"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 28 giugno 2013

Cosecosì. 57 Uomini che uccidono donne.



Scrive, riprendendo gli studi di eminentissimi antropologi, il professor Umberto Galimberti sul settimanale “D” del 18 di maggio 2013 – “Vale meno, la vita di una donna” -: L'antropologo Claude Lévi-Strauss, in Le strutture elementari della parentela, ci informa che nel regime degli scambi, oltre a "le cibarie, gli oggetti fabbricati, rientrava anche la categoria dei beni più preziosi, ossia le donne". Un altro antropologo, Bronislaw Malinowski ci informa che nelle isole Trobriand, dove gli abitanti ignorano il contributo maschile alla procreazione, tutti i figli assomigliano al padre, a cui la madre ha offerto solo la materia. Questo motivo è ripreso da Aristotele, e qui siamo già in una cultura notevolmente avanzata, e tuttavia: "La femmina offre sempre la materia, il maschio la forma. Il corpo ha dunque origine dalla femmina, l'anima, che è l'essenza del corpo, dal maschio". A questo motivo non si sottrae neppure il dogma cristiano dell'incarnazione, dove la Madonna offre la materia, ma suo Figlio, come lui stesso dice, è tutt'uno col Padre: "Io e il Padre siamo una sola cosa" (Gv, 10, 30)". Ho ripensato a questo passaggio della riflessione dell’illustre studioso rivedendo il film “La foresta dei pugnali volanti” – ieri sera su Rai Movie -. Gli strani accostamenti della memoria! Il film è dell’anno 2004 a firma di Zhang Yimou. Adoro il cinema di Zhang Yimou. È un cinema che fa della visione dei colori il suo punto forte. È un cinema che indugia sulla natura e sull’animo degli umani che in essa si addentrano come smarriti di fronte alla sua maestosità. Adoro il cinema di  Zhang Yimou che ci conduce in luoghi ed in tempi tantissimo lontani dalle nostre esperienze di vita. Zhang Yimou ci rende della Cina lo spirito più nobile e delicato al contempo. Come per l’appunto nell’opera cinematografica citata. Zhang Yimou ambienta la Sua storia nella Cina del nono secolo dopo Cristo, regnando la dinastia Tang, in pieno declino. È quando un consorzio umano volge al suo declino che la corruzione e le ingiustizie regnano sovrane, come al tempo della storia narrata. La storia dipana la sua matassa raccontando delle molte sette nate per ribellarsi al corrotto governo dei Tang, la più famosa delle quali è la setta della “Casa dei pugnali volanti”. E nella storia di Zhang Yimou intervengono le figure notevoli di due guardie imperiali, Leo - Andy Lau - e Jin - Takeshi Kaneshiro – ai quali viene ordinato di catturare il nuovo capo della setta della “Casa dei pugnali volanti”. Jin si finge amico di una splendida danzatrice, Mei - Zhang Ziyi -, danzatrice cieca conosciuta in una casa di divertimenti della quale si sospetta appartenere alla setta dei ribelli. Nella storia non può mancare l’amore. Amore che, nel viaggio intrapreso per condurla nella foresta che accoglie la setta, scoppia fulmineo tra il giovane Jin – l’infiltrato del governo corrotto – e la bellissima Mei. Tutto come da copione. Ma che hanno in comune lo scritto del professor Galimberti e la storia di  Zhang Yimou? Tanto, tantissimo. Dovuto al terzo incomodo, quel Leo già innamorato pazzamente della bellissima Mei. Respinto a causa del nuovo amore della tanto amata per Jin non trova di meglio che ucciderla riconoscendo al contempo l’impossibilità di impedirle di amare un altro uomo ma ritenendo la sua morte atto necessario al suo desiderio inappagato. E Mei muore in un paesaggio innevato dalla scenografia mozza fiato. Un film notevole, per la regia, per la fotografia e per le magistrali interpretazioni dei tre protagonisti. Si diceva della storia ambientata nel secolo nono dopo Cristo. Siamo nel ventunesimo secolo. Ne sono passati di secoli, ma si continua ad uccidere le donne come fa il Leo di Zhang Yimou, della filmografia del quale ritengo siano da considerarsi imperdibili “Sorgo rosso” (1987) – nel quale Zhang Yimou è anche attore -, “Lanterne rosse” (1991), “La storia di Qiu Ju” (1992), “La locanda della felicità” (2001), il celeberrimo “Hero” (2002) - che assieme al successivo “La foresta dei pugnali volanti” entra a far parte della serie dei cosiddetti film di "wuxia", che letteralmente significa "cappa e spada"-, “La città proibita” dell’anno 2007. Mi auguro d’avere risvegliato la curiosità dei pochi naufraghi della rete approdati a questo blog per il bravissimo regista Zhang Yimou. Ed il professor Galimberti? Scrive, dottamente, in quella Sua riflessione: Per i processi di identificazione dei figli con i genitori, che la psicoanalisi ha ampiamente spiegato, i maschi acquisiscono come valore la prevaricazione maschile, e le femmine la sottomissione femminile. Così viene rafforzato un archetipo antichissimo, che gli antropologi hanno ben descritto come cultura diffusa in tutto il mondo primitivo, e la filosofia da un lato e la religione dall'altro, con i loro argomenti e dogmi, hanno rafforzato. Sto parlando dell'indiscussa superiorità dell'uomo sulla donna e del conseguente potere che spesso si traduce in violenza. (…). …smontare questo archetipo radicato nell'inconscio più inconscio del maschio non è cosa facile, e la scuola, oltre a insegnare giustamente la cultura dei tempi trascorsi, dovrebbe insegnare anche gli errori di questa stessa cultura, responsabile di tutte le violenze perpetrate nella storia sulle donne. Ma in una scuola come la nostra dove fatica a farsi strada l'educazione sessuale, è mai ipotizzabile un'educazione sulla differenza di genere che faccia comprendere, oltre alle differenze sessuali, quanta ideologia, quanta prepotenza, quanta violenza sono state esercitate a partire da questa differenza? Si tratta di un insegnamento che dovrebbe essere impartito per modificare non solo la mentalità dei maschi ma, (…), "anche delle donne", perché il potere e la violenza del maschio non sta solo nell'esercizio della sua forza, ma anche nell'acquiescenza della donna alla propria subordinazione. Oggi che le donne sono sempre meno acquiescenti, sembra che debbano pagare un prezzo altissimo per questo loro tentativo di ribaltare la crudeltà di una cultura che si perde nella notte dei tempi. È la cronaca amarissima, intrisa del sangue di tante donne innocenti, di uomini che uccidono donne di questi travagliati nostri giorni.  

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