"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 3 luglio 2012

Capitalismoedemocrazia. 26 Una domanda di sinistra.


Gran brutta “bestia” è il porsi domande. Specialmente di questi tempi canicolari. “Caronte” non perdona. L’afa opprime e le idee sembrano liquefarsi con essa. Ma continuo a considerare insuperabile il vecchio Yves Montand nell’indimenticabile “L’amica delle 5 e mezza” che ad una altrettanto straordinaria Barbra Streisand ebbe a dire: - Credo che le risposte rendano saggi, ma le domande rendano umani -. Ecco, nonostante tutto, continuiamo a porci domande. Per cercare risposte. Tanto per salvare il poco di umanità che ci avanza. Uno che sembra averci fatto il vezzo con le domande è certamente Michele Serra che nella Sua consueta, giornaliera “Amaca” del 19 di giugno sul quotidiano la Repubblica si chiede – e ci chiede -: (…). …chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all’occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha  mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a  volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati  no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché  siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente? È l’umanità di Michele Serra che emerge. Si pone domande e salva il Suo resto di umanità. Vi sembrano domande da porsi con “Caronte” che alita dalla lontana Tunisia? Mi pare che lo sia necessario, tanto per continuare a restare e definirci umani. Una risposta alle domande del Serra e di noi altri tutti l’ho rinvenuta in un editoriale – “Una domanda di sinistra” - a firma di Alfredo Reichlin sul quotidiano l’Unità: (…). …non si era mai visto che un fondo di investimento americano potesse mettere in gioco risorse paragonabili al Pil di una media potenza come l`Italia. Si ammetterà che questo apre una qualche riflessione non solo sull`economia ma sulla politica e direi anche sulla storia delle nazioni. In fondo, allora, questi “mercati” hanno un volto, hanno anch’essi la forma degli esseri umani con i quali bisognerebbe dialogare e, se il caso lo richiedesse, contrastarne l’infausta loro azione. Ecco perché ritengo che il vecchio Yves avesse ragione: che le risposte rendano saggi. Dovrebbero rendere tutti saggi. Sol che lo si voglia. Individuati “questi misteriosi mercati” nella loro corporalità spetterebbe alla politica affrontarli in nome di quel 99% che subisce e patisce le loro micidiali azioni. Ma da un bel po’ di tempo sembra che la politica tutta latiti – per debolezza, per paura, per connivenza? - su questo fronte lasciando i singoli e le comunità in balìa del vento della spregiudicatezza e dello sfruttamento. Continua nel Suo interessantissimo editoriale Alfredo Reichlin: (…). La crisi non è congiunturale. Si è rotto l`ordine mondiale ed è per questa ragione che siamo nel pieno di una guerra di dimensione mondiale, sia pure monetaria. Il che significa che si sta decidendo come redistribuire la ricchezza e quindi chi deve impoverirsi e a vantaggio di chi. La questione sociale ha ormai questa dimensione, e c`è poco da scherzare. Se continua a governare questa meschina destra europea è chiaro che le classi dirigenti italiane sono disposte a tutto: non potendo svalutare la moneta svalutano il lavoro: bassi salari, precarietà, disoccupazione, ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi. (…). Stiamo attenti a non sbagliare. Il cuore del conflitto non è più solo l`antagonismo tra l`impresa e gli operai. È l`insieme del mondo dei produttori cioè delle persone che creano, pensano, lavorano e fanno impresa che sta subendo una forma nuova di sfruttamento. Pesa sui produttori delle merci e sui beni pubblici l`onere di stringere la cinta per garantire i guadagni astronomici, gli sprechi e i lussi della rendita finanziaria, per di più esentata dal pagare le tasse. Sta, quindi, avvenendo qualcosa che colpisce le ragioni dello stare insieme e il senso della convivenza civile. Il fatto enorme è questo. Stiamo assistendo non solo ai fallimenti dell`economia finanziaria ma a un problema di “legittimità” di certi grandi poteri. Dove va il mondo se l`individuo lasciato solo non può fare appello a quelle straordinarie capacità creative che non vengono dal semplice scambio economico ma dalla memoria, dall`intelligenza accumulata, dalle speranze e dalla solidarietà umane? (…). …fermare il predominio globale del capitale finanziario è possibile solo alla condizione che l`individuo rompa il suo isolamento e si muova in modo creativo insieme agli altri individui. Questa è l`arma. L`enorme domanda di senso e dello stare insieme che esiste nella nuova umanità che si sta formando. In Italia come in Egitto e in Brasile. Non a caso è riemerso il tema dei “beni comuni”. Del resto, come diceva un vecchio intellettuale europeo tedesco ed ebreo, Carlo Marx: «Che cos`è la ricchezza se non il pieno sviluppo del dominio dell`uomo sulle forze della natura, sia su quelle della cosiddetta natura, sia su quelle della propria natura? Che cosa è se non l`estrinsecazione assoluta delle sue doti creative, senza altro presupposto che il precedente sviluppo storico, che rende fine a se stessa questa totalità dello sviluppo, cioè dello sviluppo di tutte le forze umane come tali, non misurate su di un metro già dato?». Riporta il quotidiano l’Unità di oggi una dichiarazione dell’economista americano Paul Krugman: - La posta in gioco è molto alta e la maggioranza dei leader europei non è né stupida né in cattiva fede. Ma la stessa cosa si diceva dei leader europei nel 1914. Possiamo solo sperare che questi siano davvero tempi diversi –. Sappiamo bene cosa ne è seguito al ’14 del secolo ventesimo. Una carneficina nel cuore della vecchia Europa. Urge però una saggia, coraggiosa risposta di “sinistra”; è questo il punto. Continuiamo perciò a porci domande. Nonostante il caldo che asfissia e che inviterebbe a non porsi domande troppo difficili.

1 commento:

  1. Si, Ettore, continuiamo a porci domande,sperando in una coraggiosa, saggia risposta di sinistra.
    Un saluto affettuoso. Franca Maria.

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