"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 2 ottobre 2013

Cronachebarbare. 24 “Il bancomat di Don Salvatore”.



“Il bancomat di Don Salvatore” lo ha scritto Alberto Statera sul quotidiano la Repubblica del 18 di luglio dell’anno 2013. Sembra un secolo fa. Eppure è solamente l’altro giorno appena. Intanto si è consumata l’ultima sceneggiata dell’egoarca di Arcore: ridarà la fiducia la governo Letta. L’ho appena appreso dai media che fingono d’essere sorpresi ed esterrefatti. Fingono. Queste bravure dell’egoarca di Arcore sono la loro ragione d’esistenza. Qualcuno inizierà a chiamarlo “grande statista”. Qualcun altro dirà che sarebbe il caso di dirgli “grazie” per il suo buon cuore. Imploreranno i più che si metta una pietra sopra alle sue malefatte. È un perfetto gioco d’incastro. E come sempre, in questo disastrato paese, troveranno ascolto i tanti turiferari e cantori d’occasione. È sempre andata così. Ma c’è da indignarsi. E so bene che non basta. Occorrerebbe ben altro. Ma l’anagrafe mi esclude da pensieri barricadieri e da azioni d’assalto. Il mio tempo, in fondo, è passato. Mi resta, consolatoria, l’appartenenza a “quellichelasinistra”, che si sentono di non stare “a sinistra” e di non essere “di sinistra”. L’ho già scritto: non è un problema di “prossemica”. Ma allora, il 18 di quest’ultimo luglio, leggendo il “pezzo” di Statera avrei invocato le barricate. Infischiandomene dell’impietosa anagrafe mia. Scriveva Alberto Statera: E poi diciamo le "piccole" utilità, un monumento grottesco alla megalomania a spese altrui. L'ingegnere – (Salvatore Ligresti n.d.r.) aveva a disposizione 3 auto Mercedes e Audi, un autista, 2 telefoni, l'ospitalità gratuita negli Atahotel. A Jonella di auto ne occorrevano quattro:3 Bmw e una Mercedes, più un autista, una foresteria a Roma, 3 telefoni e 3 "risorse" per uso personale, cioè dipendenti pagati dalle società del gruppo, ma al servizio della signora. A Giulia invece erano state assegnate 5 auto di proprietà aziendale, 2 Audi 8, una Mercedes, una Mini Cooper e un'Alfa Romeo, che forse serviva all'autista o alle 3 "risorse" personali. Paolo si accontentava di una Lexus, di una Mercedes e di un'Audi, più 5 telefoni, una foresteria a Roma, un autista e 2 "risorse". The Family nel suo insieme poteva contare gratuitamente su 13 automobili, 18 linee di telefonia mobile, 25 di telefonia fissa, una villa a Viareggio, 15 appartamenti al Tanka Village per loro e per gli amici, 6 abbonamenti a Sky, 10 "risorse", più la vigilanza. (…). E se si va allo scenario di queste giornate autunnali si viene a sapere che l’ex ad di Telecom avrà una liquidazione di 3,6 milioni di euro. Intanto sotto la sua attenta vigilanza ha mandato a picco l’azienda che gli profonderà il ricchissimo appannaggio. Ma il rientro mio – anzi nostro, familiare – alle consuete abitudini post-estive è stato segnato da inequivocabili messaggi della “crisi” che morde ferocemente. Mi è capitato, in due successive occasioni, di recarmi al Policlinico Universitario della mia città e di trovare, pur in orari differenti, la sala d’attesa ed il centro prelievi quasi vuoti. Una realistica rappresentazione di quanto stia costando la “crisi” alle categorie più disagiate, alle categorie meno protette tra le quali gli anziani. Erano essi a riempire a tutte le ore quelle sale del Policlinico della mia città. Dopo aver tagliato il tagliabile rinunciano ora anche agli accertamenti sanitari. Nel mondo dell’ingordigia e della spregiudicatezza Alberto Statera documenta: La figliolanza è sì famelica, ma il padre li supera tutti. In poco tempo si è concesso il pagamento di consulenze per una quarantina di milioni. La Guardia di Finanza e i Pm faticheranno poi non poco a ricostruire tutte le consulenze in contanti o "in natura" all'estesissimo clan ligrestiano. Intanto c'è la famiglia La Russa. Giunto a Milano tanti anni fa, don Salvatore fu presentato a Cuccia da Antonino La Russa, fascista, ex federale di Paternò e capoclan della genia che tuttora infesta Milano. A libro paga dell'ex Gruppo Ligresti figuravano Geronimo, figlio gaudente dell'ex caricaturale ministro "Gnazio", e il fratello Vincenzo, mentre un altro fratello allieta la schiera dei consiglieri regionali lombardi nei guai con la giustizia. Nel governo Monti, Ignazio non entrò come ministro, ma impose come sottosegretario alla Difesa Filippo Milone, anche lui catanese di Paternò, quello che bussava a soldi alla Finmeccanica di Guarguaglini per conto del Pdl e che ha sempre lavorato nelle società immobiliari di Ligresti. Politici, prefetti, grand commis: chi può dire di non aver avuto qualche favore da Totò Ligresti? (…). Piergiorgio Peluso, figlio dell'attuale ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, è stato da poco liquidato con 3,6 milioni di euro dalla Fonsai dopo quattordici mesi di lavoro. Ma il capolavoro di don Salvatore è stato quello delle Tre Madonne. Piccolo episodio, se volete, rispetto alla infinita voragine di credibilità e di moralità del capitalismo di relazione all'italiana, ma emblematico del modus operandi di un sistema sconcio fondato sui favori, sugli amici e gli amici degli amici. Roma, Parioli, in via delle Tre Madonne 16/18 c'è un lussuoso condominio (…). Capisco che è difficile crederci, ma in quel palazzo in una delle vie più belle di Roma, abita o ha abitato, come ha rivelato "L'Espresso", una legione impareggiabile di potenti, non si sa se gratis o a prezzo d'affezione (ma poco importa): da Angelino Alfano, attuale ministro dell'Interno a sua insaputa e vicepresidente del Consiglio, a Renato Brunetta, concitato presidente dei deputati berlusconiani; da Mauro Masi ex direttore generale della Rai e attuale amministratore delegato della Consap, che si occupa di servizi assicurativi pubblici, a Italo Bocchino, ex vice di Gianfranco Fini, fino a Chiara e Benedetta Geronzi, figlie di Cesare, ex presidente di Mediobanca e di Generali e lord protettore del Sistema Ligresti. Perla condominiale Marco Cardia, figlio dell'ex presidente della Consob Lamberto Cardia. Capite ora perché è un po' da babbei continuare a chiedersi dov'era l'Autorità di controllo negli anni in cui il clan di Paternò - e altri consimili - spolpavano società quotate in Borsa?. E già. Ma è nell’indifferenza di una pubblica opinione inesistente che si fanno gli affari migliori. È sempre Alberto Statera ad arricchire i “cahiers de doléances” de’ noantri – i cosiddetti quaderni delle lamentele – sull’ultimo numero del settimanale Affari&Finanza – “Zaleski e Ligresti i soliti noti travestiti da patrioti” -: Guardi quel che capita nella banca, nell'alta finanza e in quel poco di grande industria che ci resta e ti sembra di vedere come in uno specchio il degrado della politica. Alitalia, Telecom, Ligresti, Zaleski, Riva, Unicredit, Banca Intesa, è la lista assai parziale dei dossier spinosi quando non dei disastri che assediano il paese e delegittimano una volta di più gran parte della cosiddetta classe dirigente. (…). Mentre le imprese strategiche volano via, le banche, che in esse sono impegnate in quel suk di partecipazioni incrociate e scatole cinesi finora pilastro dell'anomalo capitalismo italiano, litigano tra loro e litigano al loro interno, mentre si leccano le ferite causate dall'abitudine inveterata e raramente punita di finanziare gli amici e gli amici degli amici. Per loro il credito non manca mai, anche se coinvolti in operazioni da codice penale. (…). Dicevamo della banca, dell'alta finanza e della grande industria specchio fedele della politica. Anche nelle dimensioni. Anzi, persino la politica forse è più parca. Sapete quante sono le cariche nei consigli d'amministrazione e di gestione solo delle prime dieci banche italiane ? 1.136, più di deputati e senatori messi insieme. I banchieri non ci mancano e neanche i capitalisti. Ma abbondano quelli che il finanziere Jody Vender ha definito "soliti noti travestiti da patrioti". È lo strabismo della opinione pubblica del bel paese che ha permesso che scandali e quant’altro attinente al malaffare dei cosiddetti “colletti bianchi” abbia potuto dispiegarsi con la strabordante sua potenza di fuoco. Senza resistenza alcuna. Non dall’”antipolitica” che è al potere e che ne trae vantaggi, né tanto meno da una cittadinanza vigile ed avvertita. Ecco perché da domani saremo chiamati a ringraziare l’egoarca di Arcore per il suo alto senso di generosità e ad inneggiare alla enorme sua stazza di “grande statista”.  

1 commento:

  1. Non si capisce la Cancellieri su quali prove accertate " mediche " previste si basa quando dice che la Licresti poteva morire ! . . .COMUNQUE . . . . Enrico Letta . . . non può continuare a dare fiducia a prescindere . . a tutti quei Ministri che vanno fuori dal seminato Istituzionale ! Ciò presupporrebbe il dare mandato di Carta Bianca a fare quel che si vuole, anche di iniziative non punibili ma molto discutibili del buon andamento democratico al di sopra delle parti !
    E' questo quel che si vuole da chi deve Amministrare un Governo ?
    E il PD si rende conto della Sua inutilità Politica ? Considerando che non sa stoppare nemmeno l'evidenza non democratica del Suo Primo Ministro davanti a situazioni che lo rendono ridicolo agli occhi del mondo ?
    Questa cosa non può passare sotto silenzio, al di là delle appartenenze politiche o delle simpatie! Un Ministro non può interessarsi ad personam, specie quando questa persona ha reso ricco suo figlio!

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