"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 14 dicembre 2013

Eventi. 14 “Hamba Kahle addio compagno”.



Da una “memoria” di Dario Fo – “L'altro Mandela: tagli ai privilegi e un solo mandato” – pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 12 di dicembre 2013.

In una scena all’inizio dello stupendo film Invictus di Clint Eastwood, il partito di Mandela, riunito a congresso, decide di abolire i colori e lo stemma dalle casacche dei giocatori della nazionale di rugby, lo sport più popolare in Sudafrica, dove c'era un solo nero. Votazione per alzata di mano. Tutti gli uomini di colore levano le braccia in alto. I simboli della squadra, che oltretutto si trova in una crisi disperata, vengono annullati. Allora entra in scena Mandela, prende la parola e, con tono deciso, si dice contrario a quella risoluzione. “Dovremmo ripristinare gli Springboks. Reintegrare il loro nome, il loro emblema e i loro colori immediatamente. E vi dico perché. A Robben Island, tutti i miei carcerieri erano bianchi. Li ho studiati, ho imparato la loro lingua, ho letto i loro libri, la loro poesia. Occorreva che conoscessi il mio nemico per poter prevalere su di lui. E infatti abbiamo prevalso, non è così? Tutti quanti noi abbiamo vinto. I bianchi non sono più i nostri nemici, oggi, sono i nostri fratelli sudafricani, i nostri concittadini in democrazia. E a loro stanno a cuore gli Springboks. Se glieli portiamo via noi li perderemo, ci comporteremo come da sempre hanno fatto loro con noi. No. Noi dobbiamo essere migliori. Dobbiamo sorprenderli con la comprensione, con la moderazione e con la generosità.  È il momento di costruire questa nazione, usando ogni singolo mattone a nostra disposizione”. Ci fu una nuova votazione e, per un solo voto, la proposta di Mandela, Venne approvata. (…).

Ricevo e posto l’ode “In morte di Nelson Mandela” ricevuta dall’amico Giovanni Torres La Torre.

Nel suo viaggio di luci e ombre
la luna corre ad avvisare
gli abitanti delle terre del Natal
quelli degli altipiani stepposi del Karru
e dei Monti dei Draghi
le acque del fiume Orange
e i sepolti vivi delle miniere d’oro e uranio
di Johannesburg e di altre tane:
il messaggio di dolore al popolo del Sudafrica
è per la morte del grande padre della Nazione
Nelson Mandela.
Milioni di braccia
nella capitale
nelle baraccopoli delle città
in ogni villaggio
alzano al ritratto sorridente
fiori canti e preghiere:
mai più lutti ingiustizie e razzismo
mai più bambini senza latte senza scarpe e senza libri
e madri e figlie violentate
da criminali d’ogni risma
mai più schiavi nelle miniere
pesi di catene e pietre
carovane di uomini venduti come bestie
e sudari e celle di morte.
La nostra terra non vuole più
pozzi di acque fangose e tetti di lamiere
veleni nel sangue
né ladri e briganti a sventolare bandiere.

II
Non sono però ancora finiti i tempi della sofferenza
nel continente africano.
Incombono ancora urla di massacri
e il futuro è opaco.
I sopravvissuti dell’Apartheid e di Soweto
uccelli e musiche di fiati
intonano cori di ringraziamento
ai ritratti di Tata Mandela.

III
Hamba Kahle
addio compagno.
Torna alla terra eterna che ti fu madre
in solitudine e contemplazione.
Scorrono le acque e volano gli uccelli
nascono vivono e muoiono gli esseri umani
lasciando un grande sogno:
il diritto alla libertà
sempre da difendere e conquistare ogni giorno.
Addio Nelson Mandela.

Dalla memoria di Dario Fo.
 
Mandela, fin da prima della sua liberazione, si estranea completamente come se non avesse vissuto tutte le angherie patite e dice: “Quando la mia liberazione era prossima ho messo giù le tracce dei discorsi che avrei dovuto tenere, e man mano le parole “condanna”, “castigo” e soprattutto “vendetta” venivano cassate. A che scopo avrei deluso i miei fratelli che speravano, in memoria dei loro cari umiliati, torturati, e uccisi per anni, anzi secoli, che fosse data soddisfazione a quel popolo trattato come gli animali da allevamento? Ma il problema più importante era quello della costruzione di una comunità nazionale che non vivesse nella logica infinita della vendetta e delle ritorsioni. Il pericolo maggiore era quello di creare, in conseguenza del far giustizia ad ogni costo, una situazione di paura, anzi, di terrore nella totalità dei bianchi, i quali avrebbero preferito abbandonare il proprio paese piuttosto che subire una ritorsione”. Quel comportamento fu di esempio a tutti i popoli. (…). Egli, nell’atto stesso in cui accettava di ricoprire la carica di Presidente del Sudafrica dichiarava che sarebbe rimasto al potere per un solo mandato. E mantenne la sua parola. Anzi, alla folla di sostenitori che insistevano perché rinnovasse quell’impegno egli rispose: “No, non voglio assolutamente essere di esempio per un andazzo che normalmente si ripete in ogni società democratica: quello di gestire il potere ad libitum. Oltretutto ci sono giovani uomini politici che, sono sicuro, faranno meglio di me. Infatti, personalmente, ho mancato in più un’occasione, a cominciare dal problema della lotta all’Aids, e da un’attenzione più decisa, direi drastica, contro la criminalità organizzata che sta ancora rovinando il mio paese”.

2 commenti:

  1. Carissima Franca, la morte dei grandi Uomini, e tu dici bene di Nelson Mandela "grandissimo", segnano un punto a sfavore di noi che sopravviviamo. E' come se un'altra luce si fosse spenta a non più illuminare il nostro periglioso cammino. Un carissimo abbraccio. aldoettore

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