"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 28 maggio 2013

Uominiedio. 9 “La Chiesa dell'amore e della carità e la Chiesa del potere”.




Scriveva il professor Umberto Galimberti – sul settimanale “D” del 4 di agosto dell’anno 2012 col titolo “La chiesa dell'amore e la chiesa del potere” -: E se la forza della Chiesa consistesse proprio nel far convivere queste due realtà tra loro palesemente inconciliabili? La contrapposizione (…) tra la Chiesa dell'amore e della carità e la Chiesa del potere è evidente a tutti, ma viene facilmente assorbita, non con l'argomento che la Chiesa è fatta da uomini, che come tutti gli uomini possono sbagliare, ma per due ragioni ben più sostanziose. La prima è che la Chiesa dell'amore e della carità non reggerebbe se non fosse assistita dalla Chiesa del potere, la seconda è che il bisogno di trascendenza e di speranza in una vita ultraterrena è così radicato nell'umano che non si lascia scalfire dalla condotta dei suoi alti interpreti. La Chiesa opera su entrambi i registri. Ma sono quei due “registri” che anche per l’illustre Autore risultano “palesemente inconciliabili” a creare non poche perplessità in moltissime coscienze allorquando uno dei due tende o riesce a tacitare l’altro. E non è un caso che il registro che ha saputo meglio prevalere nel corso della lunghissima storia di quella chiesa sia stato proprio quello del potere. In tutte le sue manifestazioni e sfaccettature. E qui la tentazione corre forte. È la tentazione di dire che anche in questo frangente storico la chiesa di Roma gioca la sua carta del potere per quanto le sia rimasto da esercitare, e non è poco. Lo si “sospetta” nei nuovi atteggiamenti che, almeno in queste primissime apparizioni e manifestazioni, l’alto vertice di quella chiesa va rimarcando. È tutto un fiorire di posizioni nuove, di pronunciamenti inattesi ed insospettabili che renderebbero quella chiesa in rottura profonda e fragorosa con la sua storia più che millenaria. Anatema contro il capitalismo. Anatema contro il potere della finanza. Anatema contro le banche. Sembra quasi che un novello “spin-doctor”, adeguatamente esperto dei media, abbia sostituito quello spirito definito santo che quella chiesa avrebbe dovuto nei secoli guidare illuminandone il pensiero ed il cammino. Con i risultati in verità deludenti che sono la cagione prima dell’arretramento di quella chiesa sul piano vocazionale e della frequentazione. Ho avuto già occasione – nel post del 26 di maggio – di citare abbondantemente Mara Einstein. Ne riprendo un pensiero che risale al 12 di luglio dell’anno 2008 pubblicato sul settimanale “D” n° 606. Scriveva Mara Einstein: Per dimostrare il proprio valore, la religione deve essere confezionata e venduta, deve dotarsi di un marchio. Che consiste di un simbolo (o una persona) e una mitologia. Le chiese di tutto il mondo usano il loro leader come simbolo. Possono avere o meno un logo, ma senza dubbio hanno una mitologia. Non quella del sistema di credenze a esse connesso, ma quella che ruota intorno alla persona diviene lo strumento attraverso il quale vendere la credenza. La commercializzazione della spiritualità abitua le persone all'idea di poterne diventare acquirenti, e questo è sufficiente a renderle più disponibili a comprare. Quando la gente vede la fede come qualcosa che si può acquistare, la religione deve incrementare il livello di marketing per potere competere contro le altre fedi. È questo pensiero “forte” rinvenuto in quello scritto che mi “tenta” assai e mi spinge a parlare oggi di un aggiustamento “mediatico” intuito come necessario affinché quella chiesa di Roma possa almeno arginare il suo lento ma inesorabile disfacimento. Sono gli aggiustamenti di oggi che nel e col tempo però dovranno misurarsi, con quell’esercizio millenario del potere che quella chiesa non ha mai disdegnato, aggiustamenti che se sostanziati e resi attivi e certi renderebbero veritiere le nuove posizioni assunte contro il potere del denaro e di tutte quelle pratiche che sanno più di “mammona” che di una chiesa dell’amore e della carità. Amore e carità che, in verità, ai livelli che non siano però quelli delle gerarchie di quella chiesa, sono stati testimoniati coraggiosamente e spesso anche al costo della vita dei tantissimi che a quei precetti non hanno voluto rinunziare. Ma il passo è questo. Inevitabile. E difficile. Forse irrealizzabile. Il domani saprà rivelarci quanto di autentico sia insito nei nuovi atteggiamenti delle gerarchie della chiesa di Roma. Ed alla luce di questa “tentazione” mi viene di condividere pienamente  un altro passo di Mara Einstein: Una grossolana operazione di commercio riflette lo stato della fede oggi. Più che con un luogo presso il quale recarsi, abbiamo a che fare con un prodotto da erogare. La frequenza alla chiesa è in declino in tutto il mondo. E che la chiesa di Roma abbia trovato conveniente appoggiarsi al potere, sotto qualsivoglia forma esso si sia presentato e realizzato, è la dura, durissima storia universale che essa è andata scrivendo nel corso della sua più che millenaria azione. Scrive in proposito il professor Galimberti: E come Chiesa del potere, accreditata dai milioni di fedeli che si professano cattolici, parla con i potenti della terra, e là dove può, impartisce i suoi principi "non negoziabili", che vengono poi sostenuti da quei politici che, per ottenere consenso, hanno bisogno delle sue credenziali, mentre come Chiesa dell'amore e della carità, raccoglie denaro, aduna folle di volontari che si dedicano al prossimo in nome della loro fede cristiana, sentendosi così in pace con la loro coscienza e con il messaggio evangelico. Se poi la Chiesa dell'amore e della carità soccorre i disperati della terra accusando chi li tiene in questa condizione, come hanno fatto i teologi della liberazione, allora interviene la Chiesa del potere a condannarli, perché la loro denuncia incrinerebbe i rapporti con i potenti della terra. Ne è un esempio la condanna della teologia della liberazione da parte di Giovanni Paolo II, che allontanò dai vertici della gerarchia i suoi esponenti come padre Leonardo Boff, che subì diversi processi ecclesiastici, ma non esitò a benedire la folla dal balcone del Palazzo della Moneda a fianco del dittatore Augusto Pinochet. Contraddizioni della Chiesa? Ipocrisia? No, doppio registro, per cui si predicano le pratiche d'amore e di carità finché queste non confliggono con l'esercizio del potere, perché in questo caso sono le prime ad essere condannate. Il risultato è che chi si dedica a dette pratiche, in perfetta conformità al dettato evangelico, evita, per poter continuare nella sua opera, di denunciare quanto non va nella Chiesa del potere, e perciò si affida alla testimonianza, oltre la quale non è consentito esporsi. Sarà forse per questo che figure come (…) Davide Turoldo, Ernesto Balducci e oggi Luigi Ciotti e Andrea Gallo (…) non hanno avuto, non hanno e non avranno mai alcuna possibilità di diventare papa, se non altro per far coincidere la chiesa dell'amore con la chiesa del potere. La “rottura” non solamente annunciata ma praticata nella vita reale – “La povertà non si racconta, la si prova” come detto dalla “Santa” nel film di Paolo Sorrentino “La grande bellezza” - tra il potere politico o della ricchezza e la chiesa che vuole essere universale sarà la cartina di tornasole di una reale, invocata, in verità dai pochi, inversione d’azione nella storia della chiesa di Roma; una “rottura” solo annunciata, al contrario, sarà un rimanere nelle più che secolari pratiche di sempre, ovvero delle finte denunce e di un razzolare nel potere politico o della ricchezza ignominioso. In memoria di don Andrea Gallo, prete di strada, e di tutti coloro che sono stati autentici testimoni di amore e di carità.

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