"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 9 febbraio 2013

Cronachebarbare. 4 “Una leadership da narcisismo patologico".



(…). …ci soccorre adesso un saggetto del professor Andrea Castiello D'Antonio, psicologo clinico e psicoterapeuta, che con raro tempismo compare su "Psicologia contemporanea". (…). Così scriveva il 14 di novembre dell’anno 2011 Alberto Statera sul settimanale Affari&Finanza nel pezzo magistrale che ha per titolo “Berlusconi, una leadership da narcisismo patologico". Quell’”adesso” dell’illustre opinionista è quindi incontrovertibilmente riferibile ad una stagione che sembrava passata, morta e sepolta dopo i fallimenti conclamati, nell’amministrazione della cosa pubblica, del signor B. Ed invece rieccoci a parlare ancora del signor B. ed a temerne un ritorno nella cabina di pilotaggio con tutti gli inconvenienti che ne conseguiranno. Continua nel Suo scritto Alberto Statera: …il professore descrive con dovizia che cosa è e come si manifesta la "leadership malata", nutrita di "narcisismo patologico". Il leader narcisista distruttivo, affascinato dal potere, "copre la sua incapacità realizzativa con proclami e con intenti generici, astratti, apparentemente perfetti, ma in realtà inapplicabili e gestiti senza tradurli in pratica". Crea così una "leadership manipolatoria, sfruttante, strumentalizzante e confusiva" che ne fa un "thanatoforo", cioè colui che fa un'arte dell'inversione dei valori, della confusione dei registri, dello spostamento delle questioni. (…). Più dei ristoranti presi d'assalto, degli aerei strapieni e dei week end in overbooking, che sono soltanto alcuni degli ultimi segnali di distorsione cognitiva nella percezione della realtà, valgono i filmati dell'ultimo vertice dell'Unione europea. Nel più pateticamente macchiettistico c'è un capannello tra Obama, Merkel e Sarkozy. Lui si avvicina con sorriso stampato a favore di telecamera, facendo finta di far parte della conversazione, che evidentemente lo esclude. Un po' come quel tizio che proditoriamente compare alle spalle dei telecronisti che vanno in diretta sui telegiornali della sera. Un gagman più che lo statista senza pari che dice di ritenersi: "Il presidente italiano in tutti i consessi internazionali è il più esperto, è colui che ha un passato pieno di successi nell'imprenditoria privata che lo fa tycoon e lo distingue quindi grandemente mettendolo su un gradino più alto rispetto a tutti gli altri leader". Il latente complesso d'inferiorità sublimato in deliri megalomani. Lo psicoterapeuta avverte che il leader malato si circonda di scudieri, che diventano traditori quando si tratta di spostare le colpe all'esterno di sé. È l'ora degli scudieri-traditori. Bene, bene. Scriveva all’inizio della campagna elettorale del remoto anno 2001 Clotilde Buraggi Masina – ordinaria, con funzioni di training, nella Società di Psicoterapia Psicoanalitica – in un Suo breve saggio che ha per titolo “L’impostore e il suo pubblico: un rapporto perverso”: (…). Chi sono le persone che vengono ingannate dall’impostore? Sono persone semplici e ingenue che si lasciano abbindolare o sono invece persone che fanno il suo stesso gioco, che gli assomigliano caratterialmente, che come lui aspirano a cambiare la loro posizione senza tenere conto dell’onestà del metodo e dei limiti imposti dalla realtà ?(…). È questo un punto importante, poiché se esiste un impostore in preda al proprio raptus narcisista ci saranno pure degli individui che all’impostore danno credito, e non solo. Continua Clotilde Buraggi Masina nel Suo saggetto: Secondo Leopardi, la responsabilità è tutta dell’impostore e non del suo pubblico: ‘Gli uomini impostori - ha scritto - hanno insegnato agli uomini bonari delle menzogne per ispogliarli di roba e di libertà’ (1-1370). Il Grande Dizionario Utet della lingua italiana nel definire la parola “impostore” aggiunge al concetto della buona fede del pubblico anche quello della credulità. Impostore è “chi approfitta, per lo più abitualmente, della buona fede o della credulità altrui, raccontando menzogne, falsificando la verità, facendosi passare per altra persona o millantando qualità o conoscenze che in realtà non possiede”. Sì, giusto. Ma quelli raggirati dall’impostore cosa sono, cosa rappresentano? E qui la conoscenza profonda dell’argomento da parte della studiosa spende una parola che potrei definire illuminante, definitiva. Si chiede innanzi tutto: Che cosa significa “credulità”? Il credulone è in buona fede o in mala fede? E la scienza e la conoscenza che la soccorrono Le consentono di affermare: Secondo la Greenacre (1958), i creduloni non sarebbero dei sempliciotti che l’impostore inganna con le sue menzogne ma sarebbero addirittura dei “cospiratori”, dei complici dell’impostore, di cui l’impostore ha bisogno proprio come il prestigiatore ha bisogno di una “spalla” per rendere più credibili i suoi trucchi. Anche gli individui che sono avidi di fare da audience all’impostore (Finkelstein 1974), soffrirebbero come lui per problemi di bassa autostima. A ragione delle proprie ferite narcisistiche (Olden 1941), avrebbero bisogno di sentirsi in contatto con un oggetto potente da idealizzare, sperando di ricevere magicamente salvezza e valore attraverso il contatto con una persona sentita onnipotente. Poiché, sempre secondo Clotilde Buraggi Masina, “un’altra delle caratteristiche dell’impostore, legata alla sua difettosa gestione della aggressività è la sua incapacità di tollerare i conflitti. (…). L’impostore ha una prodigiosa capacità di sedurre (Finkelstein 1974), di affascinare, di stregare, di illudere, di rassicurare; di scoprire quello che il suo pubblico è pronto a credere ed è avido di sentirsi dire. (…). Poiché, scavando nella psiche e nella storia del narcisista divenuto al contempo un impostore, “ogni bambino e bambina nel suo processo di sviluppo cerca di rendere simile la propria personalità a quella del padre (o della madre) imitandolo/a e poi identificandosi; ma questo non è il caso dell’impostore. Egli, infatti, assume una personalità diversa dalla propria non per identificarsi con la persona che finge di essere ma per appropriarsi della potenza di un altro perché egli non ne ha nessuna. L’impostore è in cerca di un Io. (Greenacre 1958). (…). L’impostore cerca con tutte le forze di convincere se stesso e gli altri che sia vera la personalità che egli esibisce e che indossa come un costume mascherato per nascondere la propria debolezza. (…). Secondo Helen Deutsch (1955), la personalità dell’impostore ha una basso livello di organizzazione dell’Io ed è costituita da identificazioni multiple non sintetizzate.(…)”. E così il cerchio si chiude e si ritorna, concordando in pieno, alle brillanti intuizioni del professor Andrea Castiello D'Antonio riportate in apertura da Alberto Statera. Scrive l’illustre studiosa: “Secondo la Greenacre (1958), l’impostore avrebbe un narcisismo patologico, un senso disturbato della realtà e della propria identità, la sindrome del piccolo pene, e una ammirazione esagerata per la madre. (…). Per Gaddini (1974) l’impostore ‘ha massivamente sviluppato le possibilità dell’imitazione, non avendo alcuna capacità di identificazione e alcun senso di sé’.  (…). La Argentieri (2000), che ha affrontato il problema della malafede, molto affine all’impostura, ritiene che in tale patologia vi sia un difetto nella organizzazione mentale di base descritta da Gaddini (1981), con una angoscia di integrazione che si oppone difensivamente all’integrazione del Sé e che congela grosse quote di aggressività.(…)”. La conclusione che se ne ricava è tutta interna al ragionamento che, con grandissima padronanza scientifica, Clotilde Buraggi Masina ha sviluppato in quell’indimenticabile Suo scritto:“…quello dell’impostura è un problema non semplice: appartiene alla classe delle perversioni e la personalità del perverso è sempre molto complessa da capire anche per gli addetti ai lavori. (…). L’impostore è una persona che si autodefinisce, proprio come il bambino che si dice da solo ‘Sono bello, sono buono’, indipendentemente dalle opinioni degli altri. (…). L’impostore dedica molto tempo a costruire la propria immagine. Come ogni attore, egli recita sempre una parte e cambia il suo aspetto con acconciature e abbigliamento adeguati a far credere di essere quello che gli piacerebbe essere e che vuole che gli altri credano che lui sia. (…)”. Ma attenzione: non sono da perdere di vista tutti coloro che dall’impostore sono come rapiti. E sono milioni e milioni! Ché forse gli ultimi sondaggi non debbano mettere in grande allarme?

Nessun commento:

Posta un commento