"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 22 maggio 2013

Cronachebarbare. 14 “Ciechi, sordi, ottusi…oppure furbastri?”.



Botero. "Il ratto di Europa".

“Ciechi, sordi, ottusi…oppure furbastri?” è il titolo di un’accorata lettera dell’amico carissimo prof. Pelaggi Antonio Pasquale della quale non è possibile non condividere preoccupazioni crescenti ed una fortissima carica d’indignazione per quella che lo scrivente, consapevolmente, definisce come “la più semplice logica degli usurai”. È che avviene un fatto straordinario: nella tenaglia di disagi e di crescente povertà che stringe la vita di milioni e milioni di cittadini della vecchia Europa i fatti politici che avvengono passano quasi inosservati, per essi manca quella risonanza che sarebbe invece necessaria affinché ci fosse piena consapevolezza delle scelte che la “casta” della politica compie nella disattenzione – voluta, favorita, ricercata – del grosso delle moltitudini europee. Donde un merito alla lettera – una email oggigiorno – dell’amico carissimo che aiuta a conoscere retroscena non proprio commendevoli della “casta” al potere. Donde la domanda che fa da incipit alla lettera: Chi abbiamo mandato al Parlamento Nazionale ed Europeo? Gente cieca e sorda, persone  tanto ottuse da non riuscire a intendere e capire quel che intorno a loro si concerta ed avviene, o furbastri che sanno ben tutelare interessi personali e di parte? E qui viene fuori il non-ruolo che le fonti di comunicazione non dovrebbero svolgere in un paese a democrazia avanzata. Poiché anche le revisioni costituzionali delle quali si parla nella lettera – “Non è bastata, dunque, dopo tanti nefasti e deliranti accordi, l’approvazione della legge Costituzionale n°1 del 20 Aprile 2012, che ha modificato gli articoli n° 81, n° 117 e n°119 della Costituzione Italiana, approvata con il voto favorevole del PD, PDL e UDC e il voto contrario di IDV e Lega Nord, che ha inserito in Costituzione, per  imposizione dell’art.3 del trattato Europeo, l’obbligo del pareggio di bilancio, ovvero parità tra entrate e uscite il che significa che per ogni investimento fatto, ad esempio per costruire scuole, ospedali, strade, ferrovie, deve corrispondere almeno un pari importo di entrate, evidentemente detratto al popolo con le tasse? E ciò, nonostante le pesanti critiche a tale scelta, avanzate da importanti economisti internazionale ed, in particolare, dal Premio Nobel per l’Economia del 2008  Paul Krugman, che ha chiaramente affermato che inserire in Costituzione l’anzidetto vincolo del pareggio di bilancio, potrebbe portare alla completa e totale dissoluzione dello stato sociale” – sono passate nella indifferenza generale e senza che di esse si siano date le necessarie informazioni, anche semplificate, affinché fosse ben chiaro il contenuto di decisioni comunitarie così rilevanti. Si renda quindi merito a quanti, nel mare magnum della Rete, tentano di stendere un fascio di luce sulla vita comunitaria europea. Anche se, come dalle ultime cronache politiche lette, l’inadeguatezza delle azioni comunitarie sinora svolte, a fronte di un inarrestabile declino della vecchia Europa, sembra essere divenuta senso comune tra i maggiori partner politici europei. Ma viene da chiedersi: come conciliare questa sopravvenuta consapevolezza della inadeguatezza dell’azione sinora svolta con le ratifiche già avvenute degli accordi? O si vuole ancora sperare nell’indifferenza delle moltitudini su questi aspetti così rilevanti della vita comunitaria europea? O ancora di più, si tenta ancora una volta quel “mascheramento” nelle fonti della moderna comunicazione affinché l’impensabile e l’impresentabile negli accordi possano fare la loro strada invocando e denunciando poi la sinistra azione di un fato “cinico e baro” senza quegli attori responsabili ai quali chiedere di conto? Di seguito il resto della lettera del prof. Pelaggi: Non è bastata, inoltre, l’imposizione della ratifica del Mes e del Fiscal Compact, (…), effettuata in fretta e furia dal Parlamento Italiano nel Luglio del 2012, grazie, soprattutto, alle pressioni esercitate dal nostro amato Mario Monti, senza alcun dibattito parlamentare e nel silenzio assoluto della  stampa, che ha dedicato all’importante argomento soltanto qualche breve trafiletto? Ciò nonostante, i nostri aguzzini europei continuano a inventarsi nuovi metodi di tortura! Continuano a voler stillarci il sangue e a trarre profitto, a ogni costo, dalle nostre tragedie! Ecco, infatti, che l’UE sforna l’ERF, ovvero l’European Redemption Fund! Il  Fondo di Redenzione Europeo: ma quali peccati abbiamo fatto per essere obbligati a  redimerci? Il grande peccato è forse  il debito pubblico! Ma è stato proprio il popolo a commetterlo ed è per questo che deve pagare? Il 13 Giugno del 2012, il Parlamento Europeo ha approvato il regolamento per rafforzare la “governance” dell’UE, con due risoluzioni. La prima (Gauzes),  approvata con il 73% dei voti, ha messo nero su bianco un principio da far accapponare la pelle: l’assoggettamento a tutela giuridica di uno Stato membro e, quindi, anche dell’Italia, a decorrere dall’anno 2017. Il che significa che le Autorità dello Stato attueranno le misure raccomandate dalle Istituzioni Europee e dovranno presentare alla Commissione della Europa per l’approvazione un piano di ripresa e di liquidazione dei debiti: il Governo Nazionale perderà quindi ufficialmente ogni tipo di potere decisionale e operativo. Sarà quindi una definitiva e completa cessione della sovranità nazionale alla dittatura dell’Euro e dell’UE! (…). La seconda (Ferriera), approvata con il 74% dei voti, stringe il cappio, introducendo il fondo  ERF: ma, in cosa consiste nel concreto questo fondo? Ebbene, eccolo spiegato: gli Stati membri con la ratifica del detto accordo, si obbligano: a trasferire nel fondo gli importi debitori superiori al 60% del Pil nell’arco di un periodo di  avviamento di cinque anni; ad attuare una strategia di consolidamento di bilancio ed una agenda di riforme strutturali; a costituire “garanzie” per coprire adeguatamente i prestiti concessi; a ridurre i disavanzi strutturali. Sembra niente, vero? Ma, a pensarci un poco con attenzione, si scopre che il passaggio più insidioso è proprio quello della garanzia! L’Italia, dovrebbe partecipare al fondo con la quota maggiore (40%), ovvero con oltre 950 miliardi di euro, questa è approssimativamente, infatti, la cifra necessaria per ricondurre  il debito pubblico al 60% del Pil, per cui, per garantirla, si dovrebbe cedere almeno per 25 anni una frazione maggioritaria del gettito delle imposte, vendere una parte del patrimonio pubblico (asset) e dare in pegno tutte le riserve auree e di valuta estera! Con la certezza di  perdere ogni cosa, cioè la quota  d’imposte per 25 anni, la parte di patrimonio pubblico venduto e la riserva aurea e di valuta estera, offerte in garanzia, nel caso non si riesca ad onorare il debito! Ma siamo pazzi? Ma sono impazziti i parlamentari che hanno votato a favore di questa risoluzione nel parlamento europeo, non hanno capito niente, dormivano o sono fiancheggiatori della troika? Siamo dunque in un nuovo circolo vizioso: riforme strutturali e ripianamento di un debito attraverso un nuovo ricorso a prestito ed a debito, secondo la più semplice logica degli usurai: una persona che sia molto indebitata ricorre a nuovi prestiti per saldare il primo debito e poi ancora, fino al totale annientamento! Ma questa volta vogliono a garanzia le nostre tasse ed il patrimonio del nostro Paese! Assurdo vogliono ipotecare le nostre tasse per 25 anni e privarci delle riserve auree! Il  Parlamento Europeo, lo voglio ripetere, fiancheggia forse, più o meno ignaro, queste istituzioni europee antidemocratiche? Ed il nostro Parlamento, che cosa fa e che farà? Ratificherà l’ERF? Ed in questo caso come avverrà la crescita con questi enormi vincoli addosso? Come potrà attenuare la disoccupazione e la crisi che attanaglia gravemente l’Italia? Il Governo Letta, europeista ad oltranza, che si dibatte ancora oggi tra Imu sì o Imu no, ed ancora  tra mille difficoltà, indecisioni e contraddizioni, non riuscendo e probabilmente non volendo veramente opporsi fermamente alla Troika e rinegoziare i tanti Trattati Europei, già accettati, senza condizioni, che probabilmente ha solo chiesto, timidamente, all’Europa soltanto il rinvio dei tanti impegni assunti, come farà a traghettare l’Italia fuori dalla crisi? Come farà a tirarci fuori dalla galoppante recessione? Poveri noi, che brutti tempi ci aspettano! E soprattutto poveri ragazzi che attendono ancora un lavoro!

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