"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 30 aprile 2012

Cosecosì. 15 Domani è il primo di maggio. Adesso ci vorrebbe…


Adesso ci vorrebbe una speranza nuova. Un sogno grande assai. Ma sembra che siano finiti i tempi delle speranze e dei sogni. Come se tutto fosse stato risucchiato in un gorgo, immenso, senza fine. Un gorgo oscuro. Ma ritorna, ancora una volta, il primo di maggio. E mi piacerebbe pensarlo come nell’indimenticabile visione del sole dell’avvenire in “Palombella rossa” del grande Nanni. Un sole grande grande che illumini l’oscurità dell’oggi. Ho ritrovato, tra i miei ritagli, un bellissimo pezzo dello scrittore-artista Andrea Satta che ha per titolo “Il primo maggio e adesso ci vorrebbe un discorso sincero sull’occupazione”; è stato scritto per il quotidiano l’Unità del primo di maggio dell’anno 2011. Lo trascrivo di seguito integralmente.

Adesso ci vorrebbe il sole. Ci vorrebbe di andare al mare con l’ombrellone a vedere le onde la prima volta in stagione. Ci vorrebbe di filare in bicicletta in due fino in fondo alla pineta e di laggiù vedere come è strano il campanile.
Adesso ci vorrebbe di fare l’amore nel prato dietro la rimessa mentre sale l’aria calda dal fienile, di fare l’ora di pranzo al bar in piazza che a casa è quasi pronto, aspettando nonna che torna dalla messa.
Adesso ci vorrebbe che arrivasse papà a tavola con le «pastarelle», sempre quelle, ci vorrebbe di aspettarti alla stazione e fuggire, per uno spaghetto al pesto, in quella trattoriola verde dove ci siamo conosciuti, tra le farfalle. Ci vorrebbe di salire in Vespa e … via, senza casco verso il lago, via … senza paura verso il fiume, via … senza fame tutto il giorno, che c’è sempre tanto altro da vivere e … via, che ancora ce n’è da inventare.
Adesso ci vorrebbe di ascoltare una parola appassionata, un discorso sincero sul lavoro, sullo sfruttamento e sulla redenzione, ma bello bello per davvero. Ci vorrebbe di dire basta a quello che ci offende e crederci sinceramente alla giustizia, ai sogni grandi, e che la rabbia abbia finalmente un senso. Ci vorrebbe che mi venissero in mente i nomi degli uomini e delle donne tutte, uccisi e uccise dal lavoro, morti e morte per difenderne il diritto, sparati e sparate dai padroni e dalla polizia, dai regimi e dalla democrazia.
Adesso ci vorrebbe un disco con un po’ di idee incise da ascoltare, qualche nota di chitarra, di tromba e di contrabbasso e di piano, ecco, sì, di piano. Un viaggio coi tuoi pensieri un giorno coi desideri.
Adesso ci vorrebbe una crostata di arance amare, un piatto di mele cotte, zucchero e limone con le fragole, formaggio e pere, un panino con mortadella, una fitta pioggerella, un ombrello grande per baciarti di nascosto, un angolo sconosciuto per dire ti amo al vento che sa dimenticare presto, anche se è uno sbaglio, anche se è un abbaglio.
Adesso ci vorrebbe una radio da ascoltare, una rima a memoria da tramandare, un carretto con cocco e gelati che si lasci annunciare, mentre il sole picchia e l’universo scrocchia.
Tutto questo insieme in una sola vita non c’è mai stato, non ha mai trovato posto, ma la sfiga vera è che noi tutti lo sappiamo collegare al resto. Tutto questo sarà domani e domani può ancora arrivare. Io, il Primo Maggio, lo passerò qui, in piedi sulla riva a guardare il mare. Prima o poi qualche sogno dovrà tornare. Una vela nuova.

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