"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 22 febbraio 2013

Cronachebarbare. 6 “Freud ed il fantasma populista”.

C’è un passaggio nella riflessione del professor Massimo Recalcati – pubblicata sul quotidiano la Repubblica col titolo “Da Freud al Cavaliere il fantasma populista” - la lettura parziale della quale propongo nell’attesa di questa tornata elettorale –, c’è un passaggio dicevo che mi ha colpito nel profondo poiché con esso ho preso coscienza della condizione di minorità nella quale una grossa fetta del corpo elettorale si è sentita ricacciata nel corso della propaganda elettorale. Una condizione di minorità che Massimo Recalcati, psicoanalista di scuola lacaniana, stigmatizza laddove scrive che “Freud vedeva nella pulsione gregaria la tendenza degli uomini a ricercare rifugio, protezione riparo dalla solitudine della libertà e dalla responsabilità individuale che essa comporta”. Ecco il punto: aver paura della libertà, voler sfuggire ai dettami che la libertà della e nella democrazia consente, garantisce ed in certa misura impone chiamando tutti, ma proprio tutti alla cosiddetta “responsabilità individuale”. Continua ancora a scrivere l’illustre studioso: “Nel grande corpo omogeneo della massa i soggetti regrediscono ad una relazione infantile di servitù che spegne ogni facoltà critica e consegna la libertà in cambio del conforto ipnotico del sentimento di confondersi in una identificazione cementificata ad un solo popolo”. È la condizione di minorità amaramente assaporata. C’è stato un che di anomalo, terribilmente anomalo in questa propaganda elettorale, che spero non sia sfuggito ai più: tanti “capi”, tante formazioni politiche vecchie e nuove che si ritrovano ad accettare o subiscono un rapporto padronale o personale con i “capi” scelti od imposti, hanno forzato le regole della democrazia ove viene stabilito che sia il rapporto bidirezionale elettori-candidati a dover essere sempre messo in campo a nutrimento proprio della democrazia stessa. Ho in più di una occasione fatto riferimento ad un lavoro notevole cinematografico di qualche anno addietro - “L'amica delle cinque e mezzo” (1970) –, con gli straordinari Yves Montand e Barbra Streisand, nel corso del quale lavoro veniva affermato perentoriamente: - Credo che le risposte rendano saggi, ma le domande rendono umani -. Ecco: questa campagna di  propaganda elettorale ha ricacciato gli elettori, che sono o dovrebbero essere gli attori principali nelle moderne democrazie, nella condizione di minorità della quale ha parlato Massimo Recalcati nella Sua riflessione che di seguito trascrivo. Una condizione di minorità laddove il non poter porre le domande che rendono umani disumanizza quasi la contesa elettorale rendendo il tutto un vuoto rito, ovvero d’imbucare un foglio cartaceo ben ripiegato in un’urna resa muta da coloro che si sono deliberatamente sottratti al rito necessario e democraticamente determinante del domandare e del rispondere. Al che risulta evidente come non si possa oggigiorno contare sulla saggezza delle risposte non date.

(…). Freud ci fornisce il ritratto del fantasma inconscio che ha animato tutti i populismi totalitari del Novecento: l`Ideale della Causa, incarnato nel corpo sacro del leader e del suo carisma sulfureo, dà senso alla vita della massa altrimenti in balia di una precarietà economica, sociale ed esistenziale fonte di angoscia insopportabile. (…). I populismi contemporanei appartengono ad un`epoca che è stata definita post-ideologica. Essi fanno piazza pulita della funzione Ideale della Causa che ha invece nutrito i vecchi populismi. Quella funzione ha lasciato il posto ad un cinismo disincantato e radicalmente anti-politico che vede con sospetto risentito tutto ciò che viene proposto in nome del bene comune. Il populismo ipermoderno non si nutre di Ideali - non è più, come diagnosticava la Arendt, una malattia dell`ideologia -, ma di pubblicità (berlusconismo) e di tecnologia (grillismo). Prendiamo, (…), un tema cruciale come quello della libertà. (…). La sua invocazione risponde ad una finalità semplicemente demagogica. Liberi dalle istituzioni, liberi dalla politica, liberi dall`Europa. La libertà è ridotta ad un fantasma che riveste l`esigenza pulsionale di poter fare quello che si vuole senza dover tenere conto dell`Altro, dunque di qualunque limite istituzionale, procedura, Legge, condizione storica. Piuttosto è l`idea stessa della Legge che viene vista con sospetto, come se fosse un intralcio alla piena libertà del manovratore (Berlusconi), oppure viene invocata - ed è ima variante rischiosa del populismo ipermoderno - come un principio assoluto in grado di garantire il Bene comune (…). Il leader dei nuovi populismi non agisce più in nome della Causa anche quando la sbandiera. Piuttosto si auto celebra come un reuccio senza storia, come un capo popolo solo televisivo, senza più proporsi come strumento al servizio della Storia, come l`incarnazione folle di una volontà impersonale. Piuttosto esso accentua, nell’autocelebrazione della sua persona, quel trionfo dell`Io che sembra aver preso il posto della Causa. Come dire che la sola Causa che conta è quella del proprio Io o quella del proprio territorio come accade per il populismo regressivo di tipo leghista. (…). Nondimeno il nuovo leader resta un padrone che divora i suoi figli, che non può pensare al suo tramonto, alla propria successione, che non può lasciare eredi credibili perché assolutamente insostituibile, che, dunque, pur proclamando la democrazia diretta del popolo si ritiene esserne, paradossalmente, il garante assoluto non cogliendo il fatto elementare che la sua stessa esistenza di leader contraddice la possibilità di una autentica democrazia interna. (…). Come tutti i leader, che hanno animato forme populistiche di consenso, il leader dei nuovi populismi non può sottomettersi a nessuna Legge se non quella che egli pretende di incarnare. Di conseguenza non può accettare la logica democratica della permutazione, il ricambio generazionale, la trasmissione dell`eredità. Il suo Io è lo specchio che riflette un corpo frammentato perché privo del cemento armato dell`ideologia. (…).

1 commento:

  1. A proposito di [citazione da Freud e il fantasma populista]
    .... Il populismo ipermoderno non si nutre di Ideali - non è più, come diagnosticava la Arendt, una malattia dell`ideologia -, ma di pubblicità (berlusconismo) e di tecnologia (grillismo). ...
    ho messo la mia riflessione in attesa di condivisione non populista: https://plus.google.com/u/0/101438010163979157405/posts/4FyJiVmc3Nx

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