facilmente, come in Cocteau: «Visto che questi misteri ci oltrepassano, fingiamo di esserne gli organizzatori». (…). Ora siamo (…) in piena discrepanza tra parole e azioni, e tutti partecipano alla regressione: compresi gli sfiduciati, i delusi pronti a disfarsi di un’Europa che non è all’altezza della crisi. È diffuso l’anelito a sovranità comunque inesistenti, e il sonnambulismo riappare con il suo corteo di irresponsabilità, ignoranza, patriottismi chiamati difensivi. (…). Ecco la modernità brutale del 1914, scrive Clark. Anche i popoli — spogliati di diritti, disinformati — barcollano sperduti fantasticando recinti nazionali eretti contro l’economia-mondo. Credono di contestare i governi. Sono in realtà complici, quando non esigono un’altra Europa: forte e solidale anziché serva dei mercati. Il pericolo, tutti lo sentono per finta. Dice (…) Broch: «Solo chi ha uno scopo teme il pericolo, perché teme per lo scopo». Da anni siamo abituati a dire che l’Europa federale ha perso senso, col finire delle guerre tra europei. Ne siamo sicuri? La povertà patita da tanti paesi dell’Unione sveglia risentimenti bellicosi. E la mondializzazione non garantisce pace, come ammoniva già nel 1910 Norman Angell, nel libro La grande illusione. L’internazionalizzazione dell’economia rendeva «futili le guerre territoriali», questo sì. Ma intanto ciascuno correva al riarmo. (…). La forza fisica che Angell giudicava futile, e però letale, è quella dello Stato-nazione che s’illude di fare da sé, piccolo o grande che sia. La lezione del ‘14 non è stata ancora imparata.

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