"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 5 febbraio 2012

Cosecosì. 5 Della monotonia.

«Tutte le cose che stiamo cercando di fare sono operazioni di creazione di consapevolezza, perché il mondo non è più quello che era dieci anni fa. I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia, un posto fisso per tutta la vita. È bello cambiare, avere delle sfide, purché siano accettabili». Recita l’autorevole dizionario Sabatini-Coletti alla voce monotonia: Sgradevole insistenza e ripetizione di stessi fatti, situazioni ecc. SIN (…) sensazione di noia causata dal costante e invariato ripetersi di medesimi fatti o situazioni SIN tedio: la monotonia di un'esistenza sempre uguale. Cosa aggiungere? Che riesce difficile capire, dopo le autorevolissime parole del dottor Mario Monti, come tante autorevolissime altre persone restino per tutta la vita a fare la stessa cosa. Sempre e comunque la stessa cosa. Un esempio? I politici del bel paese. Ma come mai ogni tanto non provano essi a cambiare, avere delle sfide, così come viene consigliato amorevolmente ai giovani del bel paese? E che dire dei grand commis dello Stato, delle istituzioni varie o degli enti? Nessuno, ma proprio nessuno, che sia mai stato tentato di mettere in pratica l’autorevole consiglio del dottor Mario Monti. E che dire dei grandi manager pubblici e/o privati, che non si scollano dal  posto fisso neanche dopo essere bravamente riusciti a portare al fallimento l’istituzione, la banca, l’impresa loro affidata? Ché anche quando li si manda via, dopo averli lautamente ricompensati per l’opera insana, per dare pratica attuazione al tanto decantato è bello cambiare, si ritrovano a loro insaputa insediati alla presidenza di un qualcosa altro al quale non avevano ancora pensato. La conclusione mi sembra logica e tutto si tiene: sono i giovani, i senza padrini politici, gli esclusi da tutto a doversi abituare all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Amen. Che tradotto può avere il significato di così è, così sia, in verità. Così parlò il dottor Mario Monti. Sostiene l’autorevole Sabatini-Coletti essere sinonimo di monotonia anche la sensazione di noia. A proposito della noia e dell’annoiarsi, tanto invisi al dottor Mario Monti, propongo una riflessione del professor Franco Cordero ricavata da quella Sua straordinaria opera letteraria che è stata e che continua ad essere L’armatura, opera letteraria pubblicata per i tipi Garzanti nell’anno oramai remoto 2007 – pagg. 661 € 22,00 -. Scrive l’illustre Autore alle pagine 40-41: (…). …l’uomo è l’unico animale che s’annoi. Cos’è la noia? Vertigine, paura del vuoto, anzi panico: perde tempo davanti allo specchio, amorevolmente, ma inorridisce appena lo sguardo gli cada sotto; vede l’abisso. Allora inventa affari, mestieri, professioni, feste, liturgie, salotti, guerre, giochi, cacce, balli, schermaglie amorose, accademie, politica: le partite a carte o biliardo hanno la stessa funzione degli uffici importanti; conseiller d’Etat, camerlengo, tesoriere, président à mortier, ecc.; ha bisogno di una routine che l’assorba, così passa il tempo senza guardarsi dentro; (…). Ecco, forse il dottor Mario Monti ha una tremenda paura di guardarsi dentro, per la quale paura si sarà inventato, nel corso della sua straordinaria, affaccendata vita, una miriade di mestieri, professioni, feste, liturgie, salotti, guerre, giochi, cacce, balli, schermaglie amorose, accademie, politica con il fine ultimo di tirarsi fuori da quella stramaledetta paura. Ma attenzione: il Nostro, il professor Cordero intendo dire, afferma che l’uomo ha bisogno di una routine che l’assorba. Quindi la routine del posto fisso tornerebbe comoda oggigiorno, eccome. Comoda a chi? Al capitale innanzitutto. Eviterebbe ai più di guardarsi dentro. Eviterebbe ai più di scandagliare la propria anima. E di scoprirne una coscienza riposta. Una coscienza di classe, per esempio. Cose d’altri tempi. E di scoprire magari un sé inaspettato. Nuovo e diverso. Una ricerca del sé che dovrebbe interessare anche il dottor Mario Monti. Ma non è così. Peccato per tutti quegli esclusi che ho prima elencato: le jeux sont faits, rien ne va plus. Nulla è più valido, i giochi sono fatti. Ma il Nostro illustre Autore scandaglia pervicacemente sulla noia e d’intorno. Scrive alla pagina 105 della Sua opera straordinaria: Pensieri inconsueti: ad esempio, che giochi, uffici, onori, politica, salotti, affari amorosi, siano una difesa dal fondo buio dell’anima; è una vista insopportabile, perciò l’uomo s’affattura dei passatempi che l’assorbano. Siamo animali vulnerabili dalla noia, ignota a formiche, ragni, gatti, cavalli, ma il peccato d’Adamo non c’entra: semmai l’inverso; nel paradiso terrestre rischia l’inebetimento e forse la trasgressione nasce lì; vuol rompere il tedio d’una vita fannullona; finalmente espulso, gioca partite talmente ardue da riempirgli l’anima. S’annoiano gli stupidi, tanto più i ricchi. (…). Vengono fuori pensieri inconsueti: proprio così. Ché il dottor Mario Monti voglia evitare che i destinatari ultimi delle sue parole - dal sen fuggite - abbiano a divenire così ricchi da annoiarsi al pari dei ricchi e degli stupidi? Lodevole pensiero il suo, ma pericolosa impresa la sua: renderebbe tutti gli esseri umani come automi, senza un’anima da scandagliare, adusi all’indefesso lavoro per la gloria del soldo, del capitale. È proprio vero: i banchieri non hanno un’anima. Non hanno da scandagliare un’anima. Ergo, non sono vittime della monotonia, non si annoiano. Ecco il motivo per il quale sono proprio diversi da tutti gli altri. Da tutti noi. Come quel tale Ebenezer Scrooge di dickensiana memoria. Arido e tirchio, senza l’anima.

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