"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 24 luglio 2013

Lamemoriadeigiornipassati. 12 “La pastasciutta in bianco del 25 luglio”.



Domani è il 25 di luglio. 70 anni dopo il 25 di luglio dell’anno 1943, quello del “Gran Consiglio”. Rossella Cantoni, presidente dell’”Istituto Alcide Cervi”, lo ricordava così, quel 25 di luglio, sul quotidiano l’Unità di sabato 24 di luglio dell’anno 2010 – “La pastasciutta in bianco del 25 luglio” -: Il 25 luglio del 1943, il Gran consiglio del Fascismo vota la sfiducia a Benito Mussolini e il re lo fa arrestare. Cade il regime. A Campegine, in provincia di Reggio Emilia, si fa festa. Una famiglia di contadini un po’ particolari per l'ingegno e la passione che mettono nel lavorare la terra e nell'opporsi alla dittatura, fa il più bel funerale del Fascismo, per dirla con le loro parole. Decide di offrire al paese un piatto di pasta asciutta. Sono i sette fratelli Cervi con il padre Alcide, la madre Genoeffa e tante altre famiglie della zona. Tempi di fame e povertà, anche nella bassa reggiana, c'è la guerra combattuta e c'è la voglia di sperare. I Cervi ricreano la piazza, la riprendono dopo anni di adunate pilotate, offrendo pastasciutta a tutti i compaesani, una pasta frutto della farina e delle braccia di più persone che non avevano molto. Al massimo potevano fare una pasta in bianco, con burro e parmigiano, ma quella la fecero. Il 25 luglio è una data storicamente nodale, analizzata da storici e giornalisti nella sua ufficialità, ma troppo spesso si è tralasciato di raccontare la gioia che investì la popolazione, il carattere pacifico delle manifestazioni spontanee che si improvvisarono, espressione di un antifascismo diffuso, spesso nemmeno consapevole, che voleva la fine della guerra, della fame e della paura. La Liberazione arriverà solo venti mesi dopo e costerà ancora tanta sofferenza, ma quel 25 luglio il primo istinto fu di festeggiare insieme. Quello spirito, quell'ottimismo, rivive ancora nella casa che fu dei Fratelli Cervi, oggi Museo, ogni 25 luglio. (…). Non bisogna cancellare quella Memoria. È dalla Memoria che si trae la linfa necessaria alla vita futura. Ha scritto Massimo Recalcati, psicoterapeuta lacaniano, sul quotidiano la Repubblica di ieri, 23 di luglio – “Rimozione e pacificazione” -: In psicoanalisi esiste una legge del funzionamento mentale che vale la pena oggi ricordare perché si presta a leggere anche i fenomeni della vita collettiva: quello che si vuole cancellare dalla memoria – (…) – ritorna sempre nella realtà e ha spesso la forma dell’incubo. Per generare cambiamento autentico, nella vita individuale come in quella collettiva, è necessaria innanzitutto la memoria della nostra provenienza.  Non è un caso che tutti i tiranni tendano a cancellare il rapporto con la memoria e a falsificare i libri di storia. In 1984 il Grande Fratello orwelliano rende come prima cosa impossibile il pensiero storico perché sa che quel pensiero è sempre pensiero critico, pensiero che sa fare obiezione alla falsificazione. (…). Salviamo la Memoria. Non “scarnifichiamo” il pensiero.

Nessun commento:

Posta un commento