"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 28 maggio 2012

UominieDio. 2 Delitti e castighi sul soglio di Pietro.


(…). Uno degli esempi più antichi di violenza e tradimento consumati per la conquista del soglio di Pietro è quello di cui fu protagonista Benedetto Caetani che costrinse il suo predecessore Celestino V (Pietro da Morrone) ad abdicare per l´impazienza di salire al trono dove regnerà col nome, famigerato, di Bonifacio VIII (1235-1303). Il povero Celestino era un uomo umile e pio, certamente inadatto all´incarico. Ma la violenza con la quale il futuro Bonifacio lo scalzò rimane degna delle più sinistre tradizioni del potere. Dante infatti lo caccerà, ancora vivo, all´inferno. Il periodo più fecondo dal punto di vista narrativo è quello rinascimentale quando la corte di Alessandro VI Borgia divenne sede di intrighi e di delitti commessi a volte alla stessa presenza del papa. Celebre l´episodio di quando Cesare, figlio del papa e fratello di Lucrezia, assalì nei corridoi vaticani un tal Pedro Caldes, detto Perotto, 22 anni, primo cameriere del pontefice (…). Perotto si tratteneva affettuosamente con Lucrezia cosa che rischiava di compromettere il matrimonio al quale la bellissima donna era stata destinata. Un giorno che Perotto passava per un corridoio s´imbatté casualmente in Cesare. Intuì da uno sguardo ciò che stava per accadere e cominciò a correre gridando a perdifiato, inseguito dall´altro che aveva estratto il pugnale. La corsa ebbe termine nella sala delle udienze dove Perotto si gettò ai piedi del pontefice implorando protezione. Non bastò. Cesare si avventò su di lui trafiggendolo con tale impeto che “il sangue saltò in faccia al papa” macchiandogli di rosso la bianca tonaca. Non solo delitti ma anche orge caratterizzavano in quegli anni la corte. Preti e cardinali mantenevano una o più concubine “a maggior gloria di Dio”, come scrive sarcastico lo storico Infessura, mentre il maestro di cerimonie pontificio Jacob Burchkardt nota che i monasteri di donne erano ormai “quasi tutti lupanari” poco o nulla distinguendo le religiose dalle “meretrices”. Cronache vivacissime ha lasciato il protonotario apostolico Johannes Burchard. Racconta ad esempio che una sera, a una delle consuete feste date dal papa: «Presero parte cinquanta meretrici oneste, di quelle che si chiamano cortigiane e non sono della feccia del popolo. Dopo la cena esse danzarono con i servi e con altri che vi erano, da principio coi loro abiti indosso, poi nude». (…). Per venire ad anni a noi vicini, una vasta eco ha sollevato una mossa assai ambigua dell´allora segretario di Stato Eugenio Pacelli. Nel 1939, papa Pio XI avrebbe voluto pronunciare un discorso nel decennale del Concordato dove tra l´altro avrebbe denunciato le violenze del regime fascista e la persecuzione razziale dei nazisti contro gli ebrei. Alla vigilia dell´importante allocuzione papa Ratti venne però a morte e Pacelli, che sarebbe stato suo successore, fece prontamente sparire il discorso avendo in mente un diverso tipo di rapporti con le due dittature. Divenuto papa a sua volta col nome di Pio XII, lo dimostrerà. Intrighi e tradimenti all´ombra del trono di Pietro sono tutti accomunati da elementi rimasti invariati nel tempo: ritrosia a dare informazioni e addirittura a collaborare ad eventuali indagini, ostinati silenzi a costo di alimentare le ipotesi peggiori.Se n´è avuta una prova in occasione della morte, altrettanto repentina, di Giovanni Paolo I, papa Luciani. Ancora una volta l´evento si verificò alla vigilia di una decisione importante con la quale il papa avrebbe riorganizzato la famigerata banca vaticana, in sigla Ior. Così oscure le circostanze dell´evento che i media anglo-sassoni avanzarono apertamente l´ipotesi di un assassinio. L´autopsia avrebbe probabilmente fugato le voci ma le gerarchie vaticane la rifiutarono preferendo mantenere un silenzio che le ha ulteriormente alimentate. Il caso più grave di reticenza si è però avuto quando, la sera del 4 maggio 1998, tre cadaveri vennero trovati in una palazzina a pochi metri dagli appartamenti pontifici. Il colonnello Alois Estermann, 44 anni, comandante delle “guardie svizzere”; sua moglie, Gladys Meza Romero di origine venezuelana; il vice-caporale Cédric Tornay, nato a Monthey (Svizzera), 24 anni. Poche ore dopo il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls dette ai giornalisti questa versione: il caporale, in un accesso di collera incontrollata, aveva ucciso il colonnello e sua moglie per poi togliersi la vita. Invano l´avvocato francese Luc Brossolet ha fatto eseguire (in Svizzera) perizie che dimostrano l´incongruenza grossolana di quella versione. Da allora non è più stata cambiata. Avete appena finito di leggere l’interessante narrazione di quella che è stata la “storia” della chiesa di Roma nei secoli. Alcuni tratti di quella “storia” in verità, ma che la dicono lunga di come una religione, fattasi chiesa e stato al contempo, abbia abbandonato gli insegnamenti dell’uomo di Nazareth per dedicarsi, anche nella sua struttura centrale, ad altre ignominiose imprese. Lo ha raccontato, come sempre magistralmente, lo scrittore e giornalista Corrado Augias nel Suo pezzo “Delitti e castighi sul soglio di Pietro” pubblicato sul quotidiano la Repubblica, che ho ripreso solo in parte. Nello stesso numero del quotidiano ha dichiarato il teologo Hans Kung in un’intervista ad Andrea Tarquini: (…). «…la struttura e l´organizzazione della Curia romana cerca facilmente ma invano di ingannarci, di nascondere il fatto-chiave: che il Vaticano nel suo nocciolo è restato ancora oggi una Corte. Una Corte al cui vertice siede ancora un regnante assoluto, con costumi e riti medievali, barocchi e a volte moderni e tradizioni cristallizzate, consuetudini. Nel suo cuore il Vaticano è rimasto una società di Corte, dominata e segnata dal celibato maschile, che si governa con un suo proprio codice di etichette e atmosfere. E quanto più ti avvicini al principe regnante salendo nella carriera ecclesiastica, tanto più in prima linea non vale e non conta più la tua competenza, la tua forza di carattere, le tue capacità e talenti, bensì conta che tu abbia un carattere duttile con una capacità di adattarsi soprattutto ai voleri del regnante. È lui solo, il regnante, a stabilire se tu sei persona grata o invece persona non grata». (…). È la storia di sempre, che ha una immutabilità che non è consentita ad alcuna altra creazione degli umani. Sarà che il dio che ispira e guida quella chiesa-stato si sia distratto. Trova ben altra spiegazione il professor Umberto Galimberti nel Suo Perché la ricchezza non é più peccato?, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano la Repubblica: È più facile che un cammello entri nella cruna di un ago che un ricco in paradiso" (Matteo, 19, 24). Che significa essere cristiani oggi? Condividere una fede che ha nel magistero ecclesiastico il suo punto di riferimento dottrinale ed etico. Questa dottrina e questa etica si ispirano al Vangelo che il cristianesimo assume come suo Libro fondativo? (…). La Chiesa perse il suo contatto col Vangelo quando, con il declino dell'Impero Romano, prese a governare il mondo, la "città terrena", per usare le parole di Agostino, dove nobiltà e alto clero si dividevano le ricchezze, e i poveri, che erano la gran massa della popolazione, restavano in attesa della promessa "città celeste" a compenso delle sofferenze patite quaggiù. Questa situazione durò fino alla Rivoluzione francese del XVIII secolo che pronunciò quelle tre parole: libertà, uguaglianza e fraternità. Dalla libertà nacque nell'Ottocento il pensiero fondamentalmente anticlericale, dall'uguaglianza nacque il socialismo nella sua versione prima riformista e poi marxista. Le due correnti di pensiero divennero due pratiche politiche entrambe avversate dalla Chiesa. Della fraternità, che è poi la versione laica del precetto evangelico della carità, si persero le tracce. Nell'America latina ci fu nel secolo scorso un tentativo di dare attenzione a questo comandamento con la teologia della liberazione, che però fu condannata dalla Chiesa. La dottrina sociale cattolica, inaugurata da Leone XIII con l'enciclica Rerum Novarum del 1891, non contiene alcuna condanna della ricchezza, ma si limita ad auspicare una riduzione dei conflitti di classe in vista di una migliore pace sociale. E il Vangelo? E i moniti di Gesù? Già il grande inquisitore di Dostoevskij, incontrando Gesù tornato sulla terra per richiamare col suo silenzio il Grande Inquisitore al dettato evangelico, questi gli fa presente che, se non fosse stato per la Chiesa, di Gesù nessuno ne porterebbe memoria. La Storia ha di fatto esautorato il Libro. È la ricerca della ricchezza terrena, come sempre nella storia degli umani, a guidare i passi dei singoli e delle comunità. Anche di quelle ispirate dall’alto, ma che con facilità sorprendente riescono a tacitare la “vocina” flebile dell’impertinente “grillo parlante”. Ha dichiarato il cardinale Carlo Maria Martini sulla vicenda del “corvo” del Vaticano: “La Chiesa perda i denari ma non perda se stessa”. Ecco, per l’appunto: i “denari”, la ricchezza di questo mondo. Completo la narrazione di Johannes Burchard: Terminata la cena, i candelieri che erano sulla mensa furono posati a terra, e tra i candelieri furono gettate delle castagne che le cortigiane nude raccoglievano muovendosi carponi, a quattro zampe. Il Papa, il duca e Lucrezia erano presenti e osservavano. Infine furono esposti mantelli di seta, calzature, berrette e altri oggetti, da assegnare in premio a coloro che avessero conosciuto carnalmente più volte le dette cortigiane, ed esse, nella medesima sala, furono pubblicamente godute.

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